Il caffè
Di curva e di governo
Non spetta certo a un giornalista ergersi a giudice delle frequentazioni del più amato dagli italiani. Ma ho parlato con il ministro dell’Interno e mi ha confermato che non sta bene che Matteo Salvini vada alle feste degli ultrà, anche se sono quelli della sua squadra del cuore. Non sta bene, mi ha assicurato, che il capo della Lega dichiari che in curva ci sono soltanto «persone perbene, pacifiche e tranquille». Perché un politico del suo rango dovrebbe sapere che alcuni settori dei principali stadi italiani sono caduti in mano alla criminalità organizzata, che li ha trasformati in centri di spaccio della droga. E, ha insistito il ministro, non sta bene che chi ha fatto della lotta al crimine la sua bandiera sorrida e stringa la mano a un capo della curva, Luca Lucci, appena uscito di galera per traffico di stupefacenti. La classica «persona pacifica e tranquilla» già condannata a quattro anni e mezzo per avere accecato a suon di pugni un padre di famiglia ritrovatosi in mezzo a una rissa tra ultrà (Virgilio Motta, si chiamava, e in seguito alla menomazione fisica perse il lavoro e poi la fiducia in se stesso, fino al suicidio).
Il ministro dell’Interno è molto preoccupato per la mancanza di senso delle istituzioni di cui Salvini avrebbe dato prova, oltre che incuriosito dal suo talento nel ritagliarsi del tempo per le attività più inutili. Lo sta cercando al telefono per dirglielo, ma trova sempre occupato.