Venezia 75 – Tutti Pazzi a Tel Aviv: recensione del film di Sameh Zoabi

Tutti Pazzi a Tel Aviv si rivela una commedia di grande intelligenza cinematografica, che ci ricorda una volta di più che gli sceneggiatori della nostra vita siamo noi stessi,

Tutti Pazzi a Tel Aviv (Tel Aviv on Fire) è un film del 2018 scritto e diretto da Sameh Zoabi e presentato nella sezione Orizzonti della 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. I protagonisti del film sono Kais NashifYaniv BitonNadim SawalhaMaisa Abd ElhadiLubna Azabal, che i più ricorderanno ne La donna che canta di Denis Villeneuve. A discapito di quanto si potrebbe supporre dal titolo e dal conflitto in corso fra Israele e Palestina, Tutti Pazzi a Tel Aviv si presenta come una commedia acuta e raffinata, che utilizza il mondo della TV per mettere in risalto il lato grottesco della drammatica situazione di quest’area geografica.

Tutti Pazzi a Tel Aviv Cinematographe.it

Salam (Kais Nashif) è un giovane della Palestina residente a Gerusalemme, costretto a recarsi ogni giorno a Ramallah, dove lavora come assistente alla produzione di Tutti Pazzi a Tel Aviv, una popolare soap opera palestinese. Per raggiungere gli studi televisivi, Salam deve ogni volta passare attraverso un rigido posto di blocco gestito da militari e capitanato da Assi (Yaniv Biton), la cui moglie è una grande fan dello show. Per fare bella figura con la consorte, Assi espone a Salam le proprie idee sulla soap opera, che il ragazzo sfrutta per scalare le gerarchie della produzione di Tutti Pazzi a Tel Aviv. Stretto fra il desiderio di fare carriera (e impressionare di conseguenza positivamente l’amore della propria vita) e la propria incapacità come sceneggiatore e fra le divergenti visioni sullo show di Assi e della produzione, Salam si caccia in una situazione particolarmente complessa e di difficile soluzione.

Tutti Pazzi a Tel Aviv: il conflitto fra Israele e Palestina raccontato da un punto di vista sorprendentemente comicoTutti Pazzi a Tel Aviv Cinematographe.it

Si può ridere su un conflitto che ormai da decenni lacera dall’interno un popolo e al contempo fare satira sui meccanismi alla base degli show televisivi di massa? La risposta è sì, e ce lo dimostra Sameh Zoabi con il suo esilarante e corrosivo Tutti Pazzi a Tel Aviv, fra le sorprese più gradite di quest’edizione della Mostra. Una soap opera dozzinale, ma di clamoroso successo popolare, diventa sublime metafora delle fasulle barriere mentali che separano le due fazioni di uno stesso popolo e fulcro narrativo di spassose e ficcanti gag sui meccanismi alla base degli show popolari, da sempre condizionati più da esigenze di cassetta e dal caso che da vere e proprie scelte artistiche.

Fra tragicomica riflessione sociale e metatelevisione comica alla Boris, Sameh Zoabi usa l’umorismo grottesco e la più ingenua leggerezza per mettere alla berlina l’insensatezza del conflitto arabo-israeliano, puntando il dito sui rispettivi stereotipi e soprattutto sulle tante convergenze che avvicinano le due fazioni, come la comune passione per uno sgangherato show televisivo. Il cineasta palestinese sa però lavorare anche di fino, utilizzando un posto di blocco, ovvero il più artificioso e rigido confine costruito dall’uomo, come paradossale luogo di incontro e di dialogo fra le parti, lasciando invece alle immagini della ridicola soap opera Tutti Pazzi a Tel Aviv, ovvero l’elogio della frivolezza, il compito di amplificare la situazione reale, scimmiottando fra l’altro classici hollywoodiani come Casablanca.

Tutti Pazzi a Tel Aviv ci mostra con un sorriso l’insensatezza delle nostre barriere mentali

Il risultato è una commedia ingegnosa ed estremamente godibile, che riesce nell’impresa di fare riflettere su una difficile realtà con il sorriso sulle labbra, senza mai diventare una superficiale farsa ed evitando ridondanze e momenti morti. Un umorismo travolgente ed elegante, che utilizza una vicenda insignificante come la decisione su quale piega fare prendere a un programma televisivo come crocevia di storie e sfumature sociali, mostrando come i più alti muri e le più minacciose barriere del mondo siano sempre quelli mentali, costruite su differenze inesistenti e assurde ostilità.

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Tutti Pazzi a Tel Aviv nobilita dunque un’edizione della Mostra che ha più volte trovato nel genere la strada per raccontare abilmente il mondo che ci circonda e le sue sfumature più drammatiche, grazie a una sceneggiatura brillante e curata nei minimi dettagli, ad attori sempre in parte e dai perfetti tempi comici e alla solida regia di Sameh Zoabi, che svaria con invidiabile disinvoltura dalle posticce atmosfere dello show a quelle più realistiche in cui si muovono i protagonisti. Una commedia di grande intelligenza cinematografica, che ci ricorda una volta di più che gli sceneggiatori della nostra vita e del mondo che ci circonda siamo noi stessi, e che possiamo ogni giorno decidere la piega giusta da dare alla nostra storia.

Tutti Pazzi a Tel Aviv arriva al cinema dal 9 maggio distribuito da Academy Two

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7