Falcomatà-Salvini, è scontro sul decreto sicurezza: "Sindaci poveretti"

Oggetto dello scontro il decreto sicurezza, in particolare gli articoli che riguardano l'immigrazione e l'intestazione di beni sequestrati alla mafia.

Scontro totale tra il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Oggetto dello scontro il decreto sicurezza, in particolare gli articoli che riguardano l’immigrazione e l’intestazione di beni sequestrati alla mafia.

L’articolo del decreto contestato in particolare è il 13esimo della legge 132/18. Esso stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. In questo modo i richiedenti asilo non potranno ricevere una carta di identità e di conseguenza accedere al servizio sanitario o cercarsi un lavoro.

Alcuni sindaci del Partito Democratico, tra questi Falcomatà, hanno deciso di sospendere il decreto in attesa di ulteriori chiarimenti.

“Non si molla di un millimetro. Quei poveretti di sindaci e penso a Firenze, Palermo, Napoli, Reggio Calabria e Pescara. Invece di preoccuparsi degli italiani in difficoltà per la casa, per il lavoro, per le liste d’attesa, per i reati che si moltiplicano, si preoccupano di dare documenti agli immigrati irregolari. Ne risponderanno ai loro cittadini e ai loro figli. Se pensano di intimidirmi hanno trovato il ministro e il governo sbagliato”, le dure parole di Salvini.

Non si è fatta attendere la replica del primo cittadino di Reggio Calabria.

“Mi spiace che un Ministro dell’Interno, parlando da una pista da sci, si riferisca ai sindaci delle piu’ importanti Citta’ metropolitane d’Italia, che insieme rappresentano circa un quinto della popolazione dell’intero Paese, definendoli poveretti. Evidentemente Salvini non ha compreso le perplessità che abbiamo espresso”.

Secondo Falcomatà, sono due i problemi da affrontare.

“C’e’ un problema di metodo, che riguarda l’assoluta mancanza di confronto istituzionale con i territori ed un problema di merito sulla questione dei migranti ma anche, e soprattutto, sul tema dei beni confiscati che attraverso la vendita rischiano di tornare in mano alla criminalità organizzata. Credo sarebbe stato più opportuno condividere prima queste esigenze. Una legge che ha un effetto cosi imponente sugli Enti locali non puo’ essere approvata senza sentirne il parere. Io credo nel dialogo tra le istituzioni, indipendentemente dal colore politico”.

Non era la prima volta che Falcomatà e Salvini si beccavano in pubblico su materie riguardanti l’immigrazione. Si attendono adesso ulteriori novità, con Salvini che assicura di non arretrare e i sindaci del PD che promettono battaglia.