27 aprile 2019 - 17:52

Il Governo corregge la Spazzacorrotti. Soddisfazione nel Terzo settore

La portavoce Claudia Fiaschi: «Il ministro Bonafede ci ha ascoltati». La norma equiparava le associazioni a partiti politici: la marcia indietro nel decreto Crescita

di Paola D’Amico

Il Governo corregge la Spazzacorrotti. Soddisfazione nel Terzo settore
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Soddisfazione nel mondo del Terzo settore all’indomani dell’approvazione del Decreto Crescita da parte del Consiglio dei Ministri. Viene messa infatti una toppa alla norma della legge Spazzacorrotti, che in tema di obblighi anticorruzione equiparava il volontariato e l’associazionismo ai partiti politici nel caso in cui la governance di quell’ente comprendesse anche solo un rappresentante che nei precedenti dieci anni avesse ricoperto incarichi politici o amministrativi, a qualsiasi livello. Una norma che avrebbe colpito indiscriminatamente migliaia di realtà , gravandole di obblighi aggiuntivi, onerosi e dispendiosi.

«È una buona notizia per i tanti enti non profit che il Governo abbia deciso di intervenire. Gli incontri delle ultime settimane al ministero della Giustizia - dice Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore commentando l’approvazione della norma del Decreto Crescita che modifica la Legge 3 del 2019 - hanno trovato attenzione, tempestività e capacità di ascolto. Siamo soddisfatti soprattutto nel merito delle modifiche normative individuate dal ministro della Giustizia Bonafede che costituiscono una risposta efficace per tutto il mondo del non profit preoccupato per i pesanti ed onerosi aggravi burocratici contenuti nelle norme della Spazzacorrotti, che si sarebbero sommati alle impegnative regole di trasparenza già previste dal nuovo codice per gli enti di Terzo settore. È importante - conclude Fiaschi - che il Governo abbia saputo ascoltare e sia intervenuto con tale tempestività».

Le novità

In sintesi, via l’equiparazione ai partiti politici per tutti gli enti che rientrano nel Registro unico del Terzo settore, mentre per gli altri scatta solo se un terzo del CdA (non più un solo componente) ha avuto incarichi elettivi nei sei anni (non più dieci) precedenti nel Parlamento nazionale o europeo o in assemblee elettive regionali o locali di comuni con più di 15.000 abitanti. E chiarificazioni sono arrivate anche rispetto alla pubblicazione sui siti dei contributi giunti dalla Pubblica Amministrazione. L’articolo 5 comma 4 della legge 3/2019 aveva provocato indignazione e allarme nel Terzo settore che però aveva protestato compatto: «Non siamo partiti, siamo persone che spendono parte del proprio tempo per aiutare gli altri; sarebbe quindi irragionevole assoggettarci agli stessi obblighi che devono rispettare le forze politiche», aveva detto Claudia Fiaschi. Uno spiraglio si era aperto già dopo l’incontro con il ministro della Giustizia, tanto che il 3 aprile, rispondendo in aula a un’interrogazione, egli aveva affermato che un intervento normativo che integrasse lo «Spazzacorrotti» era già stato elaborato dal suo Ministero, «tenendo in particolare considerazione le istanze in più occasioni sollevate dalle rappresentanze del Terzo settore ».

Più in dettaglio, la correzione attesa dal mondo dell’associazionismo si trova nell’articolo 43, del Decreto Crescita, titolato «Semplificazione degli adempimenti per la gestione degli enti del Terzo settore». L’equiparazione ai partiti non si applica agli enti del Terzo settore già iscritti nel Registro Unico nazionale né a fondazioni, associazioni, comitati appartenenti alle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese.

Fino all’operatività del Registro unico nazionale del Terzo settore, basterà l’iscrizione in uno dei registri attuali previsti dalle normative di settore, ad esempio quelli regionali, delle prefetture, delle onlus, delle cooperative sociali. L’esonero per gli enti del Terzo settore riguarda però le sole ipotesi in cui il collegamento con il mondo politico è legato alla presenza, negli organi direttivi/di gestione dell’ente, per almeno un terzo dei suoi componenti, di amministratori che hanno rivestito cariche istituzionali o di governo negli ultimi sei anni.

Gli obblighi sulla trasparenza previsti per i partiti potranno comunque scattare a carico degli enti del Terzo settore nelle ipotesi in cui sia presente un collegamento con la politica più stringente, ossia quando vi sia un controllo effettivo sull’ente non profit da parte di un partito o quando l’associazione (o fondazione o comitato) scelga di finanziare iniziative o soggetti legati al mondo politico in misura superiore a 5mila euro.

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