16 febbraio 2019 - 14:31

Mattoni foratini e crepe nei muri:
così le formiche invadono l’ospedale
San Giovanni Bosco di Napoli

Gli insetti nei reparti, attratti dal cibo e temperature favorevoli. La struttura non è stata mai sottoposta a radicali lavori di manutenzione. Il bar chiuso per noie amministrative, il caso del parcheggio custodito da abusivi e le liti tra sindacati e passata dirigenza

di Fulvio Bufi

Formiche sul corpo di una donna ricoverata al San Giovanni Bosco di Napoli Formiche sul corpo di una donna ricoverata al San Giovanni Bosco di Napoli
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Facile dire: i bruckner. È colpa dei bruckner. Come se un mattone (parliamo dei tradizionali «foratini», quelli con i fori dentro) potesse essere colpevole o innocente. Certo, quelli in particolare si prestano benissimo a essere additati, con le loro pareti tutte bucherellate come un alveare e le finestrelle dove un plotone di formiche può tirarci su casa e camparci una vita. Ma i bruckner esistono da decenni, e nell’edilizia, soprattutto degli anni Settanta, non c’era stabile che non venisse costruito facendone largo uso. Di quei palazzi le città sono ancora piene, e non risulta che l’Italia abbia la questione formiche ai primi posti delle sue non poche emergenze.

Centinaia di formicai

E allora perché l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli è invaso dagli insetti una settimana sì e l’altra pure? Perché all’interno delle mura ci sono centinaia di formicai, ha appurato la commissione tecnica di Asl e ministero della Salute che nelle scorse settimane ha fatto numerosi sopralluoghi in ogni reparto. Però è ovvio che le formiche non le producano i bruckner, che al massimo le ospitano. E allora come ci sono arrivate? Dalle «senghe», si dice a Napoli, da quella infinità di crepe di ogni forma e dimensione che con la fantasia del tempo e dell’abbandono ridisegnano le facciate esterne del San Giovanni Bosco. E attraverso altre crepe gli insetti arrivano poi nei reparti, attratti dalla ricerca di cibo e da una temperatura che non risente delle stagioni perché negli ospedali, si sa, la climatizzazione è sempre a palla. Esiste dunque un mondo invisibile oltre le pareti del San Giovanni Bosco, dove si consuma la vita operosa delle formiche. Un mondo entro il quale un creativo dell’animazione in 3D potrebbe immaginare un viaggio virtuale a metà tra Walt Disney e Piero Angela. Ma in realtà le conseguenze sono disastrose. E per capirle a fondo, al di là dei singoli episodi riportati più volte dalle cronache, bisogna provare a capire prima che cos’è il San Giovanni Bosco, ospedale di periferia a ridosso dell’aeroporto, delle aree cimiteriali e della variante che arriva da Scampia.

Bar-ristorante chiuso per violazioni amministrative

Gli aspetti strettamente medici non sono in discussione. Ci sono reparti d’eccellenza come l’oculistica o la chirurgia. E il dato sui ricoveri, che nonostante la cattiva pubblicità non sono calati, dimostra che l’utenza ha fiducia nei medici che lavorano qui. È altrove che la storia del San Giovanni Bosco diventa opaca. Nel bar-ristorante chiuso per violazioni amministrative, anche se la trasparenza degli esercizi commerciali che hanno sede in una struttura pubblica dovrebbe essere una assoluta sicurezza, quando si assegna un appalto. Oppure nel parcheggio. E qui la storia potrebbe avere addirittura aspetti divertenti, se non fosse quanto mai seria. Fino a poco tempo fa chi arrivava in auto al San Giovanni Bosco, trovava un ampio spazio dove fermarsi. Una sbarra veniva alzata da un addetto in divisa che poi indicava il posto. Quindi si passava dal gabbiotto dove un altro addetto rilasciava la ricevuta, e al ritorno si pagava in base al tempo della sosta. Insomma un parcheggio. Fatto però da parcheggiatori completamente abusivi. La sbarra, il gabbiotto, le ricevute, le divise: si erano inventati tutto da soli, e sono andati avanti per anni. Finché una denuncia non ha fatto scattare una indagine che ha messo fine all’operazione.

Lo scandalo della donna cingalese

Che c’entra tutto questo con le formiche? C’entra perché è indice di come la gestione di quest’ospedale si sia trascinata in una specie di ignavia che nello stesso modo ha dato ai parcheggiatori abusivi l’opportunità di incassare denaro illecitamente per anni, e alle formiche di stabilirsi tra le mura del San Giovanni Bosco e di invadere i reparti ad ogni necessità di cibo oppure seguendo l’attrazione di zucchero, molliche o gocce di soluzioni al glucosio, che quando rimangono su tavoli, a terra o, peggio ancora, addosso a un paziente, possono spalancare anche scenari orribili. Come quando una donna cingalese si ritrovò sommersa dagli insetti nel letto dove giaceva intubata e incosciente. Fu in quella occasione che, grazie a un video diffuso dal consigliere regionale dei verdi Francesco Emilio Borrelli, le cronache scoprirono le formiche al San Giovanni Bosco, e in ospedale cominciò l’abitudine a filmare e diffondere ogni episodio analogo, strategia funzionale a una guerra tra direzione e sindacati che si trascina ancora oggi. Per quell’episodio furono sanzionati alcuni infermieri, e le loro rappresentanze — forse anche perché tra i puniti c’era la compagna di un sindacalista — non hanno accettato che a pagare fossero soltanto i paramedici: i rapporti si sono inaspriti parecchio, e la frequente circolazione delle immagini viene usata per dimostrare che il problema va oltre la qualità degli ordinari interventi di pulizia. In realtà alla fine ha pagato anche il più alto in grado, il direttore generale della Asl Napoli 1 Mario Forlenza, che parlò più volte di sabotaggio, ma fondamentalmente in relazione a un episodio soltanto: l’intasamento, provocato da panni e cartoni, della condotta fecale nell’area del pronto soccorso. Forlenza ha più volte sostenuto che quell’episodio avesse una relazione con la questione delle formiche, ma l’indagine avviata dalla Procura di Napoli finora non ha trovato riscontri in questo senso.

Mai sottoposto a radicali lavori di manutenzione

Tutto torna dunque ai bruckner e ai formicai che negli anni si sono moltiplicati, come le formiche stesse. Anni, in cui il San Giovanni Bosco non è mai stato sottoposto a radicali lavori di manutenzione, come non sta avvenendo nemmeno adesso. Ci sono crepe che vengono chiuse e altre che si aprono. E per le formiche c’è sempre una via di accesso verso i reparti e le corsie. Dopo la rimozione di Forlenza, a occuparsi dell’ospedale sarà il commissario straordinario Ciro Verdoliva, un manager che ha già lavorato bene al Cardarelli, dove mantiene l’incarico di direttore generale. Ha ereditato faldoni di documenti e di guai da risanare. Ha cominciato a orientarsi, a fare i primi incontri e sopralluoghi, e ha disposto anche la sostituzione del direttore sanitario Giuseppe Matarazzo. «Quello che ci sarà da fare, faremo», dice Verdoliva. E c’è da sperare che si riferisca a una bonifica completa dell’intero ospedale. Altrimenti le formiche dai loro insediamenti difficilmente andranno via.

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