Mediaset, P.S. Berlusconi: «Espandersi all’estero? Prima si fa, meglio è»

E’ un Pier Silvio Berlusconi più che soddisfatto per i risultati del bilancio Mediaset 2018, quello che ha parlato in una lunga intervista al “Corriere della Sera”. L’amministratore delegato del…

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E’ un Pier Silvio Berlusconi più che soddisfatto per i risultati del bilancio Mediaset 2018, quello che ha parlato in una lunga intervista al “Corriere della Sera”. L’amministratore delegato del gruppo di Cologno Monzese esordisce così: «Con un Paese in recessione tecnica, con una produzione industriale in netto calo e con un mercato della pubblicità che arretra, c’ è di che essere orgogliosi per il bilancio 2018 che abbiamo appena approvato».

Bilancio che non gode delle sole plusvalenze fatte registrare con l’operazione EiTowers: «Togliamole quelle plusvalenze, togliamo tutte le poste straordinarie: i profitti sono stati comunque circa 100 milioni, il doppio di quello che avevamo garantito nell’ ambizioso piano presentato a Londra nel 2017. Tanto che abbiamo deciso di condividere questo momento positivo con tutti i nostri lavoratori, riconoscendo loro un consistente premio extra».

L’obiettivo, ora, è quello di crescere all’estero, per poter investire ancora di più anche in Italia e Spagna: «Una dimensione ancora più internazionale ci permetterà di aumentare gli investimenti in Italia e in Spagna, dove siamo radicati, dove vogliamo restare contribuendo ad allargare ulteriormente l’industria dei contenuti». E sui possibili partner, Berlusconi aggiunge: «Quello che è fondamentale è trovare la quadra industriale per creare sviluppo, occupazione e valore. Certo, conta la solidità finanziaria ma è fondamentale anche avere alle spalle un azionista stabile come Fininvest».


E su quando possa concretizzarsi questa operazione, Berlusconi spiega: «Prima si fa, meglio è. I competitor non aspettano». Nessuna battaglia però, contro Netflix o Amazon: «No, noi facciamo un lavoro diverso. Siamo tv gratuite, calde, in diretta, costruiamo prodotti nazionali su misura per i singoli paesi. Per investimenti pubblicitari, per numero di spettatori e per peso editoriale, la tv generalista rimarrà sempre centrale».

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