Adolescenti camorristi in ascesa

Dopo l’esperienza dello spettacolo "Gomorra", Roberto Saviano e Mario Gelardi di nuovo insieme in un progetto teatrale per raccontare la controversa ascesa di una tribù adolescente verso il potere, pronta a piombare nel buio della tragedia. I protagonisti creano una loro comunità che impone regole feroci per perdere l'innocenza e diventare grandi

Rimane la validità, indiscutibile, del lavoro che il regista Mario Gelardi con tenacia compie da anni sul territorio napoletano, specie con i ragazzi nel quartiere Sanità dove, nel Teatro che porta il nome di quel luogo nel cuore di Napoli, si tenta di costruire per loro un presente reale e immaginare un futuro possibile grazie al teatro. Per quanto riguarda lo spettacolo La paranza dei bambini  era subito chiaro, dopo pochi minuti, che l’allestimento non poteva reggere l’assunto del romanzo. Per il semplice fatto che i pur generosi giovani attori in scena, non avendo l’età anagrafica di quelli descritti nel testo di Roberto Saviano, assumevano altri connotati e caratteristiche che li allontanavano dalla storia realistica che li vuole invece giovanissimi adolescenti. Come evinto anche dal titolo La paranza dei bambini.

paranza

La riduzione scenica del regista Gelardi del libro best-seller dello scrittore campano (edito da Feltrinelli, 2016) per raccontare la controversa ascesa di una tribù adolescente verso il potere, diventa un ennesimo allestimento con argomento malavitoso, ma senza la graffiante zampata di denuncia che Saviano imprime alla storia-inchiesta descrivendo il nuovo fenomeno che vede ragazzi assoldati dalla camorra mietere terrore nel territorio napoletano. Saviano li sintetizza molto bene: «Hanno scarpe firmate, famiglie quasi normali e grandi ali “d’appartenenza” tatuate sulla schiena. Sfrecciano in moto contromano per le vie di Napoli perché sanno che la loro unica possibilità è giocarsi tutto e subito. Non temono il carcere né la morte. Sparano, spacciano, spendono. Sono la paranza dei bambini».

Nel gergo camorristico “paranza” significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L’espressione “paranza dei bambini” indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l’immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti, proprio come quei giovanissimi legati alla camorra che Saviano racconta.

paranza

È una realtà cruda, violenta, senza scampo, che la messinscena illustra con una gang di giovani delinquenti baldanzosi, con aspirante boss, inconsapevolmente catturati dentro un gioco da adulti come ruote di un meccanismo pericoloso che li stritolerà inesorabilmente. Indossano costumi rigorosamente neri che, pur con diverse personalità e ruoli all’interno del clan che si va formando caratterizzato da soprannomi, li uniformano. Si muovono su una passerella rialzata, con antenne paraboliche, che funge da terrazza e da covo del capo per loschi accordi, e su due scivolose pedane mobili che creano ambienti di strade e bassi napoletani, dove si consumerà un finale tragico.

“La paranza dei bambini”, di Mario Gelardi e Roberto Saviano, regia Mario Gelardi, con gli attori della compagnia del Nuovo Teatro Sanità: Riccardo Ciccarelli, Carlo Geltrude, Enrico Pacini, Mariano Coletti, Vincenzo Antonucci, Simone Fiorillo, Luigi Bignone, Antimo Casertano, Giampiero De Concilio, Carlo Caracciolo; scene Armando Alovisi, costumi 0770 di Irene di Caprio, musica Tommy Grieco, luci Paco Summonte, coproduzione Mismaonda e Marche Teatro, in collaborazione col Nuovo Teatro Sanità. A Bari, Teatro Kismet, il 28 e 29/10; a Roma, Piccolo Eliseo, dal 29/11 al 17/12/2017; e in tournèe in varie città d’Italia fino a marzo 2018.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons