Circa mille pastori si sono riuniti a Tramatza, in provincia di Oristano, per riscrivere una bozza di accordo sul prezzo del latte ovino il più vicino possibile alle loro richieste.

I pastori, riuniti dal movimento che ha organizzato i presidi di questi giorni nell’isola, hanno occupato tutta l’area di servizio sulla statale 131: è probabile che l’assemblea plenaria si svolga all’aperto, considerata la grande partecipazione.

L’obiettivo è quello di condividere tutti i punti di un possibile accordo da presentare al tavolo di filiera previsto a Roma giovedì 21. Si tratta di un documento di 12 punti dove tra le proposte Tra le controproposte al pre-accordo stilato a Cagliari nel tavolo con il ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio, quella di “attivare nel tempo tutte le procedure capaci di portare il prezzo del latte ovino ad 1 euro + iva al fine di coprire i costi di produzione”. A questa cifra si arriverebbe, mediante la definizione di una “griglia di retribuzione minima del latte in correlazione alla quotazione mercantile dei prodotti lattiero caseari in generale e di tutte le Dop in particolare, sulla base delle quotazioni della Camera di commercio (Milano o Cagliari, o Clal). Esempio: quotazione 6,00 euro = prezzo minimo 0,80”.

Al momento la trattativa è ferma sulla proposta di pagare il latte 72 centesimi di euro al litro per arrivare in due mesi ad un euro, prezzo chiesto inizialmente dagli allevatori e per il quale è iniziata la cosiddetta guerra del latte, ma il dibattito si sta concentrando su questo punto, con specifiche spiegazioni sui calcoli fatti per arrivare a questa griglia partendo da un “prezzo aperto di 0,80 centesimi” – quello che verrà proposto sul tavolo, se il documento verrà accettato dagli allevatori – e arrivare con le riforme a un euro.

C’è anche la richiesta di una “distribuzione più equa dei profitti all’interno della filiera dei prodotti lattiero caseari” nella bozza di accordo. E’ un obiettivo da raggiungere, spiegano gli allevatori, “facendo firmare al soggetto venditore (industriali della trasformazione) all’atto della vendita del formaggio, clausole nelle quali venga dichiarato che il livello di remunerazione della materia prima utilizzata è tale da coprire i costi di produzione”.

E’ anche prevista “la nomina di un prefetto con compiti di analisi, sorveglianza e monitoraggio delle attività di filiera”. I pastori puntano ad una riforma strutturale di tutto il sistema lattiero caseario sardo, compresi gli statuti delle Dop, “al fine di consentire ai partecipanti della filiera la giusta remunerazione dei loro prodotti e la trasparenza dei dati nei confronti dei produttori primari”. La riforma, secondo le indicazioni dei pastori, dovrà essere effettuata con la collaborazione di “figure professionali adeguate messe a disposizione dal ministero dell’Agricoltura e la supervisione di un prefetto nominato per tutte le altre attività”.

“Mancano però garanzie per il futuro – evidenziano i pastori – non ci sono infatti certezze su un prezzo stabile nel tempo, non abbiamo fretta di chiudere la vertenza hanno detto che la risolvevano in 48 ore, oggi dobbiamo rimanere uniti, stanno cercando di metterci l’uno contro l’altro, ma la nostra forza è stare tutti assieme”.