Lun 29 Apr 2024

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Omicidio Guerrina: Cassazione conferma sentenza, 25 anni a padre Graziano

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Firenze che il 14 dicembre 2017 ha condannato a 25 anni di reclusione il sacerdote congolese Gratien Alabi, conosciuto come padre Graziano, per l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere della cinquantenne Guerrina Piscaglia, allontanatasi dalla sua abitazione di Ca’ Raffaello, nel comune di Badia Tedalda (Arezzo ), il 1 maggio 2014, per dirigersi in parrocchia, e da allora scomparsa nel nulla. In primo grado la Corte d’assise di Arezzo aveva inflitto al religioso una condanna a 27 anni di carcere, poi ridotti a 25 in appello per il ricalcolo della pena.

Secondo i giudici d’appello, con il suo comportamento fatto di complimenti e attenzioni particolari e facendo leva sul suo essere un “uomo di Dio”, don Alabi “ha fatto innamorare” Guerrina, persona fragile, e poi l’ha “eliminata fisicamente” perchè in preda alla paura di essere scoperto. Il movente (che in primo grado durante il processo in Corte d’Assise di Arezzo non era stato accertato) secondo i giudici d’appello fiorentini sarebbe stata la paura che Guerrina rivelasse fatti “scabrosi” ai superiori religiosi del sacerdote e ai carabinieri.

In primo grado i giudici non avevano descritto le modalità dell’uccisione di Guerrina (non ci sono testimoni né tracce né il corpo è stato mai trovato), ma il giudice estensore della sentenza di condanna d’appello, Anna Maria Sacco, descrive la “compressione” esercitata quel primo maggio 2014 dal prete africano sulla donna, dopo il litigio nel primo pomeriggio, fino a farla morire rapidamente per asfissia, tramite strangolamento. Benchè Alabi abbia sempre negato di aver corrisposto all’infatuazione amorosa provata da Guerrina, in realtà, padre Graziano avrebbe avuto rapporti sessuali con la sua parrocchiana.

Esplicitamente nelle motivazioni della sentenza del processo di secondo grado si parla di frequentazioni di tipo sessuale fra il sacerdote congolese e la parrocchiana scomparsa, dimostrate anche dalla preoccupazione di padre Graziano di portare Guerrina in ospedale per sottoporla a un test gravidanza quando lei disse di essere incinta.

La Corte d’Assise d’Appello di Firenze ha escluso possibili alternative all’omicidio volontario e all’occultamento del cadavere da parte di padre Graziano: Guerrina Piscaglia non si è suicidata, né è fuggita, sostengono i giudici. Il sacerdote congolese è l’artefice di un depistaggio, compiuto anche attraverso il telefono cellulare della donna che ha ucciso. Prima ha “occultato il corpo della donna”, uccisa per strada o in canonica, poi ha avuto modo di caricare il cadavere in auto e farla sparire. Fin dalla prima sentenza di condanna, per il pericolo di fuga all’estero, potendo il sacerdote congolese tornare in Africa, per padre Gratien Alabi furono disposti gli arresti domiciliari nel convento dell’Ordine dei Premonstratensi a Roma con l’applicazione del braccialetto elettronico. Padre Graziano è rimasto in convento fino alla sentenza della Corte di Cassazione.

1 commento

  1. Senza confessione non c’è mai certezza, ma gli indizi sono schiaccianti. Soprattutto, di fronte alla loro gravità, suona assai strano parlare di “razzismo italiano”. D’altronde è strano anche che un prete cattolico abbia un’amante (3.000 SMS in tre mesi); ancora di più se l’amante è già moglie e madre di famiglia, ed arrivare ad uccidere. Lui non aveva da perdere una moglie o dei figli. Nè il suo Dio, che poteva servire anche da laico. In fondo, da perdere aveva solo il suo stipendio da prete. Ma uccidere per questo non è solo strano, è molto peggio, ed anche senza essere preti. Non brillerà per fratellanza, amore del prossimo, senso evangelico, imperativi etico-religiosi, rispetto della vita come dono; ma almeno a Dio ci crede questo prete ? A quel Dio giusto e misericordioso che tutto vede ? E ad un Aldilà ? Uno che creda davvero difficilmente avrebbe compiuto certi atti, negato l’indifendibile e fatti acquisiti, nascosto il cadavere, accusato gli altri di razzismo, ed ora deciso si ricorrere alla Corte di Giustizia.

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