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In Cattedrale prime comunioni e cresime a 14 ragazzi disabili. Celebra il vescovo Valentino

Proposta accolta dalle famiglie con emozione e fiducia. A partire dal Sinodo una nuova attenzione al mondo della disabilità

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Queste notizie sono belle, vivificano la Chiesa, aprono gli occhi su un mondo che continua a rimanere da parte, non per scelta ma per affermato costume…
Quanta attenzione al mondo della disabilità?
Ancora poca, e talvolta in via del tutto eccezionale…

Domenica 9 settembre, alle 19.00, nella Cattedrale di Alife, S. E. Mons. Valentino Di Cerbo conferirà i sacramenti ad un gruppo di 14 disabili provenienti da diversi comuni della Diocesi, membri dell’Associazione diocesana Umanità Nuova, da oltre 30 anni impegnata nell’assistenza alle famiglie con membri disabili.

Giovani e adulti le cui famiglie hanno ricevuto dal Vescovo l’invito  a compiere questo passo, a decidere per la Prima comunione o la Cresima: sono le mamme e i papà a scegliere per i loro figli, come solitamente accade per quelli appena nati e portati in chiesa per il primo sacramento; sono le mamme e i papà eternamente responsabili di quelle fragili creature che seppur cresciute nel corpo rimangono attaccati alla mano dei loro adulti.
Una decisione attesa e desiderata da molte famiglie che  coinvolge e contagia entusiasticamente anche fratelli e sorelle, zii e nonni desiderosi per i loro cari del dono di questa grazia, di questo abbraccio, di veder donato quel segno che nella Chiesa rende uniti, fratelli, vicini, partecipi gli uni degli altri.

La scelta del Vescovo, di conferire i sacramenti a questo gruppo di persone, nasce dal sogno di normalità che in più occasioni Mons. Di Cerbo ha auspicato e delineato per la Diocesi di Alife-Caiazzo.
Nel caso specifico, la Celebrazione del 9 settembre è il frutto di costanti contatti con le famiglie di questi giovani; degli incontri personali, dei colloqui e delle confidenze raccolte tra le mura domestiche soprattutto in occasione della Visita pastorale, contesto in cui la Chiesa locale in diversi modi e momenti si è chinata sulle ferite di tanti, in ascolto di dolori mai rivelati fino a quel momento.
È tempo di accendere una luce, una nuova attenzione sulla disabilità, ma soprattutto di interrogare la Chiesa stessa (dai sacerdoti ai catechisti, ai collaboratori parrocchiali) “dove sono i tuoi ammalati? I tuoi bambini da sempre in carrozzina…? Quale occasione di socialità, di contatti, di incontro con Cristo stai generando?”. Non è più un tempo rimandabile… È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di creare mentalità e stimolare le coscienze affinché dalle chiese e dagli oratori si tenda una mano verso quelle famiglie addolorate e provate, chiuse in se stesse e decise a non corrispondere anche il più flebile segno di vicinanza.
Rompere la cortina che ancora separa il mondo “normale” da quello “diverso” parte anche da queste forme di accoglienza e condivisione della fede.

Dibattito su parrocchie e disabili acceso anche in occasione del recente Sinodo diocesano con decisioni discusse, approvate ed inserite nel Libro del Sinodo dove nel capitolo I, Il servizio alla Parola, si legge: “Un settore delicato, cui si intende dare maggiore impulso è quello delle esperienze di catechesi per i disabili, istituendo presso l’Ufficio catechistico diocesano un ambito per la catechesi di queste persone e per le famiglie che vivono tale esperienza, affinché si sentano accompagnate nella fede e nella speranza…” (Libro del Sinodo, n.27).

Le testimonianze
Le parole dei familiari si caricano di emozione e di speranza, di fiducia e attese di segni concreti da parte della Chiesa sull’inclusione dei disabili nella pastorale ordinaria.
Attendevamo da tempo che per noi genitori si concretizzasse questo dono: vedere i nostri figli toccati dalla grazia di  Cristo e vivere da mamme o da papà un momento intenso di fede, di contatto vero con la nostra Chiesa di appartenenza”, sono le parole di Irma, mamma di Anna che a 37 anni riceverà la comunione e la cresima.
“Siamo consapevoli che i nostri figli, con il loro carico di dolori, sono dei Gesù viventi e santificano essi stessi le nostre vite, tuttavia abbiamo bisogno anche noi del conforto umano, spirituale e della vicinanza ecclesiale per sentirci parte di quella Chiesa viva, attenta, alle necessità che una famiglia vive perennemente anche nell’isolamento e nel disagio”.

“Quella di domenica è un’occasione di festa per stare insieme ma è soprattutto un momento di condivisione con l’intera comunità diocesana. In una società arrabbiata che si difende dalla diversità questa diventa un’occasione per riflettere non su quanto siamo fortunati noi “normodotati” , ma su quanto siamo sfortunati rispetto a chi nonostante sia privo di strumenti riesce ancora ad essere grato per le piccole gioie che la vita gli riserva”, Sara, giovane avvocato di Castel di Sasso.
Io, per esempio, che sono “più fortunata” degli altri ho imparato da Francesco, mio fratello, che si può essere felici anche solo osservando quanto è bello il cielo azzurro; ma io, non me n’ero mai accorta”.

Note organizzative per la Celebrazione
La Messa, curata dal Vescovo con l’Associazione Umanità Nuova, è aperta a tutte le famiglie di disabili interessate alla celebrazione del Sacramento (momento che non sarà l’unico in Diocesi). Quanti sono interessati, possono mettersi in contatto con l’Associazione e partecipare all’incontro formativo tenuto dal Vescovo nel salone parrocchiale della Cattedrale, martedì 4 settembre alle 17.00.

 

1 COMMENTO

  1. Che questo Sacramento vi aiuti in ogni attimo della vostra vita e che la mano del Signore vi accompagna per tutta la vita.Ai cresimandi.

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