17 agosto 2018 - 11:20

La birra fatta con gli avanzi di pane
E i proventi vanno ad una onlus

Lotta allo spreco nel Regno Unito. L’idea è dello scrittore Tristam Stuart Il business decolla e il prodotto è venduto anche oltre Manica

di Caterina Belloni

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Nel Regno Unito il 44 per cento del pane prodotto non arriva mai in tavola. La crostaviene gettata appena fatta, perché non serve per i tramezzini; il resto rimane invenduto sugli scaffali dei supermercati o nel retro dei negozi fino al momento della sua scadenza e poi gettato, con un consumo di cibo che davvero sconcerta. La punta dell’iceberg di uno spreco che ammonta a 15 milioni di tonnellate annue in Gran Bretagna e arriva a un miliardo e 300 milioni a livello mondiale. Di fronte a questi dati ci sono due possibili reazioni: alzare le spalle e continuare come prima, infischiandosene dell’impatto sull’ambiente e sull’economia, oppure cercare di intervenire. Come ha fatto Tristam Stuart, scrittore e promotore di campagne di sensibilizzazioni su ecologia e spreco alimentare. Nel gennaio 2016, dopo aver considerato attentamente questi numeri, ha avuto un’idea innovativa: usare il pane avanzato, destinato a finire nell’immondizia, per realizzare uno prodotto che difficilmente va sprecato. La birra. La Toast Ale Beer è nata da questa intuizione e dai contatti con i fondatori del Brussels Beer Project, che ha principi simili. Ma a due anni di distanza è diffusa in tre continenti e rappresenta una nicchia di mercato in progressiva espansione.

La ricetta

Il processo messo a punto da Stuart e dai suoi collaboratori è semplice. L’azienda raccoglie il pane destinato alla pattumiera e lo usa nella preparazione della birra, sostituendo un terzo dei cereali. Al pane vecchio si aggiungono poi malto d’orzo, luppolo, lievito e acqua. A produrre la birra a base di pane sono alcuni birrifici che hanno aderito al progetto di Stuart, come ad esempio Wold Top Brewery nello Yorkshire, una delle aziende più ecosostenibili del Regno di Elisabetta. All’inizio questa birra insolita e amica dell’ambiente si è diffusa con lentezza, ma nel giro di un anno il tam tam degli appassionati ha fatto miracoli. Nel 2017 sono stati siglati contratti di collaborazione negli Stati Uniti, in Brasile, in Islanda e in Sudafrica. Il pane ormai non è più solo britannico ma viene da diversi Paesi nel mondo e per portare avanti la loro rivoluzione, che con un gioco di parole tutto inglese si chiama rev-ALE-ution (ale = birra), Tristam Stuart e il suo team hanno anche pubblicato online una ricetta attraverso la quale chiunque può farsi la birra in casa usando il pane vecchio (https://www.toastale.com/homebrew-recipe).

I riconoscimenti

Tutti i guadagni del ramo inglese vanno all’associazione di volontariato Feedback, che si occupa di contrastare lo spreco di cibo, mentre le aziende internazionali sostengono altre charity a livello locale, che perseguono lo stesso obiettivo. Questo piano articolato e affascinante ha ottenuto anche il consenso di figure importanti del mondo della ristorazione e di intellettuali. In due anni alla Toast Ale hanno collezionato premi per la qualità della birra e anche per l’impegno sul fronte della sostenibilità. Ma non si siedono sugli allori. Molto rimane da fare e quando una prima idea si rivela vincente il desiderio di promuoverne altre diventa una specie di febbre. Al momento l’azienda ha lanciato sul mercato quattro diversi tipi di birra, che si trovano nei principali supermercati e in molti negozi indipendenti. L’inizio di una rivoluzione: da celebrare con una pinta o due.

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