13 ottobre 2018 - 18:11

«Rise for the record», il World Guinness culinario per battere la fame

La gara globale della ong Rise Against Hunger: 500 persone in dieci location diverse cercheranno di stabilire il record mondiale di confezionamento pasti. Che poi saranno donati

«Rise for the record», il World Guinness culinario per battere la fame
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Cinquecento persone in dieci location diverse per battere il record mondiale di confezionamento pasti. Non è la strampalata idea di qualche chef buontempone, ma l’iniziativa della ong Rise Against Hunger per sensibilizzare nei confronti della fame. Il World Guinness «Rise for the record» si terrà contemporaneamente in Italia, India, Malesia, Sudafrica, Filippine e Stati Uniti martedì 16 ottobre, Giornata Mondiale dell’Alimentazione. In ogni location i volontari dovranno assemblare, in cinque minuti, più pasti possibili usando riso, soia, verdure disidratate, vitamine e sali minerali: gli elementi che compongono i pasti che Rise Against Hunger invia alle scuole dei Paesi in via di sviluppo. Gli ingredienti vanno mixati, imbustati, sigillati e inscatolati.

In Italia hanno raccolto la sfida Gustolab International Food Systems and Sustainability, istituto internazionale di ricerca e studio su cibo e sostenibilità che offre formazione universitaria sui temi dell’alimentazione, che schiererà 50 partecipanti nella loro sede di Piazza dell’Orologio 7 a Roma, e la Fondazione Aldini Valeriani che coinvolgerà 30 volontari a Bologna. I pasti, una volta confezionati, saranno spediti alle scuole dello Zimbabwe. Una scelta precisa, quella di distribuire i pasti nelle scuole: «Trasformiamo il luogo dell’apprendimento in un luogo di accesso al cibo – dice Alberto Albieri, presidente di Rah Italia – così incentiviamo le famiglie a mandare i propri figli a scuola e contribuiamo a eliminare lo sfruttamento del lavoro minorile: la fame è una barriera all’educazione, all’occupazione stabile e alla crescita economica».

Viviamo in un mondo affamato L’ultimo rapporto dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), pubblicato lo scorso 11 settembre, dice chiaramente che il numero di persone denutrite è tornato a salire negli ultimi tre anni, toccando gli 821 milioni di persone. Conflitti, crisi economiche, cambiamenti climatici e povertà sono sicuramente tra le principali cause della fame nel mondo, ma l’inconsapevolezza o la distrazione delle società ricche ne è il volano. L’attività di Rise Against Hunger è il modello di charity di Rise Against Hunger: chiedere alle aziende un contributo che si trasforma in numero di pasti che vengono poi confezionati dagli stessi dipendenti delle aziende coinvolte, momentaneamente trasformati in volontari.

Una formula di team building efficace che nel 2017, solo in Italia, ha portato alla realizzazione di 2 milioni e 700mila pasti per i bambini zimbabwesi. E l’obiettivo 2018 è di raggiungere i 4 milioni. Quest’anno Rise Against Hunger festeggia il ventennale, fondata nel 1998 da Ray Buchanan, ministro della Chiesa Metodista negli Stati Uniti, come strumento di lotta concreta alla fame attraverso la distribuzione di cibo e altri aiuti umanitari in favore delle popolazioni a cui non è garantita la sicurezza alimentare. «Combattiamo la fame con le nostre mani» è l’invito rivolto dall’associazione no profit a ogni individuo, azienda, organizzazione civile per schierarsi in prima linea contro la fame. Rah aderisce all’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile promossa dall’Onu che ha l’obiettivo «Fame Zero» entro il 2030. E non si tratta di un’utopia. Ogni pasto costa 25 centesimi: con poche migliaia di euro si possono sfamare interi villaggi.

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