6 maggio 2019 - 09:16

Salone, no di Ginzburg e Wu Ming
E altri autori protestano per Altaforte

S’inasprisce la polemica per la presenza dell’editore vicino a CasaPound che pubblica il libro di Salvini. Michela Murgia: «Presento libri di altri, non il mio, per dare un segnale»

di ALESSIA RASTELLI

Il Salone del 2018 (Nicola Campo/LaPresse) Il Salone del 2018 (Nicola Campo/LaPresse)
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«Annullerò la mia partecipazione al Salone del Libro di Torino». A pochi giorni dall’inizio della manifestazione, al via giovedì, arriva il colpo di un nome di peso come Carlo Ginzburg. Lo storico e saggista — figlio del letterato e antifascista Leone, che morì in carcere nel 1944 in seguito alle torture subite dalle SS — ha fatto sapere ieri in una nota che diserterà la fiera per la presenza di Altaforte, l’editore vicino a CasaPound che pubblica tra l’altro il libro-intervista di Matteo Salvini.

Poche ore prima aveva annunciato che non avrebbe partecipato il collettivo Wu Ming. Mentre un gruppo di scrittori, tra i quali le autrici Michela Murgia, Chiara Valerio, Helena Janeczek, Teresa Ciabatti, sta lavorando a un documento (o anche più di uno, perché le posizioni sono articolate) con il quale, pur non disertando il Salone, s’intende esprimere il disagio di «condividere lo spazio con un editore che presenta il fascismo come l’epoca d’oro della società italiana».

Il primo a farsi sentire, nella giornata di ieri, è Wu Ming. Nel mirino, il comitato d’indirizzo del Salone, l’organo deputato alla parte logistica e commerciale, al quale lo stesso direttore Nicola Lagioia aveva chiesto di aprire un dibattito sulla presenza di Altaforte. Il comitato ha risposto sabato richiamandosi alla libertà di pensiero garantita dalla Costituzione, quindi alle leggi Scelba e Mancino: «È indiscutibile il diritto per chiunque non sia stato condannato per aver propagandato idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, di acquistare uno spazio al Salone». Per Wu Ming, «un comunicato che, in sostanza, dice: CasaPound non è fuorilegge, dunque può stare al Salone, basta che paghi. Ci si nasconde dietro il “legale” per non assumersi una responsabilità politica e morale. Per rigettare il fascismo non serve un timbro della questura». E ancora: «I fascisti vanno fermati e, metro dopo metro, ricacciati indietro. Non abbiamo intenzione di condividere alcuno spazio o cornice coi fascisti». Via Facebook, anche i consiglieri Cinque Stelle di Torino, Damiano Carretto e Daniela Albano, chiedono che «il comitato di indirizzo del Salone riveda la propria posizione ed escluda Altaforte».

Lo storico Carlo Ginzburg
Lo storico Carlo Ginzburg

Ginzburg, che avrebbe dovuto parlare del suo libro Nondimanco. Machiavelli, Pascal (Adelphi), dice di condividere le dichiarazioni di Wu Ming. E sottolinea che la sua «è una scelta politica, che non ha nulla a che fare con la sfera della legalità». Lo storico esprime solidarietà a Christian Raimo, lo scrittore consulente del Salone che si è dimesso per le polemiche suscitate da un suo post su Facebook (poi cancellato) contro alcuni giornalisti ed editori accusati di «razzismo esplicito» e di formare «think tank organici al governo».

La scrittrice Michela Murgia
La scrittrice Michela Murgia

«Anche io sono a disagio per la presenza di Altaforte, ma non possiamo abbandonare lo spazio del libro più importante d’Italia» riflette Michela Murgia, autrice del pamphlet dal provocatorio titolo Istruzioni per diventare fascisti (Einaudi). «È importante esserci con il corpo. Stare. Uno stare di lotta, non passivo». Per questo, «io andrò al Salone e presenterò i volumi degli altri, ma non il mio, così da dare un segnale».

Chiara Valerio, scrittrice
Chiara Valerio, scrittrice

«Non sono mai i libri che fanno male — dice Chiara Valerio —, nessun titolo deve essere messo all’indice. Per questo andrò al Salone a presentare i volumi dei colleghi. Ma sono anch’io a disagio nel far parte di un programma editoriale in generale antifascista, che però ospita un marchio collegato a CasaPound». In passato il Salone aveva già dato spazio a editori controversi, «ma quest’anno — nota Valerio — è il contesto politico che è cambiato».

«Propongo picchetti davanti agli stand di editori di ultradestra. Non può farlo Raimo, facciamolo noialtri. Forza, Christian. Coraggio, Nicola Lagioia» scrive su Facebook l’editor Vincenzo Ostuni.

Mimmo Franzinelli, storico
Mimmo Franzinelli, storico

A Torino ci sarà anche lo storico del Novecento Mimmo Franzinelli. «Vado nello spirito di essere una presenza alternativa a Salvini e CasaPound». Quanto alla decisione del Salone su Altaforte, «sul piano formale è ineccepibile — dice —, ma nel merito me lo devono spiegare cosa ha a che fare CasaPound con la cultura». Il problema per Franzinelli è a monte: «Uno dei motivi per andare è chiedersi, nel panel di cui farò parte, se sia giusto che CasaPound, il cui filone è il fascismo radicale, sia legale».

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