19 gennaio 2019 - 22:32

Il viaggio di Camisasca e Ferraresi
tra le incertezze del nostro tempo

Nel volume «Oltre la paura» (Lindau) lo scambio epistolare tra il vescovo
di Reggio Emilia e il corrispondente del «Foglio» dagli Stati Uniti

di ALDO CAZZULLO

Beili Liu, «The Mending Project», 2011; courtesy dell’artista Beili Liu, «The Mending Project», 2011; courtesy dell’artista
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Come orientarsi al tempo della crisi che sembra non finire mai? Il punto di partenza dell’analisi di monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, è che la nostra epoca sia davvero un rompicapo che ostinatamente non si lascia risolvere. A leggere i dati socio-economici sullo stato delle società occidentali (e non solo) si dovrebbe concludere che l’umanità non ha mai vissuto periodo migliore. Il benessere e l’accesso all’istruzione aumentano, la povertà diminuisce, epidemie e violenza sono generalmente in calo. Allo stesso tempo, il presente appare ferito da gravi incertezze, a partire dal moto di sfiducia verso le democrazie liberali che ovunque ha dato fiato ai movimenti populisti, con il loro richiami a sentimenti nazionalisti e pulsioni tribali. Una sorta di inquietudine esistenziale sembra dominare le vite delle donne e degli uomini del presente.

Per descrivere l’uomo contemporaneo, Camisasca usa l’immagine di una barca in mezzo all’oceano guidata soltanto dagli astri, senza un motore adeguato e strumenti sofisticati per una traversata tanto difficile: «Noi navigatori del nuovo millennio manchiamo di mezzi per leggere e interpretare ciò che ci sta accadendo», scrive nel suo ultimo libro, uno scambio epistolare con il corrispondente del «Foglio» dagli Stati Uniti, Mattia Ferraresi, dal titolo Oltre la paura. Lettere sul nostro presente inquieto (Lindau, pagine 106, e 11).

Massimo Camisasca, Mattina Ferraresi, «Oltre la paura. Lettere sul nostro presente inquieto» (Lindau, pp. 106, euro 11)
Massimo Camisasca, Mattina Ferraresi, «Oltre la paura. Lettere sul nostro presente inquieto» (Lindau, pp. 106, euro 11)

La paura, intesa come umore dominante dell’oggi, è il punto di partenza del carteggio fra due osservatori distanti geograficamente ma anche per età ed esperienza: un vescovo di 72 anni, autore di decine di volumi e profonde meditazioni, a lungo «ambasciatore» in Vaticano di Comunione e Liberazione (di cui ha scritto la storia), dialoga con un giornalista che non ne ha nemmeno compiuti 35 e in genere si occupa della cronaca politica americana (suo il pamphlet Marsilio La febbre di Trump, che anticipò l’ascesa del futuro presidente). Nelle lettere, nate da un’amicizia personale, i due autori affrontano senza reti né reticenze alcune delle grandi questioni di questo tempo inquieto: la crisi demografica, il terrorismo, la corruzione, la scuola, il ruolo delle religioni nella società. Si tratta di un percorso in salita. Inevitabilmente Camisasca e Ferraresi si soffermano su quello che non va: lo sfilacciarsi di una società disorientata, la solitudine di individui sempre più esposti alle manipolazioni dei poteri di turno. Ma l’ambizione di questo testo agile, dove i registri si mischiano continuamente — s’incontrano Sant’Agostino e Indiana Jones, la Bibbia e La La Land — è quella di squarciare la nebbia dell’oggi per offrire un orizzonte di speranza, virtù che viene definita «architettonica» in una delle sintesi più felici del libro.

Non si tratta certo di snocciolare soluzioni per risolvere tutti i problemi del mondo, quanto di offrire una bussola per iniziare a orientarsi. Ogni salita è la promessa di una vetta, e l’idea di Camisasca e Ferraresi di percorrerla insieme, invece che rimanere chiusi nei loro pensieri solitari, porta il lettore in territori di solito inesplorati nella banale discussione quotidiana sui social.

L’incontro

Martedì 22 gennaio alle ore 20.45, presso l’Aula magna dell’Università di Reggio Emilia (viale Allegri 9), il libro di Massimo Camisasca e Mattia Ferraresi sarà presentato dagli autori con Romano Prodi e Stefano Zamagni.

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