1 marzo 2019 - 20:19

Papa Francesco e le carte su Pio XII
Incontro il 4 marzo con gli archivisti

Lunedì 4 udienza in Vaticano. Da tempo è in corso il lavoro per aprire agli studiosi il materiale sul pontificato di Pacelli, discusso per i «silenzi» sullo sterminio degli ebrei

di GIAN GUIDO VECCHI

Eugenio Pacelli (1876-1958) fu eletto Papa nel 1939 e assunse il nome di Pio XII Eugenio Pacelli (1876-1958) fu eletto Papa nel 1939 e assunse il nome di Pio XII
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Sabato 2 marzo saranno passati ottant’anni dall’elezione di Eugenio Pacelli, divenuto pontefice col nome di Pio XII il 2 marzo 1939, proprio nel giorno del suo compleanno. Ed è significativo che due giorni dopo, lunedì 4 marzo, Papa Francesco riceva in udienza il personale dell’Archivio Segreto Vaticano. L’attesa degli storici di tutto il mondo è enorme, da decenni, ed ora ci si attende che Bergoglio dia il via libera alla pubblicazione degli archivi del pontificato di Pacelli, in particolare gli anni relativi alla Seconda guerra mondiale e alla Shoah. L’Archivio Segreto procede in ordine cronologico per pontificati.

Il materiale su Pio XII è sterminato e lo si sta catalogando da una decina di anni: dodici persone, sotto la guida di monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto, per ordinare sedici milioni di fogli, più di quindicimila buste e duemilacinquecento fascicoli tra Segreteria di Stato, Congregazioni della Curia romana e nunziature. Ormai si è a buon punto, resta da completare il lavoro sui documenti delle nunziature, dall’Archivio si dice che per concludere il pontificato potrebbe volerci ancora «un anno».

La questione è delicatissima perché legata alla controversia storiografica intorno al comportamento di Pacelli di fronte alla persecuzione nazista degli ebrei. Gli studiosi tendono a dividersi, anche nel mondo ebraico, tra chi lo accusa per i «silenzi» e le omissioni — a cominciare dalla razzia del ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943, 1022 persone deportate due giorni dopo ad Auschwitz senza che nel frattempo accadesse nulla: tornarono in 16 — e chi parla di «leggenda nera» e si sofferma piuttosto sull’opera nascosta di salvataggio.

Quando alla fine del 2009 vennero riconosciute le «virtù eroiche» di Pio XII, un passo verso la beatificazione, si riaprirono le polemiche anche in Israele. Lo Yad Vashem di Gerusalemme giudicò «deplorevole» che fosse avvenuto prima della pubblicazione di «tutti i documenti». Gli studiosi vaticani, peraltro, non ritengono che la pubblicazione aggiungerà molto alla «sintesi» ampia pubblicata nel 1965 in dodici volumi: gli Actes et documents du Saint Siège relatifs à la Seconde guerre mondiale.

La decisione finale spetta al Papa, che si è già detto deciso a rendere tutto pubblico. Il 5 giugno 2017, in un’omelia a Santa Marta sulle «opere di misericordia», Francesco citò l’esempio di Pio XII che aveva «rischiato», disse, «per nascondere e salvare gli ebrei». Nel 2014, intervistato dal quotidiano di Barcellona «La Vanguardia», aveva ricordato l’opera di salvataggio «nei conventi di Roma e di altre città italiane, e anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo».

D’altra parte nel libro Il cielo e la terra, scritto con l’amico rabbino Abraham Skorka, Bergoglio spiegava: «È giusto che si aprano gli archivi e si chiarisca tutto. Che si scopra se si sarebbe potuto fare qualcosa e fino a che punto. E se abbiamo sbagliato in qualcosa dovremo dire: “Abbiamo sbagliato in questo”. Finora le argomentazioni che ho sentito a favore di Pio XII mi sono sembrate forti, ma devo ammettere che non sono stati esaminati tutti gli archivi».

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