24 aprile 2018 - 21:24

Alfie, Enoc: «Aereo pronto a decollare
Fermati da una scelta ideologica.
È un attacco al nostro ospedale»

La missione a Londra del Bambino Gesù. Ha atteso la decisione dell’Alta Corte nel suo ufficio milanese. Dopo la sentenza: «Sono troppo presa da questa vicenda, vorrei distaccarmene e non riesco»

di mdebac@corriere.it

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«Ho sentito parlare di Alfie per la prima volta a luglio. Si era appena spento il caso Charlie ed ecco che un’altra famiglia aveva bisogno di noi. Mi sono affezionata a questo bimbo pur non avendolo mai visto se non in foto. Conosco il papà Tom, però, e il coinvolgimento è maggiore perché fra noi due si è creato un legame affettivo». Mariella Enoc ha atteso la decisione dell’Alta Corte nel suo ufficio milanese. Dopo la sentenza ha il tono incrinato da stanchezza e delusione: «Sono troppo presa da questa vicenda, vorrei distaccarmene e non riesco. Non mi facevo illusioni eppure non immaginavo si sarebbero messi contro di noi in maniera così aperta». Continua senza veli: «Credo sia il risultato di una battaglia ideologica e che la scelta non sia stata tecnica. Hanno ingannato la famiglia. Lo vedo come un attacco al nostro ospedale, che appartiene al Vaticano. Magari se fosse stato il Gaslini di Genova, che si è offerto in ritardo, avrebbero detto di sì». Non spera più: «Sarei felice se lo mandassero ovunque, purché non muoia in quell’ospedale. Ho visto attorno ai genitori troppi movimenti non utili al bambino»

Le ultime 24 ore

È stata una giornata di tensioni. L’aereo militare era pronto a decollare da Ciampino, i medici già a bordo. Si era profilata l’ipotesi di farlo partire comunque per Liverpool e di attendere lì l’esito dell’udienza. Enoc ha la voce rotta dall’ansia, come se parlasse di un nipotino molto amato. «Ma guardi che la mia non è un’emozione eccezionale, è sempre così, per me. Lo abbiamo fatto tante volte di inviare i nostri medici a prendere un piccolo paziente per portarlo da noi».

Luglio, primi contatti

Tutto è cominciato la scorsa estate quando l’associazione Giuristi per la vita che ha ricevuto la procura dalla famiglia Adams di rappresentarli in Italia ha chiesto ufficialmente al Bambino Gesù di verificare la possibilità di un trasferimento a Roma. La macchina si è messa in moto immediatamente come già era successo per Charlie, solo a settembre però tre specialisti riescono a visitare Alfie. Diagnosi pesante. Una malattia neurodegenerativa del gruppo delle epilessie rare

La Santa Sede

«La nostra funzione non è guarire ma curare, e per cura intendo ogni forma di sostegno. Noi avremmo accolto Alfie garantendo le terapie necessarie, senza accanimento terapeutico. Bisogna capire le origini genetiche di questa malattia, innanzitutto, per tutelare la giovane mamma nelle future gravidanze. E poi chi ci dice che è incurabile, chi può affermare con certezza che nulla si può fare? Noi non diamo solo consolazione». Ogni mossa è stata concordata con la segreteria di Stato del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, il sostituto segretario Giovanni Angelo Becciu e monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi.

Il blitz di lunedì

Lunedì scorso per un ultimo tentativo di conciliazione con il Children’s hospital la presidente è andata a Londra a incontrare per la seconda volta Tom che aveva conosciuto la settimana precedente a Roma: «Avevo promesso al ragazzo che se ci fosse stato bisogno di me sarei intervenuta e gli ho consegnato due lettere per l’ospedale di Liverpool. Chissà se le hanno almeno aperte. Sono partita con un preavviso di poche ore. Non potevo deluderlo. L’esito del viaggio è però stato negativo. I sanitari inglesi non mi hanno ricevuta».

Da Alfie ad Aleppo

I contatti con Tom sono diventati frequenti nelle ultime ore. Un filo diretto. Ieri il signor Adams l’ha aggiornata regolarmente sulle condizioni di Alfie, prima staccato dal respiratore e poi di nuovo sostenuto dalle macchine. Fino alla decisione dell’Alta Corte. Domani per Mariella Enoc è un altro giorno, tanti altri bambini da soccorrere. Parte per Aleppo per un accordo di collaborazione con l’Oms.

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