8 ottobre 2018 - 09:05

Nave di salvataggio e slogan anti Italia: riecco Casarini

L’ex leader no global sulla «Mare Jonio»: non siamo una Ong. Porti chiusi? Andremo in piazza

di Riccardo Bruno

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Niente più tuta ma una maglietta bianca. L’ultima immagine di Luca Casarini, l’ex leader dei no global del Nordest, dei Disubbidienti al G8 di Genova, è quella di un uomo maturo (51 anni) affacciato dalla plancia del «Mare Jonio», la nave che sta solcando il Mediteranno per salvare migranti in difficoltà e denunciare le politiche sull’immigrazione.

Casarini torna al fronte, di nuovo in prima linea, senza megafoni ma con lo spirito di un tempo, quando arringava i militanti del centro sociale «Rivolta» a Porto Marghera. La battaglia politica in realtà non l’ha mai abbandonata. Dopo la mancata elezione nel 2014 al Parlamento europeo con la lista «L’Altra Europa con Tsipras» e l’impegno ai vertici di Sel di Nichi Vendola, l’anno scorso è stato tra i fondatori di Sinistra italiana ed eletto segretario regionale in Sicilia.

Perché Casarini da sette anni vive a Palermo. Scelta d’amore, per seguire moglie e famiglia (due figli). Intanto ha aperto la partita Iva e ha un’attività di coworking, «non solo spazio di lavoro condiviso ma un progetto di comunità creativa e laboratorio di pratiche di economia partecipativa».

Anche da imprenditore, non ha cambiato idee. L’anno scorso ha sposato a Pantelleria (con tanto di fascia tricolore) la figlia di Toni Negri, quest’anno ha coordinato i ragazzi che hanno trasformato un rimorchiatore del 1971 in una nave da «ricerca e salvataggio». «Non siamo una nuova Ong ma una piattaforma sociale - ha chiarito prima di mollare l’ancora -. Questa nave deve diventare un simbolo. Se l’Italia e l’Europa chiudono i loro porti, chiameremo la popolazione a scendere in strada». A terra o in mare, il Casarini di sempre.

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