Papa Luciani: mistero svelato

Altro che i complotti raccontati da David Yallop, John Cornwell e amici. Stefania Falasca ricostruisce la verità sulla fine di Giovanni Paolo I

26 agosto 1978. I cardinali eleggono il successore di Paolo VI. Quindici anni di un papato epocale, difficile trovare il candidato adatto pontificano i media. Invece, in un giorno, viene eletto Albino Luciani, patriarca di Venezia, 65 anni. Lui è sereno, anche se ad essere papa non ci pensava: «Per me nessun pericolo» aveva scritto alla sorella Nina. Affabile e anche deciso, colto, attento ai bisogni della gente. Molti colleghi se n’erano accorti. Perciò la votazione era stata quasi plebiscitaria, lasciando da parte candidati “forti” come il genovese Siri e il fiorentino Benelli.

Lui, aveva iniziato con il suo stile: semplicità, naturalezza, niente sedie gestatorie, incoronazioni. Di parole, quelle essenziali: fedeltà al Concilio, disciplina nella Chiesa, servizio ai poveri, evangelizzazione, ecumenismo, pace nel mondo. Dava l’esempio, negli incontri ufficiali e nelle udienze dove parlava di umiltà, fede, speranza, carità, di Dio non solo padre ma anche mamma, scandalizzando certi teologi. Spontaneo, ma preparato, dalla vita vissuta non solo dalle letture. Inizia a governare con calma, affronta i nodi con equilibrio.

Giovedì’ 28 settembre, dopo 33 giorni, la morte. Inattesa da tutti. Imbarazzo della Santa Sede, comunicati che generano incertezze e un gossip in stile Borgia, con Ior e Marcinkus in testa. Ma ora l’esame attento dei documenti e dei testimoni, raccolto dalla Falasca per il processo di beatificazione, svela finalmente la verità.

L’ultimo giorno. Il papa vive con due segretari e le Suore di Maria Bambina che si occupano della casa: fra loro suor Vincenza, che cura la sua salute da anni. Luciani è sereno, non prevede di morire subito. Sveglia all’alba, messa, colazione, udienze, pranzo, riposo, lavoro e cena con i segretari. Una buona notte alle suore e un arrivederci al mattino «se Dio vuole»: quella sera, con un doppio sorriso. Poi, alle 21, in camera, a leggere prima di dormire. Clima di famiglia, come notano i parenti che lo vanno a trovare. Il lavoro non gli manca. Cerca il successore per Venezia, ha un nome: è l’argomento dell’ultima telefonata al cardinale milanese Colombo.

La mattina seguente alle cinque, suor Vincenza lascia la tazzina del caffè per il papa in sacrestia: dopo dieci minuti, è ancora là. Bussa, ribussa, nessuna risposta. Ha paura, socchiude la porta: Luciani è a letto, la luce accesa, fogli dattiloscritti in mano, un accenno di sorriso, composto. Le mani, fredde. Entra anche suor Margherita. Choc. Avvisano i  segretari, il medico Buzzonetti, il cardinale Villot. Infarto: Luciani è morto verso le 23, non se n’è accorto. Come dirlo al mondo? Un papa non può esser trovato da delle donne, siano pure suore. Si dice che è stato il segretario Magee, qualcuno azzarda che il papa stava leggendo l’Imitazione di Cristo. Che confusione. Voci varie. Ce  n’è abbastanza perchè inizino i fantathriller.

Invece, si tratta di una morte semplice, come era lui, senza disturbare troppo. Forse c’era un disegno superiore, che è sfuggito agli amanti dei misteri vaticani.

Per approfondire:

1983. Lay, Il papa non eletto ,Laterza 1983.

1984. Falasca, Papa Luciani Cronaca di una morte. Piemme 2017.

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