In Cina e Asia – Alla vigilia della visita di Xi, le rassicurazioni del Vaticano

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Il governo cinese non deve temere “sfiducia o ostilità” da parte della Chiesa romana cattolica. E’ quanto scrive il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, nell’introduzione al suo ultimo libro sulla Cina che verrà presentato martedì prossimo. Rispondendo ai timori di Pechino, Parolin spiega che le attività della Chiesa cattolica oltre la Muraglia “non possono prescindere da una posizione di rispetto, stima e fiducia nei confronti del popolo cinese e delle sue legittime autorità statali”. Da quando lo scorso settembre Cina e Vaticano hanno siglato lo storico accordo sulle nomine vescovili, gli scambi tra la Santa Sede e la superpotenza asiatica hanno visto un rapido incremento. Da giorni circolano voci su un possibile incontro tra il Papa e Xi Jinping, atteso il 21 marzo in Italia per la sua prima visita di Stato da presidente. La conferma della visita nella penisola è arrivata solo poche ore fa. Secondo fonti vaticane citate dalla Reuters, Bergoglio sarebbe disposto a ricevere il leader cinese e gli intermediari sono già al lavoro, ma la parte cinese non ha ancora formalmente chiesto un incontro. Nel caso, si tratterebbe del primo meeting tra un leader cinese e un papa, in assenza di relazioni diplomatiche ufficiali. Il Vaticano è uno dei 17 stati a riconoscere ancora Taiwan.

Xinjiang: 13mila i terroristi arrestati

Ammontano a circa 13mila gli arresti effettuati dalla Cina nell’ambito della guerra contro il terrorismo condotta in Xinjiang fin dal 2014. Lo rivela il libro bianco “La lotta contro il terrorismo e l’estremismo e la protezione dei diritti umani nello Xinjiang”, rilasciato questa mattina dall’ Information Office del Consiglio di Stato cinese. Difendendo la campagna e l’istituzione dei centri di rieducazione per elementi radicalizzati, il documento rivela che le autorità cinesi – adottando una politica che “trova il giusto equilibrio tra compassione e severità” – “hanno distrutto 1.588 bande violente e terroristiche, arrestato 12.995 terroristi, sequestrato 2.052 ordigni esplosivi, punito 30.645 persone per 4.858 attività religiose illegali e confiscato 345.229 copie di materiale religioso illegale”. Il libro bianco smentisce inoltre le radici turciche dell’etnia uigura che vive nel Xinjiang e condivide con l’Asia Centrale tratti culturali evidenti ma che Pechino da decenni cerca di assorbire all’interno di una cultura cinese “mainstream”.

Una petizione ferma gli interessi cinesi in Siberia

Lo scorso venerdì, un tribunale russo ha ordinato la sospensione della costruzione di una fabbrica di imbottigliamento sulla sponda sud del lago Baikal, in Siberia, dopo che una petizione ha raccolto quasi un milione di firme. Negli scorsi giorni il malcontento popolare aveva preso di mira il progetto sviluppata dalla compagnia russa  AkvaSib  ma finanziato da un’azienda cinese di Daqing. Secondo i petizionisti, l’impianto non solo danneggerebbe gravemente l’ambiente circostante ma limiterebbe anche l’accesso della popolazione locale alle risorse naturali, spedendo l’acqua in Cina. Inutile la replica di AkvaSib, che assicura di aver ricevuto il semaforo verde solo dopo accurate valutazioni ambientali. L’origine cinese dell’investimento sembra aver influito non poco a gonfiare le polemiche. Negli ultimi anni l’attivismo imprenditoriale dei cinesi nel Far East russo – spesso oltre i confini della piena legalità – è stato più volte motivo di proteste.

Le Filippine lasciano la Corte penale internazionale

Nella giornata di ieri, le Filippine si sono ritirate ufficialmente dalla Corte penale internazionale, diventando il secondo paese al mondo dopo il Burundi a lasciare il tribunale dell’Aia. La mossa era stata preannunciata un anno fa ed è diventata effettiva allo scadere dei termine tecnico di 12 mesi. A causare il divorzio, la decisione della Corte di avviare indagini preliminari per verificare il ruolo del presidente Duterte e delle autorità di Manila nelle uccisioni di massa innescate dalla campagna antidroga avviata nel 2016. Intanto altri 46 “narcopolitici” sono finiti nella lista dei criminali da neutralizzare in aggiunta agli altri 150 già precedentemente individuati, alcuni dei quali freddati in circostanze più che sospette.

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