7 luglio 2018 - 15:36

Migranti, Salvini: «Peccato, non ho la maglietta rossa, Don Ciotti: «Gliela porto io». Boldrini: «Bullo indegno»

Polemiche per il post del ministro dell’Interno nel giorno dell’iniziativa per i migranti. Don Ciotti: «Dobbiamo incontrarci». L’ex presidente della Camera: «Spero che ai suoi figli non avvenga quello che sta riservando a tanti bambini». Dibba: «Ipocriti»

di Giuseppe Gaetano

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«Che peccato, in casa non ho trovato neanche una maglietta rossa da esibire oggi...». Matteo Salvini deve aver gettato da un pezzo le t-shirt che indossava da ragazzo al Leoncavallo e prova ad essere protagonista, con una provocazione sui social, anche della giornata in cui i protagonisti sono i bambini immigrati che hanno perso la vita tentando la traversata del Mediterraneo; e gli italiani, tantissimi, che stanno dalla loro parte. «Gliela porto molto volentieri una maglietta al Viminale, un piccolo gesto, fatto con rispetto» replica don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e promotore insieme ad Arci, Anpi e Legambiente della giornata «contro l’emorragia di umanità», che sta dissanguando il paese della solidarietà verso gli stranieri che s'imbarcano in cerca di un futuro migliore. «Credo che dobbiamo incontrarci per metterci nei panni un po’ degli altri - afferma don Ciotti -. È importante riflettere, porsi delle domande, ragionare anche nelle diversità per evitare queste semplificazioni e queste paure verso il diverso che si stanno diffondendo». Ma Salvini non demorde e, impaurito forse dalla prospettiva di perdere la scena per 24 ore, poco dopo pubblica un altro post con la foto del giornalista Gad Lerner in camicia rossa e con un orologio Rolex al polso: «#MagliettaRossa & Rolex, fantastico» commenta su Facebook. Il sottotesto della frase: chi è benestante, anche se ha conquistato la sua posizione lavorando onestamente, non può avere esperienza di ciò che significa convivere con gli extracomunitari e farebbe quindi meglio a tacere.

Duro attacco della Boldrini

Molto meno diplomatica di don Ciotti è Laura Boldrini, che carica a testa bassa Salvini: «Un bullo indegno, anti italiano, si crede forte ma nessuno gli dà retta - sostiene -. Vuole diminuire gli arrivi dei migranti con più morti in mare, spero che ai suoi figli non avvenga ciò che sta riservando a tanti bambini». Intervistata da Tpi, l'ex presidente della Camera e portavoce dell'Unhcr boccia senza appello la politica migratoria di respingimenti inaugurata dal vicepremier: «Ha fatto un patto con l’Ungheria sacrificando gli interessi degli italiani, così isola Italia e disgregherà l'Ue - dice -. I bambini e le donne incinte non si possono espellere, c'è la legge, il diritto, non è una gentile concessione di Salvini, come vuole far credere. Bisogna smontare la sua retorica del pater familias». Anche sugli accordi con la Libia, il leader leghista «si illude, non eseguiranno mai i suoi ordini». E il premier Conte e gli altri ministri? «Soggetti di contorno».

Di Battista: «Lacchè di Napolitano»

Quando i toni si fanno duri, i duri e puri ci sguazzano. L'eco delle polemiche dev'essere giunta fino in Sudamerica se Alessandro Di Battista si prende volentieri un pausa dal viaggio culturale per dire la sua, sempre su Facebook, eletto oramai ad arena del confronto politico. «Ehi tu che indossi una maglietta rossa, sei lo stesso lacchè di Napolitano, colui che convinse il governo a dare via libera ai bombardamenti in Libia, preludio di una delle crisi migratorie più gravi della storia?» è la domanda retorica che rivolge l'ex deputato M5S, prima di lanciarsi in una serie di dietrologie geopolitiche da vecchio 007: è stata Hillary Clinton a chiedere a Obama di uccidere Gheddafi, per compiacere l'amico Sarkozy; e anche il muro che Trump vuole costruire al confine col Messico è stato voluto in realtà da Clinton e Obama. Dopo averci illuminato sugli esteri, Dibba torna quindi agli affari interni, imputando direttamente ai cittadini che manifestano affetto verso profughi e rifugiati di non aver «fatto nulla per contrastare l'ignobile business sulla loro pelle», e di non aver mai effettuato «controlli su quelle cooperative che si intascavano milioni perché erano bacini di voti», rendendosi così «alleati delle ingiustizie». Come? Ad esempio, organizzando «un festino tra lussuose mura domestiche e alimentando quel mercato della droga che, dalle parti dove sono adesso, è una delle ragioni della fuga della povera gente». Anche drogati dunque, oltre che «vili», «conformisti» e «ipocriti».

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