11 aprile 2019 - 21:37

Il contrappasso di Mimmo Lucano, il Robin Hood calabrese che divide

Le montagne russe della vicenda giudiziaria dell’ex sindaco radicalizzano gli animi: per molti è un eroe da osannare, per altri un politico che supera i limiti consentiti dalle leggi

di Goffredo Buccini

Il contrappasso di Mimmo Lucano, il Robin Hood calabrese che divide
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Astenersi dal tifo. Se una cosa ci insegna il nuovo giro di montagne russe nella vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano è che servirebbe testa fredda. Perché, sia santo o imbroglione, riabilitato cum laude o scaraventato alla sbarra quale presunto capo di una repubblica autonoma di furbacchioni, l’ex sindaco di Riace ha invece il potere di radicalizzare il tema già più divisivo di questi tempi cupi: l’accoglienza dei migranti; avendo fatto del suo paesino sulle montagne calabresi il modello planetario di un sostanzialismo che travalica forme e leggi ed è dunque ontologicamente destinato a osanna o vituperio. Lui stesso del resto si è sempre a suo modo «autodenunciato», persino nella scelta del proprio eroe d’infanzia, Cosimo ‘U Zoppu, l’antico ciabattino di Riace spesso incarcerato perché, regalando le scarpe ai poveri era «costretto» a rubare ai ricchi per campare.

Sulle orme di Cosimo ‘U Zoppu

«Da bambino ne ero affascinato, mi pareva che Cosimo desse un suo originale contributo alla costruzione d’una società più giusta», ha detto in un’intervista che chiude il libro di un altro ex sindaco calabrese, Ilario Ammendolia («La ‘ndrangheta come alibi»), papà di uno dei coimputati di Lucano. Il sugo di tutta la storia, con questo mito della sinistra radicale di mezzo mondo che salutava a pugno chiuso dagli arresti domiciliari, è sempre stato proprio qui: nella sua lunga serie di confessioni stragiudiziali. Perché Lucano non ha mai negato nulla, essendo convinto di aver ragione. E c’è da credergli quando sostiene che tutti i soldi che ballano a Riace abbia inteso spenderli per i migranti. Il problema sta nell’arbitrio. Nell’idea bislacca di battere moneta. Nel sogno onnipotente di «acconciare» le vite degli altri. «Non può gestire la cosa pubblica né danaro pubblico, mai e in alcun modo. Egli è totalmente incapace di farlo (…) e, in nome di principi umanitari (…), viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti», scriveva di lui il Tribunale del Riesame. Più del processo, il vero contrappasso per l’ex sindaco sta così nel suo essere involontariamente complementare a Matteo Salvini: se dai 35 euro per migrante avanzava tanto da costruire a Riace una città del sole fuori dai libri contabili, pare difficile contestare l’idea del ministro degli Interni di tagliare di netto i fondi dell’accoglienza. Come se Cosimo ‘U Zoppu si fosse accorto, alla fine della carriera da Robin Hood, che i suoi poveri erano più scalzi di prima.

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