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LA SANTA SINDONE a TORINO

La Santa Sindone, ma non solo … Il Santo volto di Manoppello





TORINO SS SUDARIO 1598 CONFRATERNITA




























Santuario Madonna della Corona, Spiazzi, Ferrara di Monte Baldo (VR)




























Il Volto Santo di Gesù, dipinto dalla sorella di Santa Teresa di Gesù Bambino, Lisieux; Suor Genoveffa del Volto Santo, Carmelitana scalza, nata Celina Martin il 28 aprile 1869 ad Alencon – Francia, deceduta il mercoledì 25 febbraio 1959, ore 9:25 di mattino … in corrispondenza con Don Giuseppe Tomaselli, esorcista in Sicilia












Ho inserito la parte che trovai nel libro comprato a Termini Imerese (PA) che avevo inserito nella prima variante della <<Psicologia cristiana>> già 10 anni fa





La santa Sindone

Il Corpo di Gesù viene imbalsamato e preparato per la sepoltura

“ Il Venerdì santo,30 marzo 1820, mentre suor Emmerick contemplava la discesa dalla Croce di Gesù Cristo svenne improvvisamente, al punto di sembrar morta.

         Quando rinvenne, nonostante le sue sofferenze non fossero cessate, così proferì: <<Mentre contemplavo il corpo di Gesù steso sulle ginocchia della Madre dissi a me stessa: Guarda come è forte Maria, non ha nemmeno un istante di debolezza!>>, sentii dirmi: <<Soffri dunque quel che Ella ha sofferto! In quello stesso momento un dolore acutissimo mi attraversò il cuore come una spada, a tal punto che credetti di morire. Questo dolore lo sento ancora>>. Ella conservò per lungo tempo quel dolore e ne provenne una malattia che la portò quasi agli estremi” (Clemens Brentano).

“Una volta completata l’imbalsamazione, Giovanni ricondusse accanto alle sacre spoglie la santa Vergine e le pie donne.

Inginocchiatasi accanto al capo di Gesù, la Madonna lo coprì con un lino finissimo che lei portava avvolto intorno al capo e alle spalle, sotto al mantello; aveva ricevuto questo lino dalla moglie di Pilato.

Aiutata dalle pie discepole, la Vergine riempì di erbe e polvere odorosa lo spazio tra le spalle e le guance del Signore, mentre Maria Maddalena versava un flacone di balsamo nella piaga del costato. A loro volta, le pie donne gli disposero delle erbe odorose intorno alle mani e ai piedi.

Gli uomini ricoprirono di balsamo e di erbe odorose gli incavi delle ascelle del Signore, poi gli incrociarono sul petto le braccia irrigidite e avvolsero il santo corpo, fino al petto, in un ampio lenzuolo di lino bianco, così come se fasciassero un neonato. Poi le santissime spoglie vennero messe a giacere nel grande lenzuolo funebre acquistato da Giuseppe d’Arimatea e ve lo avvolsero.

Adesso il santo corpo era disteso trasversalmente; un lembo del lenzuolo era rimboccato dai piedi al petto, il lembo opposto era ripiegato sul capo e le spalle e gli altri due erano ripiegati attorno al corpo.

Vidi tutti gli amici del Signore inginocchiati attorno alla sua santa salma per rendergli gli estremi omaggi e accomiatarsi da Lui. In questo momento si produsse un miracolo assai commovente: la santa immagine del Cristo apparve sul lenzuolo funebre che lo ricopriva. Così, com’era, con tutte le sue piaghe.

Essi compresero che il Signore aveva voluto lasciar loro l’immagine del suo santo corpo in segno di gratitudine per le amorevoli cure ricevute. I suoi amici, gemendo e piangendo, abbracciarono e baciarono la santa immagine miracolosa. Il loro stupore aumentò quando costatarono che l’immagine miracolosa si era riprodotta solo sulla sindone, mentre le fasce attorno al corpo del Signore erano rimaste candide come prima. Anche la parte del lenzuolo funebre sul quale il santo corpo era coricato aveva ricevuto l’impronta dorsale del Redentore, così le parti laterali che l’avviluppavano. Non erano impronte sanguinanti, essendo stata la salma di Gesù curata, ricoperta di aromi e avviluppata in diverse fasce.

Era quella un’effige soprannaturale, una testimonianza della pura divinità del corpo di Gesù.

Vidi alcuni episodi della storia posteriore della santa sindone, ma non li ricordo nei particolari; mi viene solo da dire questo: dopo la risurrezione del Signore il lenzuolo era rimasto con gli altri lini in custodia alla prima comunità cristiana, produsse molti miracoli e fu oggetto di aspre contese. Una volta venne strappato con violenza dalle mani di un devoto della Chiesa primitiva; due volte la santa sindone finì nelle mani degli Ebrei, ma poi fu ripresa dai cristiani e venerata in diversi luoghi. Un’altra volta a causa di un’aspra contestazione fu gettata nel fuoco, ma, miracolosamente , essa si levò fuori dalle fiamme e andò a cadere nelle mani di un fedele.

Grazie alle preghiere di qualche santa persona, applicando alla santa sindone un altro lino se ne ottennero tre riproduzioni, sia della parte posteriore del lenzuolo che dell’anteriore. Queste riproduzioni, essendo state consacrate dalla Chiesa, hanno operato fino ai giorni nostri stupendi miracoli. Ho avuto una visione in cui l’originale della santa sindone veniva venerato in una località dell’Asia; il sacro lenzuolo era malridotto e lacerato.

Credo che questo luogo fosse una città nella patria dei tre santi re.

Ho visto ancora altre vicende circa la santa sindone, ma confuse. Alcuni miracoli si produssero in Francia e a Torino: vi vidi coinvolti personaggi della Chiesa, come Papa Clemente I e l’Imperatore Tiberio, deceduto cinque anni dopo la morte del Salvatore”.

Particolari sul santo Velo rivelati da suor Emmerick

         <<Durante il terzo anno dopo l’Ascensione di Cristo, l’imperatore romano era molto malato e inviò un suo fiduciario a Gerusalemme per raccogliere informazioni circa la morte e la risurrezione di Gesù.

         Costui fece ritorno a Roma accompagnato da Nicodemo, Veronica e il Discepolo Epatras, parente di Giovanna Cusa.

         Vidi Santa Veronica seduta al capezzale dell’imperatore, il cui letto era elevato su due gradini; una gran tenda appesa alla parete pendeva fino a terra.

         La camera da letto dell’imperatore era quadrata, non era grande e non vidi finestre; la luce proveniva da un’ampia fessura posta in alto. I suoi parenti erano riuniti nell’anticamera.

         Veronica aveva portato, oltre al velo, un lenzuolo di Gesù. Ella spiegò il velo davanti all’imperatore, che guardò stupefatto l’impronta di sangue del santo volto del Signore. Poi spiegò anche il lenzuolo, su cui era impressa l’immagine del dorso flagellato di Gesù. Credo che fosse uno di quei grossi lini inviati da Claudia, sui quali era stato adagiato il santo corpo del Signore per essere lavato pima della sepoltura.

         Alla sola vista di quelle immagini, senza nemmeno toccarle, l’imperatore guarì.

         Allora offrì a Santa Veronica un palazzo con gli schiavi, pregandola di stabilirsi a Roma, ma lei chiese il permesso di far ritorno a Gerusalemme per morire vicino al santo sepolcro di Gesù.

         Veronica ritornò a Sion nel periodo della persecuzione contro i cristiani, costretta a fuggire con altre donne cristiane fu presa, incarcerata e condannata a restare senza acqua né alimenti. Morì di fame con il santo nome di Gesù sulle labbra, il nome di nostro Signore a cui ella aveva tanto spesso dato il nutrimento terreno e in cambio Lui l’aveva nutrita della sua Carne e del suo Sangue per prepararla alla vita eterna. In questo tempo Lazzaro e le sue sorelle conobbero la miseria dell’esilio.

         Ho visto il velo di santa Veronica nelle mani delle pie donne, poi in quelle del discepolo Taddeo ad Edessa, dove operò diversi miracoli. Vidi ancora la santa reliquia a Costantinopoli, ed infine fu consegnata dagli apostoli alla Chiesa.

         Mi sembra di aver visto il santo velo a Torino, dove si trova anche la sindone del Redentore. Ho visto ancora tante cose che riguardano santa Veronica, ma le ricordo confusamente>>(pag. 248- 249).

Nel Cenacolo ed in altri luoghi

Dopo l’incontro con il Signore, Cleofa e Luca ritornarono indietro a Gerusalemme per dare la buona notizia agli amici.

Arrivati alla porta del Cenacolo bussarono pieni di gioia.

Era la sera del lunedì e tutti gli apostoli erano là radunati per la preghiera e l’insegnamento, ad eccezione di Tommaso e alcuni discepoli, tra i quali Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. La santa Vergine e le discepole erano nel vestibolo.

 Gli apostoli indossavano lunghe tuniche bianche, fermate da cinture; Pietro, Giovanni e Giacomo il Minore erano vestiti con altri colori, la stola sulle spalle e avevano in mano i rotoli della Sacra Scrittura; Pietro insegnava. Durante la preghiera tutti avevano le mani incrociate sul petto. Quando i due entrarono nella sala, non poterono trattenersi e rivelarono subito quel che avevano veduto.

Allora fu interrotta perfino la preghiera perché tutti vollero conoscere i minimi particolari di quell’incontro straordinario. Subito dopo, gli apostoli, con rinnovato fervore, si disposero in cerchio e ripresero la preghiera. In quel medesimo istante, nonostante la porta fosse chiusa, entrò Gesù nella lunga veste bianca. Gli apostoli si sentirono illuminati dalla grazia, tuttavia non riuscivano ancora a credere alla reale presenza del Signore e pensarono che non si trattasse di un’apparizione naturale ma di una visione, come quelle avute dai profeti.

Il Salvatore andò a mettersi in mezzo a loro e chiese del cibo. Gli apostoli ne ebbero gioia e conforto, misti a turbamento. Gesù mostrò le sue mani ed i piedi piagati e si scoprì il petto per mostrare la ferita del costato. Pietro prese un piatto di forma ovale dalla dispensa, contenente un pesce e del miele coperti da un pano bianco, e lo mise innanzi a Lui. Dopo aver ringraziato, Gesù benedisse quegli alimenti e offrì una porzione del pesce ad alcuni apostoli, alla sua diletta Madre e al gruppo delle pie donne che si trovavano all’ingresso del vestibolo, quindi mangiò il rimanente. Notai che il pesce non l’aveva offerto a tutti.

Durante il tempo che Gesù fu in mezzo a loro vidi la santa Madre contemplarlo estatica.

Gesù emanava luce da tutto il corpo, un torrente di luce sgorgava dalle sue mani, dai suoi piedi, dal suo costato e dalla sua bocca. Egli spiegò diversi punti delle Scritture che si riferivano a Lui ed alla santa Eucaristia. Poi ordinò loro di venerare il santissimo Sacramento, poiché era il suo santo Corpo. A questo proposito parlò della misteriosa benedizione dell’Arca dell’alleanza, che conteneva le ossa di Adamo e che d’ora in avanti sarebbe stata la santa Eucaristia.

Raccomandò di onorare le ossa e le altre reliquie dei santi al fine di ottenere la loro intercessione. Dopo aver fatto altre raccomandazioni Gesù scomparve. Tutti gli astanti furono pervasi da una indicibile felicità e ripresero la preghiera, elevando salmi e inni alla gloria di Dio.





Padre Matteo La Grua esorcista, intervistato da Roberta Ruscica _Contro Satana_La mia lotta per vincere le potenze delle tenebre ED. Piemme




Vidi Gesù apparire in diversi luoghi e contrade. Lo vidi in Galilea, dall’altra sponda del Giordano; qui apparve accanto ad alcune persone che parlavano della sua risurrezione. Comparve di nuovo nel Cenacolo, era completamente diafano e aureolato di luce, entrando disse: “La pace sia con voi!”. Vidi Tommaso sconvolto alla vista del Signore, allora Egli gli prese la mano e la guidò nella piaga della sua mano destra e nella piaga del costato. Allora l’apostolo esclamò: ”Mio Signore e mio Dio!”.

Vidi le piaghe del Signore, non erano stimmate sanguinanti ma piuttosto piccoli cerchi luminosi.

Ascensione del Signore in Cielo

Gesù apparve ancora un a volta nel Cenacolo; questa fu l’ultima visita che fece agli apostoli. Era sera, il Signore apparve in mezzo agli apostoli dando loro le ultime istruzioni. Era più splendente del solito. Vidi anche sua Madre seduta su un piccolo trono, vestita di un ampio mantello azzurro, con una corona sul capo, quale simbolo della sua dignità nelle cerimonie solenni. Quando concluse gli ultimi insegnamenti, il Signore presentò loro la Madre sua dicendo che , da quel momento, Ella sarebbe stata il centro dei fedeli e avrebbe intercesso per loro.

. . .

Gesù avanzava rapidamente, tanto che i discepoli e gli apostoli non riuscivano a stargli dietro. Lo vidi diventare sempre più luminoso. Giunto alla sommità del monte, vidi il Signore completamente circonfuso di splendore, mentre un’ampia aureola scese dal cielo e lo avvolse tutto. Adesso Gesù era divenuto più splendente dell’aureola stessa che lo aveva raggiunto; allora Egli si portò la mano sinistra sul petto e con la destra benedisse le quattro direzioni della terra e tutti i popoli del mondo. La folla presente rimase attonita e immobile, molti s’inginocchiarono.

 La forma visibile e luminosa del Signore si era ormai confusa nello splendore divino sceso dal cielo. Si potrebbe dire che era come una luce che viene penetrata da uno splendore, o come una fiamma che entra in un fuoco.

In quella indicibile luminosità la figura di Gesù disparve per sempre agli occhi dei mortali. Prima non vidi più il suo santo capo, poi il corpo e infine i piedi. Il Verbo, divenendo luce viva nel bagliore divino, era ritornato al Padre suo. Lo splendore abbagliante della luce indicibile abbagliò per alcuni minuti gli apostoli e i discepoli; gli altri, presi dalla paura, abbassarono gli occhi e si gettarono a terra , nascondendo il volto. Solo la santa Vergine, divenuta estatica, contemplò tranquillamente la nube luminosa che saliva al cielo.

Da quel momento in poi Lei rappresenta la Chiesa di Cristo che attende il ritorno del Signore.

Dal libro “Vita  della  B.V. Maria “ secondo le meditazioni della Beata Anna Katharina Emmerick, agostiniana

descritta da Clemente Brentano, Tipografia Ruggiero Napoli,1855.

Alla pag.241: Le tasse.

         “ Tutte quelle persone che vivono in un paese dove non si sono definitivamente stabilite e che posseggono in altri luoghi i fondi stabili, secondo i quali vien determinata l’imposta, devono rendersi alla rispettiva loro patria.

         La tassa è pagabile in tre rate, di tre in tre mesi.

Ogni rata deve servire ad uno scopo. La prima si suddivide fra l’imperatore Augusto, Erode ed un altro re che abita presso i confini d’Egitto. Questi, avendo preso qualche parte nella guerra, ha acquistato il diritto sovra una parte del paese, per il che bisogna che il popolo lo indennizzi con qualche somma. La seconda rata deve servire a qualche cosa relativa alla fabbricazione del tempio; anzi paremi servisse ad estinguere il debito contratto in anticipazione per la sua erezione. La terza invece è destinata alle vedove ed ai poveri che già da molto tempo languano privi da ogni soccorso. Comunque sia però, anche allora come oggi, le tasse non andavano mai a finire alla propria destinazione. I motivi per cui s’impongono le contribuzioni sono senza dubbio giustissimi, ma in realtà tutto va a finire nelle mani dei grandi”.

Poi c’è un altro testo scaricato anni fa dal web













Santuario del Santo Volto di Manoppello

Perfettamente sovrapponibile alla Sindone, è anch’esso «testimonianza divina della Passione e Risurrezione di Gesù», dice il gesuita Pfeiffer, che l’ha studiato.

Da 400 anni, nel santuario abruzzese di Manoppello (in provincia di Pescara e nella diocesi di Chieti), si venera un velo sul quale è impresso il volto di Gesù Cristo, con gli occhi aperti e con i segni della passione. La tradizione popolare lo ha sempre considerato una reliquia, ma gli studi storLici non sono mai andati particolarmente a fondo, fino a quando non hanno cominciato a occuparsene il gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di Storia dell’arte nella Pontificia università gregoriana e uno dei massimi esperti mondiali d’iconografia cristiana, e suor Blandina Paschalis Schlömer. Quest’ultima ha riconosciuto nel volto di Manoppello la perfetta sovrapponibilità con il volto della Sindone, con la collaborazione del redentorista Andreas Resch che ha elaborato le immagini al computer.Padre Pfeiffer ha invece soprattutto verificato le compatibilità del Volto santo con le raffigurazioni di Cristo nell’arte del primo millennio.

  • Padre Pfeiffer, lei ha innanzitutto approfondito le ricerche sulla Sindone, per poi giungere al velo di Manoppello. Che cosa ha scoperto lungo questo percorso?

«Sin dal VI secolo s’impose in Oriente un modello del quale l’esempio più antico è l’icona del Pantocràtore (l’”Onnipotente”, il “Signore del mondo”), conservata nel monastero di Santa Caterina sul monte Sinai, in Egitto. La spiegazione è legata alla comparsa e alla divulgazione delle immagini di Gesù ritenute di origine miracolosa, tutte e due su pezzi di stoffa: prima il Mandylion a Edessa, che dovrebbe essere il telo oggi noto come Sindone, e subito dopo quella di Camulia in Cappadocia, che probabilmente è il velo esposto a Manoppello. Lo stesso “tipo classico” è già presente nell’affresco raffigurante Cristo, della fine del IV secolo, che si trova sulla volta di un cubicolo della catacomba dei santi Pietro e Marcellino».

  • C’è dunque una specie di “prototipo” che s’impone sulla scena figurativa cristiana?

«Di un prototipo al quale tutte le immagini di Cristo devono uniformarsi si parla sin dal VI-VII secolo, ma nei documenti non viene mai specificato se si tratti di Cristo stesso o della sua immagine. Anche un’immagine di Cristo che un pittore avrebbe realizzato nel tempo della sua vita terrena non poteva essere il prototipo di cui parlano i testi conciliari di Nicea II: ne danno conferma quasi tutte le leggende che parlano della realizzazione dei ritratti autentici di Gesù e che costituiscono una specie di teologia popolare».

  • Studiando le opere artistiche, sia dell’Oriente sia dell’Occidente, quali influssi le sono specificamente balzati agli occhi?

«Il volto della Sindone sottolinea più la struttura ossea e rigida, quello di Manoppello appare più rotondo. Così tutti i mosaici del Cristo Pantocràtore, a Costantinopoli, in Grecia e in Sicilia, rappresentano il tipo che palesa principalmente la Sindone come modello. Le immagini di Cristo dell’arte fiamminga del Quattrocento sono invece piuttosto da mettere in rapporto con il Volto santo di Manoppello. Nel primo caso, i mosaicisti vengono nel XII secolo da Costantinopoli, dove hanno conosciuto il Mandylion, cioè la Sindone. Nel secondo caso, gli artisti hanno avuto piuttosto la conoscenza della Veronica romana, cioè del velo di Manoppello».

  • Verso il 705, il Volto santo sarebbe sparito da Costantinopoli e sarebbe giunto a Roma durante il pontificato di Giovanni VII. Secondo la ricostruzione da lei realizzata, che cosa fece a quel punto il Papa?

«La mia ipotesi è che, per proteggerlo e sottrarlo dagli sguardi dell’autorità bizantina, il Volto santo venne posto sull’icona del Salvatore, chiamata sin dall’ottavo secolo l’Acheropita, che era custodita nel Sancta Sanctorum del Laterano. Lo documenta il fatto che sopra il volto si trova da secoli un velo dipinto, e soltanto questo volto sul velo è ancora riconoscibile. Poiché un tale procedimento è inusuale, è da supporre che il velo dipinto abbia dovuto sostituire un altro oggetto di stoffa. Non potrebbe essere stato questo oggetto nient’altro che il Volto santo di Manoppello, o meglio l’immagine di Camulia? Una volta fissato sopra un’icona e inserito sotto una maschera metallica, l’esile telo non si è più potuto vedere, e nello stesso tempo esso poteva essere venerato con un culto pubblico. Impossibile immaginare un nascondiglio migliore».

  • Intorno al 1200, con il declino dell’Impero bizantino, il Papa si appropriò esplicitamente della reliquia, che cominciò a essere esposta in San Pietro e portata in processione per le vie di Roma. Per alcuni secoli la situazione rimase immutata, ma poi, agli inizi del XVII secolo, l’immagine del Vaticano cambiò aspetto: dai precedenti occhi aperti, venne rappresentata con gli occhi chiusi, mentre anche l’aspetto generale si era modificato. Come mai?

«Il furto da San Pietro del cosiddetto “velo della Veronica”, mai ammesso dal Vaticano, spinse Paolo V a far dipingere un nuovo Volto santo per poterne donare una copia alla regina polacca Maria Costanza. Ma questa nuova creazione fu un vero e proprio pasticcio, composto da un ricordo della Veronica, dalla sagoma del Mandylion che si conservava in questo tempo nella chiesa di San Silvestro a Roma e dalla conoscenza della Sindone di Torino attraverso una copia in misura originale che si trovava a Roma nella chiesa del Sudario. Oggi il quadro conservato nella basilica, secondo quanto mi ha descritto lo scomparso monsignor Paul Krieg del Capitolo di San Pietro, è una lastra d’oro sulla quale è fissato un velo consunto, coperto da un altro velo dove si può scorgere a stento la barba di Cristo».

  • E come mai il Volto santo sarebbe giunto a Manoppello?
Santo Volto di Manoppello

«Gli esatti passaggi dopo il furto romano non ci sono noti. Ma una Relatione historica, scritta dal cappuccino Donato da Bomba nel 1646, riferisce che un certo Donato Antonio De Fabritiis donò la reliquia – che aveva acquistato dalla moglie di un soldato finito in carcere a Chieti – ai frati cappuccini di Manoppello, che ormai da quasi quattro secoli custodiscono il velo, adesso perennemente esposto sull’altare maggiore del santuario».

  • La sovrapposizione fra la Sindone di Torino e il velo di Manoppello mostra una perfetta compatibilità dei volti. Ma qual è, a suo parere, la ragione per cui Dio ha voluto lasciarci queste perenni immagini del suo Figlio prediletto, impresse sui due teli?

«Il motivo è che sono testimonianze divine della Passione e della Risurrezione corporale di Gesù Cristo e, attraverso esse, ci viene offerto un primo assaggio della sua gloria. Se cerchiamo d’individuare il momento in cui si sono realizzate le due immagini perfettamente sovrapponibili, ci resta solo quello in cui il corpo, dal quale le immagini provengono, è stato nel Sepolcro. Non vedo altra possibilità. Pertanto abbiamo due immagini autentiche di Gesù di Nazareth che testimoniano la sua presenza all’interno della tomba nella quale il suo corpo morto fu sepolto e dalla quale egli è risorto dopo tre giorni con il suo corpo glorioso».

Saverio Gaeta





PENUEL
La Sindone di Torino e il Velo di Manoppello: “un unico volto”

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