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Ferdinand, presentato a Roma il film di animazione targato Blue Sky

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Il regista Carlos Saldaña ci ha raccontato il suo adattamento del piccolo grande libro di Munro Leaf.

Ferdinand, presentato a Roma il film di animazione targato Blue Sky

Arriva nelle nostre sale in anteprima il 16 e il 17 dicembre, in uscita ufficiale il 21, Ferdinand, nuovo lavoro animato dei Blue Sky Studios, diretto da Carlos Saldaña, artista brasiliano naturalizzato americano che avevamo avuto il piacere di ascoltare già per l'uscita di Rio 2.
Dove trova un regista d'animazione la forza di affrontare il lungo percorso che porta questi lavori in sala? "Devi fare un film che ti fa stare bene" - risponde sicuro Carlos – "Devi investire tutto te stesso per quattro anni, se tutto va bene, e io sapevo di voler raccontare la storia e sapevo che il pubblico era pronto per quel messaggio."

Il progetto che ha smosso Saldaña è l'adattamento (ed estensione) del libro illustrato "Il toro Ferdinando" di Munro Leaf, proibito negli anni Trenta in molti regimi dittatoriali (Italia inclusa) e già portato una volta sullo schermo in forma di cortometraggio dalla Disney nel 1938, premio Oscar. E' la vicenda di un toro che si rifiuta di combattere e ama i fiori. E il pensiero torna alla genesi di Ferdinand, e agli incontri che il regista ha avuto con la famiglia dello scrittore scomparso. "Il messaggio del libro, nulla si risolve con la violenza, mi piaceva, ma non ero sicuro di voler affrontare il film. Non avevo mai fatto un film da materiale non originale." Dall'incontro con gli eredi di Munro ha poi capito che, finché avesse mantenuto il messaggio centrale, avrebbe avuto la massima libertà stilistica per trasformarlo in funzione del grande schermo. Placet che Carlos ha usato nella direzione artistica, dominata dai colori della Spagna, arancione, rosso, giallo, più lontano dalla libertà cromatica sfrenata dei Rio, che erano un omaggio al Brasile.

"Scegliere fa sentire liberi", è il concetto che per Saldaña ha scatenato forse negli anni Trenta l'alzata di scudi contro il volumetto, ed è anche il perno su cui ha fatto ruotare la sua interpretazione della storia ("Sono partito dal terzo atto", cioè dalla risoluzione che nello specifico sottolinea la scelta della non violenza). Il regista ci ricorda tuttavia che ogni cultura e ogni società ha letto nel testo cose differenti: in Asia si vede la fedeltà di Ferdinando alla sua buona natura come esempio di pace interiore. Carlos ha fatto leva su questa moltitudine di interpretazioni, usandola per ampliare il cast dei personaggi, con svariati comprimari, lasciando che ognuno di essi incarnasse i punti di vista differenti sui vari messaggi che scaturiscono naturalmente dalla lettura (e dalla visione). Comunque, "Leaf non aveva intenzioni politiche, voleva solo raccontare una buona storia", la stessa intenzione che Saldaña ha fatto propria. Anche per questa ragione respinge l'idea che il film, toccando l'idea della macellazione, sia consapevolmente un manifesto vegetariano: "Io la carne la mangio, il mattatoio e la corrida ci sono in funzione del personaggio, ma se qualcuno volesse cogliere altri messaggi, va bene lo stesso."

Tolleranza, non violenza, accettazione del diverso, cultura latina: in tempi di America trumpiana, il film può sembrare un manifesto? "Ho iniziato a lavorare sul film nel 2010-2011, la tolleranza adesso è un concetto ancora più importante, il mondo sta cambiando, non saprei dire se in meglio o in peggio. Il Toro Ferdinando è un libro che attraversa le generazioni, spero che [Trump] l'abbia letto ai suoi figli, o che gliel'abbia fatto leggere."

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