25 novembre 2018 - 19:14

Il razzismo ha i numeri contati (da un’associazione)

Stiamo diventando un Paese razzista? I numeri sono un indicatore oggettivo. Aumentano i casi documentati da Lunaria. «La realtà è più brutta di quello che si vede dai numeri, perché c’è paura di denunciare»

di Fausta Chiesa

Il razzismo ha i numeri contati (da un’associazione) Un murales a Roma
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Il 2 giugno a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, il sindacalista maliano Soumayla Sacko viene ucciso a colpi di fucile. A Caserta, l’11 giugno, due ragazzi del Mali, ospiti di una struttura Sprar - il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati è il servizio del ministero dell’Interno - sono colpiti da una raffica di colpi di pistola ad aria compressa. A Napoli, il 20 giugno, lo chef 22enne maliano Konate Bouyagui riceve un piombino nella pancia mentre torna a casa. A Forlì, il 3 e il 7 luglio, altri due feriti: una giovane donna nigeriana e un ivoriano di 33 anni. A Latina, l’11 luglio, le vittime sono due richiedenti asilo nigeriani, di 26 e 19 anni, che aspettano l’autobus. Un’ondata di violenza contro lo straniero che era stata inaugurata dalla strage di Macerata il 3 febbraio.

. E un’associazione, Lunaria, si è messa a contare (ma anche ad analizzare) i casi, raccolti all’interno del sito Internet, www.cronachediordinariorazzismo.org, online dal 2011. L’ultimo rapporto riguarda i nove mesi da gennaio a settembre 2018. In questo periodo sono stati 488 i casi documentati, tra violenze razziste verbali e fisiche, danni contro la proprietà e le cose e discriminazioni: erano stati 423 i casi dello stesso periodo del 2017, quindi se ne contano 65 in più. In particolare, a crescere di più sono i caso di violenza fisica: da 30 salgono a 87.

È corretto parlare di emergenza? «Se si paragona il nostro Paese ad altri in Europa no», dice Grazia Naletto, coordinatrice dell’attività di lotta al razzismo di Lunaria. «E anche affermare che gli episodi sono in forte crescita, anche sulla base delle informazioni che noi raccogliamo, non è possibile. I dati ufficiali non consentono un’analisi accurata e disaggregata di ciò che succede e sono dati parziali. Molte violenze razziste restano ancora invisibili, perché non denunciate per vari motivi: paura delle autorità, paura di perdere il lavoro, paura di nuove violenze. Il nostro lavoro dimostra che ci sono molti esempi di razzismo e che non ci sono casi isolati. La realtà è più brutta di quello che si vede dai numeri». Le fonti di Lunaria sono diverse: l’analisi quotidiana della stampa per i casi che hanno visibilità sui media, le segnalazioni dirette fatte all’associazione da chi ha assistito ad aggressioni o ha visto post sui social o da altre associazioni. Le statistiche ufficiali sono in capo alle autorità: in primis l’Unar, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio che monitora le discriminazioni anche istituzionali e mette in campo azioni di contrasto. Nel 2010 è stato creato l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), una struttura del ministero dell’Interno. Chiunque subisce un evento penalmente rilevante in relazione alla razza/etnia, credo religioso, orientamento sessuale/identità di genere e disabilità, può contattare l’Osservatorio all’indirizzo oscad@dcpc.interno.it. Ricevuta la segnalazione, l’Oscad sostiene le persone vittime di reati a sfondo discriminatorio crimini d’odio) agevolando la presentazione delle denunce.

In base al rapporto dell’Osservatorio, dal 10 settembre 2010 al 31 dicembre 2017 l’Oscad ha ricevuto 2.030 segnalazioni, più del 60 per cento motivate da razzismo e xenofobia: circa la metà (1.036) costituiscono un reato. Di queste, 764 sono relative a reati di matrice discriminatoria generica e altre 272 a reati di discriminazione sul web. Il 51,5 per cento delle segnalazioni sono riferite all’ambito «razza/etnia», mentre l’11,5 per cento al «credo religioso». Inoltre, l’Oscad fornisce i dati all’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr) dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. I dati elaborati dall’Odihr provengono dall’Oscad e dal ministero dell’Interno. Secondo l’Odihr, i reati motivati dall’odio sono passati da 71 nel 2012 a 803 nel 2016: più della metà sono indicati come crimini legati a razzismo o xenofobia. Non ci sono però solo i numeri da guardare. «Servirebbe piuttosto indagare meglio sul clima sociale, economico, politico e culturale - dice Naletto - che ha reso quello del razzismo e degli episodi di discriminazione e violenza un tema sensibile». In estate sono state portate avanti molte iniziative di solidarietà. «Alle cose sbagliate - conclude - è possibile ribellarsi. Rassegnarsi non è inevitabile».

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