Addio a Inge Feltrinelli, se ne va un pezzo di ‘900

di Martina Salvatore

The Queen of publishing ci lascia.

Inge Schönthal Feltrinelli muore e con lei se ne va un pezzo di quel Novecento dotato di spinta propulsiva, di progresso, di innovazione e rivoluzione.

Nata nel 1930 la ragazza di Göttingen ha vissuto sulla sua pelle il dolore delle persecuzioni razziali perché figlia di padre ebreo, a 14 anni fu cacciata da scuola. Lei stessa dichiarò che i libri hanno sempre fatto parte della sua vita, sin da bambina quando leggeva sotto le coperte.

La sua carriera nel mondo dell’arte pero, comincia con la fotografia: nel 1952 si stabilisce a New York e nel corso dei successivi 8 anni scattò foto emblema di un’epoca, tra le foto più celebri ci sono quelle agli scrittori Hemingway, ai poeti Ginsberg e Sanguineti, ai pittori Chagall e Picasso, le malelingue le affibbiano dei flirt con molte delle personalità da lei incontrate ma da brava ragazza tedesca non si concesse. Nel 1958 arriva in Italia e conosce l’editore Giangiacomo Feltrinelli che sposerà nel ’60 abbandonando la fotografia per dedicarsi anima e corpo all’editoria.

Ha dichiarato di aver avuto una vita sentimentale incostante e che il suo unico vero amore è stato per Feltrinelli, morto violentemente nella primavera del ’72. Giangiacomo Feltrinelli fu l’uomo del quale non poteva che innamorarsi: partigiano, militante nel partito comunista, attivo nella vita politica e artistica umo saldo e obiettivo forte ammiratore della rivoluzione sovietica ma antistalinista al punto che fu lui pubblicare il Dottor Živago di Pasternk nonostante il PCI operasse non poche pressioni affinché non fosse pubblicato.

Alla morte del marito Inge prende le redini della casa editrice, lei una donna in un mondo di editori uomini. Nello suo studio campeggia una foto di lei giovane sdraiata tra editori uomini recante la didascalia “ubriachi e felici”. Lei da sola ha saputo mantenere e far crescere la casa editrice per poi affidarla al figlio Carlo, un uomo di grande cultura.

Inge se ne va in maniera discreta, così come abbandonava le feste. Non amava gli addii, forse ne aveva vissuti troppi.

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