27 giugno 2018 - 18:23

Tutti gli animali sono di serie A

La barbarie di Yulin, i cani messi al bando in Afghanistan e un procione coraggioso. I nostri animali «di serie A» altrove non lo sono affatto. Ma il civilissimo Occidente è ben lontano da poter attribuire patenti.

di Costanza Rizzacasa d’Orsogna

Tutti gli animali sono di serie A
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Tutti gli animali sono di serie A

Quando rimango senza scatolette e croccantini buoni, piuttosto che comprarne di dubbia qualità, dove grazie al vuoto legislativo sul pet food confluiscono gli scarti di macelleria peggiori, ossa comprese, che sono causa di tante malattie, a volte prendo a Milo un omogeneizzato, arricchendolo di pasta vitaminica secondo le sue necessità. Non tutti gli omogeneizzati vanno bene per il signorino viziato, va da sé. Non gli piace la marca con la P, né quella con la M, e men che meno quella con la N. Lui vuole solo quello bio, con l’alce sulla confezione, o quello che si compra in farmacia e ha un cuore sulla “i”. Quando mi pagano, la prima tappa è alla pescheria del mio quartiere, dove gli prendo la spigola più piccola che trovo. Se a casa cucino, è quasi sempre per Milo. Anche se lui poi storce il naso.

È così bello viziare i propri figli. Ammesso che lo sia, viziarli, perché chi non darebbe ai propri figli solo cibo buono, specie in questi tempi di veleni alimentari? Prendersi cura di un animale di casa - spigola e altre esagerazioni a parte, va da sé - significa anche questo. Un aperitivo in meno per te, un cinema in meno, per un po’ di cibo buono in più per lui (che vuol dire anche meno fatture del veterinario più tardi). Non è roba da ricchi: anche associazioni che si occupano di gatti trovatelli, come Baffi Randagi che li assiste da Torino alla Sicilia, riescono, con le donazioni, a dare una chance di vita ai propri assistiti nutrendoli bene. Perché gli animali non hanno bisogno di cucce griffate, non se ne fanno nulla di decine di giocattoli: la tua ciabatta li diverte di più. È l’amore quello che non deve mancare. Dall’amore viene tutto. Anche guardare sul retro della confezione e capire che è più salutare, perfino più economico di una scatoletta di paté scadente, comprargli del petto di pollo e porzionarlo e cucinarglielo durante la settimana. Impiega (un po’ di) tempo, certo, ma se non ti ci dedichi, che l’hai preso a fare?

Milo, come tanti altri pupetti di casa, è fortunato. È fortunato perché gli animali di strada, la stessa da cui è stato salvato, non hanno neanche la fortuna del cibo scadente, figurarsi quello buono. È fortunato perché hai voglia a buttarsi giù dal letto, di notte, per cacciare le falene: al cibo non deve pensarci lui. È fortunato perché nel mondo che divide ingiustamente gli animali in serie A e serie B, lui - pur se trovatello e disabile - è di serie A. Almeno nel mondo occidentale.

Terrorizzati mentre, spesso anche rapiti a chi se ne prendeva cura, vengono lanciati ed ammassati in quelle gabbie fatiscenti che li porteranno alla morte. E poi scuoiati vivi, bruciati vivi, bolliti vivi. E infine mangiati. Quelli che vengono uccisi prima di esser cucinati fanno una morte non meno violenta, bastonati con spranghe di ferro fino ad essere poltiglia. Leggiamo tutti dell’orrore che ogni anno si ripete al Festival della carne di cane a Yulin, nel sud della Cina. Ma abbiamo mai davvero riflettuto su cosa voglia dire essere arrostiti vivi? Il Festival di Yulin andrà avanti fino al 30 giugno, e la barbarie non è solo cinese. È anche dei Paesi vicini che rastrellano, rapiscono, e vendono quei cani a quello scopo, come l’India. Per fermare Yulin bisognerebbe bloccare anche loro.

Nowzad
Nowzad

Non c’è solo Yulin. Già guardati con sospetto nel mondo musulmano perché sporchi e impuri, tanto che una legge iraniana voleva vietarne la presenza in tutti i luoghi pubblici e perfino nelle auto, il destino dei cani in Afghanistan è precipitato sotto il regime talebano, che ha proibito di tenerli come animali domestici, scatenando un’emergenza senza precedenti. Quando i soldati americani e della NATO sono arrivati in Afghanistan, molti di loro hanno adottato uno dei tantissimi cani e gatti abbandonati. Credevano di salvarli: sono stati gli animali a salvare loro, fornendo una tregua emotiva dalla guerra, un momento di pace, di casa e d’amore nell’orrore. Insieme, sono riusciti a sopravvivere. E quando è stato il tempo di tornare a casa, per molti di quei soldati l’idea di separarsi dall’amico fedele, dal proprio fratello o figlio animale, era inconcepibile. Pen Farthing, inglese, era uno di questi soldati, e il suo cane Nowzad devastato come l’omonima cittadina dove lo aveva trovato, in un edificio bombardato: le orecchie tagliate, la coda mozzata, cicatrici su un lato del muso. La difficoltà di far uscire Nowzad dal Paese e farlo arrivare sano e salvo in Inghilterra ha spinto Pen e sua moglie a fondare un’associazione: Nowzad. Che da allora ha salvato migliaia di cani strada o abbandonati in Afghanistan - ma anche in Iraq, Libia e Ucraina.

La storia di Nowzad è raccontata in un episodio della nuova serie di «Animal Planet Heroe»s, documentari del popolare sito The Dodo, che ha catturato i cuori di tantissimi coi suoi video e le sue storie sui salvataggi animali. Da guardare chiedendosi anche chi salvi davvero chi. Sarebbe però molto sbagliato pensare che l’inciviltà verso gli animali sia solo di certi Paesi, di una certa parte del mondo. Non ci sono patenti. Noi occidentali certo non bruciamo né mangiamo i cani, ma abbiamo escogitato modi di tenere un animale, al fine di mangiarlo, il più possibile vicino alla morte per tutta la sua vita. Sono gli animali che consideriamo di serie B, cui non pensiamo quando compriamo la fettina. Maiali, polli e tanti altri. La cui vita è un inferno da quando vengono al mondo fino a quando sono uccisi, in modo tutt’altro che umano. Solo ogni tanto ci si ricorda degli animali di serie B. Quando una mucca scappa dal macello, tutti facciamo il tifo per lei. Come l’abbiamo fatto quando giorni fa, un procione coraggioso ed impaurito ha scalato il grattacielo dell’UBS a St. Paul, Minnesota. Catturando i cuori del mondo, improvvisamente dimentico che nell’Europa Centrale i procioni diventano pellicce, che in Germania come negli Stati Uniti sono considerati infestanti e sterminati. Quel procione coraggioso ha saltato il fosso che divide gli animali di serie B da quelli di serie A.

Ma gli animali sono tutti di serie A.

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