27 febbraio 2019 - 21:02

Toscanini raccontato da Melograni
Musica, politica e vita

Torna per Mondadori il libro dedicato al grande direttore d’orchestra
dallo storico scomparso nel 2012. La presentazione il 28 febbraio a Roma

di PAOLO CONTI

Toscanini raccontato da Melograni Musica, politica e vita Arturo Toscanini (1867-1957) nel 1944 (Fox Photos/Hulton Archive/Getty Images)
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Arturo Toscanini come simbolo di un antifascismo inflessibile e incapace di compromessi, ancora più significativo perché incarnato da un grande intellettuale, sinonimo della cultura italiana nel mondo. Una storia insieme politica, umana, intellettuale che non ha mai perso la sua straordinaria e unica attualità. Torna, in una rinnovata edizione, il libro Toscanini. La vita, le passioni, la musica (edito già nel 2007 da Mondadori) dello storico e saggista Piero Melograni, scomparso nel 2012: prima tappa del novantesimo anniversario della nascita dello studioso che cadrà l’anno prossimo. Il volume verrà presentato il 28 febbraio a Roma alle 17, nella sede del Centro studi americani in via Michelangelo Caetani 32, da Piero Angela, Gianni Letta e dall’ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs: condurrà Paola Severini Melograni, nella duplice veste di moglie di Melograni e di segretario generale del Comitato Viva Toscanini.

Lo storico Piero Melograni (1930-2012). II suo «Toscanini. La vita, le passioni, la musica», è pubblicato da Mondadori (pp. 264, euro 13,30)
Lo storico Piero Melograni (1930-2012). II suo «Toscanini. La vita, le passioni, la musica», è pubblicato da Mondadori (pp. 264, euro 13,30)

Il libro rappresenta una doppia occasione. La prima è la più evidente e tangibile: ritrovare l’eredità non solo musicale ma anche «politica», nel senso più ampio del termine, di un sommo musicista che non ha mai voluto rinunciare alla sua identità di italiano, rifiutando la prospettiva di diventare cittadino degli Stati Uniti negli anni del suo volontario esilio dall’Italia del fascismo. Chiamava Mussolini «Gran Delinquente» nelle sue lettere, pianse alla notizia dell’occupazione dell’Austria da parte delle truppe naziste e al silenzio italiano, si rifiutò di dirigere a Salisburgo nel 1938 perché era ormai nelle mani di Hitler. Come scrive Melograni in incipit, Toscanini «fu costretto a operare nella sua coscienza una difficile e dolorosa scissione tra la patria e Mussolini, tra l’Italia e i capi che essa si trovava ad avere». Imperdibili poi le pagine finali sull’uomo Toscanini, sulle asperità caratteriali, sulla sua indomita sensualità, sull’indole autocritica fino all’autolesionismo: il frutto del lavoro di uno storico di razza che analizza un protagonista anche nel contesto privato.

La seconda occasione è legata alla prima. Melograni è stato uno dei tre italiani (con Stefano Rodotà e con Elena Paciotti) estensori nel 2000 della Carta dei diritti europei. Già nel 2010 la sua analisi del declino europeo era netta e chiara: «È un declino economico, politico, militare e anche culturale. È in tale clima che la Convenzione della quale ho fatto parte ha redatto questo progetto di Carta. E vi dirò subito che avrei preferito una Carta decisamente più moderna di quella prodotta». Ma, fa capire Melograni nonostante la delusione, resta comunque una Carta (siamo nel 2010) capace di tenere insieme un’Unione che «sembrerebbe cresciuta a dispetto degli europei». Toscanini pagò, fieramente, con l’esilio la sua condizione di antifascista. Melograni sembra oggi ricordarci, con le riflessioni su quella Carta, che l’Europa è comunque un valore da difendere strenuamente proprio per restare italiani contemporanei e per arginare un declino dalle conseguenze imprevedibili, ma comunque devastanti.

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