31 ottobre 2018 - 15:31

Tigri e rinoceronti, la Cina rimette sul mercato le ossa delle due specie: cancellato il divieto del 1993

La protesta delle associazioni per la decisione di Pechino che «autorizza» la ripresa delle attività illegali. L’allentamento dei vincoli è previsto solo per «circostanze speciali», ma la decisione è una inversione di marcia rispetto alla politica messa in atto

di Silvia Morosi

Tigri e rinoceronti, la Cina rimette sul mercato le ossa delle due specie: cancellato il divieto del 1993
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La decisione del governo di Pechino ha messo in allarme le associazioni ambientaliste. La Cina ha, infatti, deciso di rimettere sul mercato le ossa di tigre e il corno di rinoceronte, usati nella medicina tradizionale, nonostante non esistano riscontri scientifici che provino la loro efficacia nel trattamento delle patologie. Ufficialmente non è stato fornito alcun motivo per la revoca del divieto, istituito nel 1993 per proteggere le specie in via di estinzione. Il World Wildlife Fund ha dichiarato che la decisione di far saltare il divieto avrà «conseguenze devastanti a livello globale», consentendo ai bracconieri e ai contrabbandieri di nascondersi dietro il commercio legalizzato.

«Con popolazioni di tigri e rinoceronti così scarse in natura e di fronte al proliferare delle minacce, il commercio legalizzato di queste loro parti è una scommessa troppo grande», ha chiarito Margaret Kinnaird del Wwf in una dichiarazione dell’organizzazione di Washington. «Questa decisione sembra contraddire la leadership che la Cina ha dimostrato di recente nell’affrontare il commercio illegale della fauna selvatica». In una nota pubblicata sul proprio sito web, il Wwf chiede «non solo di mantenere il bando del 1993», ma anche di «estenderlo a coprire tutti i prodotti e le parti di tigre, a prescindere che provengano da animali selvatici o in cattività». L’esperienza del commercio dell’avorio all’interno della Cina «ha chiaramente dimostrato come sia difficile controllare l’illegalità nei prodotti a base di animali in via d’estinzione nel momento in cui ne esiste un commercio legale», scrive il Wwf.

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