4 agosto 2018 - 22:13

Vaccini, Regioni divise sull’obbligo
In sette si dissociano dal rinvio

Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Umbria, Sardegna, Marche e Lazio faranno delibere autonome per mantenere le regole attuali. Altre accettano con riserva. Zaia in Veneto: «Il nostro è un modello vincente». Le contrarie temono nuovi rischi

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Primo effetto immediato dell’emendamento che rimanda di un anno l’obbligo vaccinale per gli alunni delle scuole dell’infanzia: ha spaccato in due l’Italia. Sette Regioni hanno preso le distanze dalla norma firmata Lega-5 Stelle. Altrettante sono indecise e valuteranno. C’è confusione. Sull’altro fronte, le amministrazioni da sempre favorevoli alla strategia della persuasione e dunque contrarie alla «coercizione». Capofila il Veneto del governatore leghista Luca Zaia che lo scorso anno fece un ricorso sulla legge dell’ex ministro Beatrice Lorenzin (entrata in vigore un anno fa esatto) di incostituzionalità e ora si augura: «Il nostro modello basato sul rapporto con le famiglie e sulla libera scelta è vincente, seguiteci». In sintonia il collega del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedigra: «Quando ho dovuto scegliere per mio figlio, ho parlato a lungo col medico e ho deciso di aderire a tutte le profilassi, anche quelle facoltative».

Irresponsabile

Puglia e Campania accettano con riserva la proroga contenuta nel decretone, ritenendo non ci siano alternative «tecniche» per agire diversamente, mentre Liguria e la provincia di Bolzano lo fanno con convinzione. «Rispettiamo il rinvio con un sospiro di sollievo, nessun bimbo resterà fuori dall’asilo», afferma la vicepresidente della Giunta Giuseppe Toti, Sonia Viale.È saldo il blocco antitetico delle Regioni a guida Pd. La preoccupazione è che ci sia di nuovo un calo di bambini vaccinati e salga il rischio di contagio. L’assessore alla sanità toscana Stefania Saccardi parla di «scelta irresponsabile e scorretta, frutto di giochini, a settembre approviamo una delibera sul divieto di accesso alle scuole dell’infanzia senza i certificati».

Ambulatori ok

Nel Lazio allo studio le mosse per mantenere l’obbligo. «Non intendiamo perdere due anni di lavoro», si oppone il responsabile della sanità, Alessio D’Amato. In Umbria Catiuscia Marini replica a chi nella maggioranza ha messo in dubbio, oltre al resto,la qualità dei servizi vaccinali: «I nostri ambulatori sono stati ristrutturati. Abbiamo investito e ottenuto risultati brillanti superando le percentuali di coperture di sicurezza. Non arretriamo». Nelle Marche il presidente Luca Ceriscioli fa altolà: «Manteniamo l’obbligo nei servizi educativi e asili nido pubblici e privati convenzionati. Stiamo verificando se possiamo farlo fin da quest’anno». Si dissocia la Sardegna di Luigi Arru : «Non cadremo in questo errore strategico madornale. Abbiamo puntato sull’obbligo anche nel riqualificare le strutture».

Medioevo

Sabato Stefano Bonacini, governatore in Emilia Romagna, è uscito allo scoperto con un Tweet: «Aboliscono obbligo per sottomettersi ai no vax, #medioevo». Il Piemonte non si piega.Poi c’è il gruppo degli incerti per necessità. «Fino a settembre, nessuna decisione, la Giunta ha chiuso i lavori. Continua l’azione di persuasione, faremo attenzione nella formazione delle classi considerato che non sarà vietata la frequenza dei bambini inadempienti», è il programma dell’assessore lombardo, Walter Gallera.

Circolare

Le Regioni dove la sanità è commissariata non hanno spazio per cambiare strada, l’Abruzzo («siamo pro obbligo», chiarisce Silvio Paolucci) è alle prese con le dimissioni del presidente Luciano D’Alfonso, la Valle d’Aosta è in stand by, in attesa di capire come conciliare la nuova norma con la circolare che ha eliminato la scadenza dello scorso 10 luglio e previsto la semplice auto dichiarazione dei genitori. I responsabili della prevenzione della Calabria, per tutti Sandro Giuffrida, si dicono «disgustati, ci adeguiamo ma in pieno dissenso».

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