21 settembre 2018 - 18:55

Catanzaro, i dipendenti della clinica cedono le ferie alla collega col figlio malato

Un esempio di solidarietà che la legge italiana ha recepito con il Jobs act, seguendo le orme della Francia. Il bambino così potrà godere della presenza e dell’assistenza dei genitori. La clinica: «Nessuna gara di solidarietà, è solo umanità»

di Valentina Santarpia

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Donano le ferie a una collega affinché possa assistere il figlio malato. Protagonisti di questa bella pagina di solidarietà sono i dipendenti della clinica Sant’Anna Hospital di Catanzaro, struttura sanitaria che si occupa di cardiologia. È stata la stessa azienda a dare conto della storia perché - hanno spiegato i vertici del Sant’Anna Hospital in un comunicato- «in questi nostri tempi, che sembrano essere segnati dall’egoismo, ogni gesto di solidarietà diventa non solo notizia ma anche dovere di renderla pubblica». Succede - ricostruisce la nota del Sant’Anna - che «moglie e marito, entrambi dipendenti dell’ospedale, abbiano un bimbo affetto da una patologia importante, che impone assistenza continua ma anche l’insostituibile calore degli affetti. È per questo che la mamma finisce presto per esaurire i suoi giorni di ferie. Non è un problema da poco e così il papà, che dispone invece di ferie non ancora godute, chiede di poter cedere quei giorni alla moglie affinché questa possa assistere il figlio».

Le notizie che circolano

L’azienda comincia a valutare l’ipotesi ma la notizia, inevitabilmente, «gira», perché gli ambienti di lavoro sono fatti così: si raccoglie una confidenza da un collega, la si condivide con un altro, poi un altro ancora e il problema di uno diventa rapidamente il problema di tanti. Gli stessi che a quel punto non esitano a mettere a loro volta a disposizione della collega giorni di ferie non ancora godute. In breve - prosegue la nota - le ore disponibili crescono, diventano giorni, tanti giorni donati a una mamma per la quale il tempo è diventata una variabile vitale». Il management del Sant’Anna Hospital commenta: «Una certa retorica chiama questo genere di storie «gare di solidarietà» ma a pensarci bene, non c’è alcuna gara. C’è solo il gesto che nasce dal profondo più autentico di quella che fin dalla notte dei tempi chiamiamo umanità e che, appunto, merita di essere ancora raccontata. Il Sant’Anna Hospital - conclude la nota - è sempre stato orgoglioso del proprio personale, delle sue competenze, della sua professionalità, della sua capacità di accogliere il malato che soffre. Quello che è accaduto, quindi, in fondo non stupisce più di tanto. Di sicuro, però, fa immensamente piacere».

La legge (ispirata a quella francese)

In Italia a introdurre la cessione delle ferie maturate, le cosiddette «ferie solidali» è stato il Jobs act con un decreto attuativo nel 2015, ricalcando la legge francese Mathys. La legge stabilisce che i lavoratori possono cedere, a titolo gratuito, le proprie ferie maturate ai lavoratori dipendenti dello stesso datore di lavoro, al fine di consentire loro di assistere i figli minori che necessitano di cure costanti per le particolari condizioni di salute. La stessa possibilità viene estesa anche ai riposi. Si tratta di un’opzione che in Francia ha già dato ottimi risultati e che rappresenta un’opportunità di solidarietà tra i lavoratori: la legge francese prende proprio il nome da Mathys, un ragazzino morto di tumore al fegato nel 2012. I colleghi dell’azienda in cui lavorava il papà, Christophe Germain, avevano deciso di cedergli 170 giorni di riposo, e in questo modo il padre aveva potuto assistere Mathys negli ultimi mesi di vita. Di qui la battaglia di Christophe Germain per rendere legale questa possibilità. Germain ha fondato un’Associazione («D’un papillon à une étoile», «Da una farfalla a una stella») per aiutare genitori che si sono trovati nelle sue condizioni e ha spinto così il Senato francese ad approvare un testo che prevede che «una dipendente può, su sua richiesta e in accordo con il datore di lavoro, rinunciare anonimamente e senza contropartita a tutti o a parte dei giorni di riposo non sfruttati». La rinuncia ovviamente va a vantaggio di dipendenti che invece si trovano in condizioni di emergenza. E la legge fissa dei paletti a queste condizioni: la persona da curare deve avere meno di 20 anni, e la malattia o l’handicap devono essere di una particolare gravità».

In Italia

La disposizione italiana in realtà recepisce quanto già previsto in alcuni contratti collettivi, secondo cui ogni dipendente può attingere a una parte di ferie (in genere cinque giorni in totale per ogni anno, che costituiscono le «festività soppresse» di cui beneficia). In Italia la possibilità è già stata usata: ha fatto scalpore il caso dei lavoratori della Mattei, che quest’estate si sono privati dei giorni di vacanza per permettere all’amico gravemente malato di curarsi. La storia di Emilio Lentini era poi rimbalzata sulle cronache nazionali e il presidente della Regione Attilio Fontana ha premiato i dipendenti solidali. Ma già l’anno scorso, in Veneto, la Fondazione Marzotto, con sede a Valdagno (Vicenza), aveva siglatoun patto coi sindacati e la Confcommercio sulla condivisione dei giorni di riposo e delle ferie. Anche in quel caso a spingere verso l’accordo era stata una storia profondamente umana e commovente, quella di una donna che aveva ricevuto in dono dai colleghi 11 mesi di ferie solidali per accudire la nipotina, rimasta gravemente ferita dopo un incidente stradale in cui aveva perso la mamma.

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