10 aprile 2018 - 08:47

Il giallo di Gulnara, la figlia scomparsa del dittatore uzbeko

Karimova sparita nel nulla da quattro anni: 45 anni, è stata vista l’ultima volta a una sfilata a Mosca

di Candida Morvillo

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Ogni giorno, da un anno, centinaia di pellegrini rendono omaggio al mausoleo eretto in memoria del dittatore dell’Uzbekistan Islam Karimov, mancato nel 2016, «celebre» per i metodi sanguinari usati contro i suoi oppositori. Persino i prigionieri politici rilasciati nella mite «primavera uzbeka» seguita alla sua morte sono stati costretti a una visita.

Ormai, uno dei pochi uzbeki che non ha reso omaggio alla salma è la figlia che è stata la sua prediletta, oltre che erede designata. Il New York Times si è messo sulle tracce di Gulnara Karimova, sparita nel nulla da quattro anni: 45 anni, bella, bionda, vistosa, è stata vista l’ultima volta a una sfilata a Mosca. Prendeva gli applausi per il suo marchio Guli. Dopo, era stata l’unico membro della famiglia a non partecipare ai funerali del padre. Gulnara è stata una donna d’affari senza scrupoli, l’ambasciatrice in Spagna del suo Paese, la rappresentante permanente per l’Uzbekistan alle Nazioni Unite a Ginevra, è stata la madre di due figli, l’ex moglie di un magnate (Mansur Maqsudi) che dopo il divorzio ha visto deportati in Afghanistan tutti i suoi 24 parenti, è stata una stilista, una cantante pop con il nome di Googoosha e, prima, una studentessa di Harvard.

Stando alle parole di un diplomatico americano, era «una brigante, predatrice di aziende altrui, resa intoccabile dalla protezione del padre». Nel luglio scorso, il procuratore generale di Tashkent ha comunicato che era stata condannata a cinque anni «di libertà ristretta» per evasione fiscale, estorsione e furto di proprietà statali, e che intanto rimaneva nella cella dove si trovava per esportazione illegale di 1,62 miliardi di capitali.

L’annuncio, almeno, metteva fine alle voci che la volevano invece morta e sepolta, magari avvelenata, dopo due anni passati in un ospedale psichiatrico. Ma, a quel punto, anche se non c’era il delitto, restava il mistero. Se pure Gulnara era in carcere, nessuno sapeva dove né lo si sa adesso, e tuttora di sicuro è senza assistenza legale, come ha lamentato alla Bbc il figlio Islam Junior, che frequenta il college nel Regno Unito, dove sta chiedendo asilo politico. In tv ha detto: «Io non capisco come nel ventunesimo secolo non sia possibile rispondere a una semplice domanda: dov’è Gulnara?».

Il procuratore generale della capitale uzbeka non ha risposto alla richiesta scritta del giornalista del New York Times di avere notizie sulla prigione dove sarebbe detenuta la donna e i familiari del dittatore hanno ingaggiato un attivista per i diritti umani sperando di ritrovarla.

L’uomo, Steve Swerdlow, ammette di sentirsi in una posizione scomoda, dati i trascorsi della famiglia, e di non sapere da dove cominciare a cercare. Quando osserva che «è una donna che era ovunque e che non può non attirare l’attenzione», le sue parole suonano di un’ironia un po’ macabra.

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