16 febbraio 2019 - 03:54

Migranti, incendio nella tendopoli di San Ferdinando: un morto. Salvini: «Faremo lo sgombero»

Il rogo è scoppiato nella notte nella baraccopoli abusiva in provincia di Reggio Calabria, dove nei mesi scorsi già altri extracomunitari erano morti in incidenti simili

di Silvia Morosi

Migranti, incendio nella tendopoli di San Ferdinando: un morto. Salvini: «Faremo lo sgombero»
shadow

Nuovo incendio nella tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Un migrante è morto fra le fiamme divampate nella notte fra venerdì e sabato tra le baracche improvvisate che ospitano centinaia di extra comunitari, occupati perlopiù come braccianti nella raccolta degli agrumi: si tratta di Al Ba Moussa, un 29enne senegalese che si faceva chiamare con il nome italiano «Aldo», la terza vittima di roghi divampati nella baraccopoli in poco più di un anno. La vittima, nel 2015, secondo quanto rende noto la questura, aveva ottenuto la concessione della protezione umanitaria dalla commissione territoriale di Trapani. Moussa aveva un permesso di soggiorno, sempre per motivi umanitari, scaduto nel marzo del 2018, non rinnovato per mancata presentazione della documentazione. Era stato arrestato dal commissariato di Gioia Tauro il 31 dicembre scorso, per reati in materia di stupefacenti (detenzione ai fini di spaccio di hashish). Era stato scarcerato il 16 gennaio scorso, dopo la convalida dell’arresto.

Il corteo nel pomeriggio

Dopo la tensione della mattina, la situazione nella baraccopoli si è tranquillizzata. Nel pomeriggio è stata organizzata una fiaccolata promossa dalla Cgil. Fonti del Viminale fanno sapere che già dalle prossime ore partirà il piano messo a punto nelle ultime settimane: il primo passo prevede lo spostamento di 40 immigrati regolari in strutture d'accoglienza regionali. Già in passato erano stati messi a disposizione 133 posti in progetti Sprar, ma — si apprende — solo 8 immigrati avevano accettato la soluzione.

L’ennesima tragedia

Quella di stanotte è l’ennesima tragedia in quello che è stato definito il «ghetto» di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, dove ogni anno in migliaia accorrono per la stagione delle arance e dove spesso scoppiano incendi per la presenza di materiali di scarto come legno e plastica usati per costruire le baracche e per accendere i bracieri usati durante la notte per riscaldare i giacigli di fortuna. Ad andare distrutte sono state circa 15 baracche: i migranti rimasti senza un tetto sono stati trasferiti nella nuova tendopoli gestita dal Comune di San Ferdinando, e grazie all’intervento immediato dei Vigili del Fuoco, il cui presidio è all’esterno del campo, e delle Forze dell’ordine, è stato possibile contenere ulteriori, gravi effetti.

Un piano per trasferire i migranti

Dopo l’incendio, nel corso della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto di Reggio Calabria è stato approntato un piano per trasferire i migranti in una nuova tendopoli— nel breve periodo e previe le necessarie verifiche di legge —. Nel corso della riunione, il Prefetto, riferisce una nota, «ha richiamato l’importanza di attuare politiche attive di integrazione e inclusione nel tessuto socio economico della Piana di Gioia Tauro attraverso forme di accoglienza diffusa, anche ai sensi dell’art. 40 del Testo unico sull’immigrazione, così come convenuto nelle riunioni che si sono susseguite in Prefettura».

Salvini: «Faremo lo sgombero»

«Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando. L’avevamo promesso e lo faremo, anche perché illegalità e degrado provocano tragedie come quella di poche ore fa. Per gli extracomunitari di San Ferdinando con protezione internazionale, avevamo messo a disposizione 133 posti nei progetti Sprar. Hanno aderito solo in otto (otto!), tutti del Mali. E anche gli altri immigrati, che pure potevano accedere ai Cara o ai Cas, hanno preferito rimanere nella baraccopoli. Basta abusi e illegalità», ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

I precedenti

Nella tendopoli nessuno ancora ha cancellato le tracce dell’ incendio della notte di Capodanno che aveva distrutto una quindicina di baracche. Per fortuna senza vittime, come invece era accaduto un mese prima, nella notte del primo dicembre, dove tra i resti di una tenda era stato trovato carbonizzato il corpo del diciottenne gambiano Suruwa Jaithe, arrivato un anno prima in italia con il sogno di studiare. Il dossier della morte si compone di altre tragedie. A gennaio 2018, un’altra ragazza, Becky Moses, era morta bruciata nella baracca in cui dormiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT