25 maggio 2018 - 22:59

Savona: pronto anche a farmi da parte | La preoccupazione di Mattarella

L’economista venerdì era a Villa Borghese: «Sono tranquillo: da riserva della Repubblica, sono pronto. Posso anche fare un passo indietro. Ma su di me c’è un veto»

di Monica Guerzoni

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ROMA — Il suo nome allarma l’Europa, la Bce e i mercati, lo spread sfonda il muro dei 200 punti e, dal Quirinale, filtra una pericolosa tensione tra poteri istituzionali. Nelle stesse ore Paolo Savona passeggia serafico nei viali di Villa Borghese, abito grigio, cravatta a pallini e occhiali da sole in mano. Un’immagine che rivela l’apparente freddezza con cui l’economista sardo, 81 anni, vive il drammatico muro contro muro sul ministero dell’Economia.

Paolo Savona a Villa Borghese (Ansa) Paolo Savona a Villa Borghese (Ansa)


«Sono sereno e tranquillo — ha assicurato agli amici il teorico dell’uscita dall’euro come pistola sul tavolo dei negoziati a Bruxelles —. Da riserva della Repubblica, io sono pronto. Non voglio interferire con le scelte del presidente Mattarella, che stimo immensamente. Posso anche fare un passo indietro e rimettermi a scrivere». Sono le 8,30 del mattino quando l’ex ministro di Carlo Azeglio Ciampi, che negli anni ha maturato una crescente avversità nel confronti dell’Unione europea e della moneta unica, esce dalla sua casa al quartiere Parioli e viene intercettato da un fotografo dell’Ansa. «Adesso addio passeggiate tranquille a Villa Borghese» si lascia scappare il professore, neanche avesse già giurato da ministro. Poco più tardi, eccolo sfuggire irritato alle telecamere di Agorà (Rai3). È sempre convinto che l’euro sia un cappio per l’Italia? «Non faccio dichiarazioni». Pensa che ci siano veti sul suo nome per via XX Settembre? «Sì, che lo penso».

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Il nodo Savona - Economia

È l’indizio che rivela il vero stato d’animo dell’aspirante superministro del Tesoro, per il quale Matteo Salvini ha minacciato di portare il Paese al voto. I sospetti di Savona portano dritti a via Nazionale, dove i vertici della Banca d’Italia (di cui ha diretto il Servizio studi) sono in grande apprensione per le sue tesi antitedesche, contrarie ai parametri di Maastricht. «Non esiste un’Europa, ma una Germania circondata da pavidi» è una delle frasi celebri che da giorni rimbalzano sul web, alimentando lo scetticismo sul campione dell’euroscetticismo. Nell’autobiografia Come un incubo, come un sogno in uscita a giorni, l’economista specializzato al Mit di Boston scrive che «La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente». Nello stesso librone—manifesto l’ex direttore generale di Confindustria imputa (anche) a Bankitalia la responsabilità di aver sottomesso l’Italia «a una nuova forza sovranazionale, quella europea».

Se Salvini è «davvero arrabbiato» per la bocciatura del Colle, il professore emerito di Economia politica è seccato per «la polemica scomposta» esplosa sulla sua candidatura. La lettera al direttore del Sole 24 Ore è un messaggio in bottiglia, in cui Savona si augura che Mattarella «sia all’oscuro di quanto affermato da ambienti a lui vicini». Una formula polemica per rintuzzare la «presunta irritazione» del capo dello Stato per le sue dimissioni dal fondo Euklid, motivate da «sopraggiunti impegni pubblici».

L’utopia antieuropeista di Savona rischia di lacerare la delicatissima tessitura di Mattarella per dare un governo al Paese. Eppure Antonio Maria Rinaldi, suo primo allievo, assicura che le tesi savoniane siano state male interpretate: «Un minuto dopo aver giurato tranquillizzerà l’Europa». Ma ormai è difficile dimenticare che nel 2013 equiparò le ricette macroeconomiche di Angela Merkel ai progetti del Terzo Reich. Al Colle non lo hanno dimenticato. E la furia dei leghisti dice che il vecchio abito da cerimonia del parsimonioso Savona potrebbe restare nell’armadio.

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