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Antonio Albanese al Bif&st: 53 anni, l'entusiasmo di un ragazzino, un progetto sulla religione

L'attore e regista ha tenuto una masterclass al Bari International Film Festival.

Antonio Albanese al Bif&st: 53 anni, l'entusiasmo di un ragazzino, un progetto sulla religione

Ha parlato in almeno sei dialetti italiani Antonio Albanese sul palco del Teatro Petruzzelli di Bari e a un certo punto si è alzato in piedi, ha fatto una serie di gesti e ha pronunciato la battuta chiave del suo prossimo progetto, che parlerà di religione, un argomento decisamente a rischio. La religione dunque... che arriva dopo l'immigrazione, affrontata nel suo ultimo film da regista Contromano.
Si racconta volentieri al pubblico del Bif&st l'attore figlio di un operaio che un giorno è andato a teatro e ha capito che sulla scena avrebbe voluto esserci lui e che a 53 anni ha la stessa energia e lo stesso entusiasmo di quando ha cominciato. La platea che lo ascolta divertita (e che tanto lo ha amato in Come un gatto in Tangenziale), ha appena visto Qualunquemente, e Antonio fa il suo ingresso dopo che il neosindaco di Marina di Sopra ha promesso ai suoi compaesani un ponte di "pilu”.
Intervistato da Marco Spagnoli, Albanese parla di cinema e di teatro, e nei suoi occhi e nelle sue movenze rivediamo Epifanio, Alex Drastico, Ivo Perego, l'intellettuale di sinistra e il sommelier. Peccato che chi legge non abbia potuto sentirlo imitare un bambino incontrato sulla nave o un giornalista tedesco, ma di cose interessanti il funambolico e vispo artista ne ha comunque dette diverse, dimostrandosi, as usual, arguto e adorabile.

La politica e la satira
Io sto alla politica così come Polifemo sta allo strabismo. Ho fatto l'Accademia d'Arte Drammatica e ho scoperto la comicità, e ho cercato sempre di coccolarla perché per me è una delle forme d'arte più elevate che ci siano. Io non sono un satiro, la satira la uso raramente, la satira ride di altri, io sono più che altro un umorista, perché rido con gli altri. 

Corpi che durano nel tempo
A me piace costruire corpi che possano nel tempo non avere tempo. Prendete Epifanio, Epifanio è nato come personaggio di uno spettacolo drammatico sulle poesie di Jeunet ambientato in un manicomio, poi l'ho sviluppato rendendolo comico. E’ un corpo che non ha tempo Epifanio, anche se ha quel cappottino che ricorda Sting in Quadrophenia, quella sciarpettina un po’ metalmeccanica che in un certo senso mi appartiene. E’ bello creare dei corpi senza riferimenti immediati ma con tutta una storia dietro.

I topi
A ottobre andrà in onda una mia serie tv in sei puntate di trenta minuti intitolata "I topi" che vede protagonista una famiglia di latitanti che vive in un bunker. Nel crearla ho riesumato in un certo senso Alex Drastico, ma il protagonista non è propriamente lui, perché Alex Drastico è nato quando avevo 30 anni. Diciamo che Alex Drastico si è trasformato, nasceva come un buono, un ingenuo. Ho usato una sua parte e l'ho fatto diventare Sebastiano, ignorante anche lui come una bestia ma più cattivo.

Rinnovarsi
Il nostro lavoro è bello perché ti devi quotidianamente rinnovare: nei gesti, nella voce. Se fai la stessa cosa per vent'anni, il pubblico non ti segue più. E poi noi attori abbiamo un'autonomia limitata, perché abbiamo una maschera, e la maschera si deforma, cambia, e col tempo rischia di diventare più malinconica, perché invecchiamo, e questo bisogna saperlo. Un comico mediamente ha un'autonomia che va dai 20 ai 30 anni, poi diventa triste, e allora lo spettatore ha una reazione diversa alla sua faccia, quasi di compassione. Io non vedo l'ora di avere una faccia diversa.

Un nuovo progetto
Sto pensando a un progetto sulle religioni, a un uomo che prega. E’ un tema difficilissimo, perché rischi di essere gambizzato, e c'è una frase molto interessante che mi ronza in testa da un po’, la prima di quello che sarà un progetto e che racchiude tutto: corpo, umorismo e in un certo senso, indirettamente, la politica, perché tutto è politica. La battuta è questa: "Ho una gran voglia di pregare, ma ho un problema… non trovo la posizione giusta".

Mi fa ridere
Mi fa ridere, per esempio, il mondo del web, è di una cattiveria spaventosa e mi viene da ridere, non so perché. Mi fanno ridere le cose più elementari, una persona che cade, mi fa ridere la spocchia di un certo tipo di intelligentsia, la morfologia dell'intellettuale di sinistra che si presenta, che è quello che sa, che teorizza ogni cosa, per esempio scoreggi e teorizza, però teorizza partendo da Ovidio… gli intellettuali veri non sono così, li ho conosciuti, sono umili, garbati, e chiedono scusa.

Mi fa arrabbiare
Mi fa indignare un certo tipo di ignoranza, un certo tipo di furbizia, di egoismo, di illegalità, quello che parcheggia in quarta fila, quello furbetto. Mi fa molto arrabbiare la considerazione che c'è per l’immagine, mi fanno arrabbiare i modaioli, e più di ogni altra cosa la stupidità.

Artisti
Mi sono avvicinato ad artisti che avevano costruito delle cose che mi facevano impazzire di gioia e ci sono rimasto malissimo… non voglio più conoscere nessuno. Di uno non posso dirvi nulla, se non che, quando me lo hanno presentato, mi ha guardato e ha fatto: "Vieni, ti racconto una barzelletta della Madonna!". Ho pensato: forse si droga, forse la droga era avariata. E poi mi ha detto: "Ti ha fatto ridere?". E mentre andavamo verso il ristorante: "Te ne racconto un’altra!". Ho cambiato discorso: "Che bello il legno che usi". "Ah, quello lì, è un legno del c..zo che trovo". E’ stata una cena allucinante, e tempo dopo ho rivenduto il pezzo che avevo, perché ogni volta che lo guardavo vedevo lui, e mi veniva una tristezza incredibile.

Alain Tonné e i cuochi folli
Fare il cuoco è un'arte nobilissima, importantissima, ma quando poi vedo certi personaggi, dico: "Non va, stanno rovinando tutto". E’ gente disperata, perché se hai un amico, l'amico ti dice: "Guarda che è una puttanata quello che sta facendo", e allora ti regoli. E’ gente che vive in un seminterrato senza confrontarsi con anima viva. Alain Tonné nasce 15 anni fa, nel libro che lo riguarda ci sono ricette che sembrano assurde, e quando ho pensato di scrivere quella del brodo alla grigia, ho scoperto che esiste sul serio il brodo alla griglia. Ora vi dico come si fa: si fa il brodo, si congela in forme tipo salsiccia, poi ti presentano una caraffa in titanio in cui ti viene depositato questo salsicciotto di brodo congelato, che è tristissimo e anche volgare, e con una specie di fiamma ti viene sciolto davanti e ridiventa brodo.

Cetto La Qualunque
Cetto è nato mentre scherzavo con un amico 15 anni fa ed è nato per il desiderio di raccontare un sud che non è mai cambiato, una cosa che mi ha sempre toccato perché i miei genitori sono stati costretti a lasciare quella terra che hanno tanto amato non per un capriccio culturale ma per fame. Da quel momento ho sempre portato il personaggio a teatro e anche ora, quando mi capita di fare le serate, mi diverte molto calarmi nei suoi panni, anche se mi vergogno come una bestia. Per tirarmi su un mio amico mi ha detto che sembro Depardieu: non è servito.

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  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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