27 dicembre 2018 - 20:02

Tassa sulla solidarietà: Di Piazza, il senatore M5S che media con il non profit

Il pentastellato sta lavorando alla correzione dell’Ires dopo l’annuncio dell’aumento. I dubbi del Forum e il monito di Zamagni: « Non si demonizzi il Terzo settore»

di Elisabetta Soglio

: Di Piazza, il senatore M5S che media con il non profit
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Steni Di Piazza
Steni Di Piazza

Un Natale per modo di dire, quello del senatore pentastellato Steni Di Piazza. Un minuto dopo la notizia del raddoppio dell’Ires per gli enti del Terzo settore, provvedimento inserito in manovra per rastrellare 120 milioni, cioè una inezia rispetto al conto economico dello Stato, il suo cellulare ha cominciato a suonare senza tregua. Non a caso: perché il senatore Di Piazza è uno dei pochi davvero competenti in materia di Terzo settore. Un passato nella Dc del rinnovamento al fianco di Leoluca Orlando, già ai vertici di Banca Etica in Sicilia, uomo stimato e conosciuto fra economisti e operatori di questi mondi, a un certo punto è entrato in contatto con il Movimento dei 5 Stelle: c’era una casella elettorale da coprire, lo hanno chiamato, lui si è consultato con alcune personalità di riferimento del Terzo settore e alla fine si è pensato che sì, in fondo sarebbe stato utile avere a Roma qualcuno che sa di cosa si parla quando si parla di non profit, sussidiarietà e riforma.

Di quella operazione sull’Ires, però, non sapeva nulla neppure lui. E ai primi che lo hanno chiamato, furibondi e stupiti, lui stesso ha spiegato di essere allo stesso modo furibondo e stupito. Poi sono arrivate la nota ufficiale della Cei, il grido d’allarme del Forum del Terzo settore, le critiche piovute dai social. E Di Piazza ha sentito i suoi per convincerli a rivedere quel passaggio. Ore al telefono, fra la vigilia, Natale e Santo Stefano e di consulti tecnici per capire come procedere. Alla fine la presa di coscienza che i tempi per correggere la manovra non ci sono e che si dovrà fare qualcosa subito a inizio anno. Per rispondere a chi dal governo (e sui social) ha gridato a furbini e furbetti cercando di far passare gli Ets come un’accozzaglia di profittatori e arricchiti sulle spalle delle varie povertà, Di Piazza ha rispolverato Giacinto Dragonetti. Il giurista napoletano, a poca distanza dalla pubblicazione di «Dei delitti e delle pene» era uscito con il suo «Delle virtù e dei premi» per sostenere che merita plauso e pubblico riconoscimento chi opera per il bene collettivo e fa del bene: anche perché in questo modo può essere di esempio e stimolo per altri.

Premiare, ed ecco di Piazza: «Dobbiamo andare verso un sistema di incentivi fiscali che premiano solo chi fa attività veramente sociali e stiamo già lavorando in questa direzione per una riforma condivisa con le associazioni di settore. Noi vogliamo che il settore del non profit e del volontariato sia sostenuto da agevolazioni fiscali, ma soltanto per quelle attività che hanno un effettivo ritorno sul territorio, senza furbizie. In tal senso stiamo già lavorando in sede di riforma del Codice del terzo settore e a gennaio incontreremo il Forum del terzo settore, la Caritas e le principali organizzazioni di categoria». Questa la (nuova) linea.

Nel frattempo, il mondo del Terzo settore non ha del tutto deposto le armi: «Vogliamo vedere come procederanno e in che tempi», spiega Claudia Fiaschi, combattiva portavoce del Forum che fin qui ha tenuto una linea di disponibilità e apertura nei confronti del Governo. Ma questo è anche il governo che non ha mai convocato il Consiglio del Terzo settore (lo presiede Di Maio, Fiaschi è la vice) e che con questa idea dell’Ires ha creato preoccupazione in chi si vede già costretto a tagliare servizi per le fasce deboli. Conclude l’economista Stefano Zamagni, punto di riferimento indiscusso in Italia e all’estero: «Dobbiamo opporci al tentativo di delegittimare tutto il Terzo settore. Prima le ong, adesso gli Ets e il volontariato in genere. Si fanno passare messaggi negativi e la disinformazione porta a giudizi frettolosi e profondamente sbagliati. Si individuino i furbi, se e dove ci sono: ma evitiamo la deriva demagogica. Perché il Terzo settore sostiene il Paese».

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