26 febbraio 2019 - 10:53

La banda della ‘ndrangheta che rapinava i fucili ai cacciatori (e poi li affittava)

Sette persone in arresto, decine di cacciatori derubati anche dei cellulari. Le indagini dei carabinieri di Palmi partite dalle minacce di un criminale al nuovo fidanzato della ex

di Carlo Macrì

La banda della ‘ndrangheta che rapinava i fucili ai cacciatori (e poi li affittava)
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PALMI (Reggio Calabria) Lo ‘ndranghetista mollato dalla fidanzata che s’innamora di un «bravo» giovane del luogo, va su tutte le furie e spara al garage di casa e all’auto del nuovo amore della sua ex. Per convincerlo che quella donna «è solo mia e nessuno la deve toccare». Messaggio criminale figlio di una mentalità mafiosa che aleggia ancora in una città come Palmi, comune di nobili tradizioni culturali. Giuseppe Domenico Laganà Comandè, vicino ai Caia, famiglia nota negli ambienti mafiosi di Palmi non si dava pace nel vedere la sua ex fidanzata a passeggio per le vie del centro con il nuovo amore. Alla fine però ha mollato la presa anche perché la sua ex ha lasciato il nuovo ragazzo e non certo per paura. Partendo da queste minacce i carabinieri della Compagnia di Palmi, guidati dal capitano Lorenzo Lega, si sono ritrovati, nel corso delle indagini, a scoprire un vasto giro di rapine ai cacciatori.

Il blitz

Sette le persone arrestate che, oltre alle rapine devono rispondere anche di traffico di banconote e monete contraffatte, spaccio di sostanze stupefacenti e furto di carburante. Decine i cacciatori che hanno denunciato il furto dei fucili commessi dagli arrestati tra il novembre del 2016 e settembre del 2018. I sette con il volto travisato attendevano il rientro dei cacciatori dalla battuta di caccia e li costringevano con le minacce a consegnare le armi. Poi li derubano dei cellulari e sparivano con le loro auto che facevano ritrovare a qualche chilometro di distanza. I fucili e le munizioni venivano poi nascosti in tubi di plastica e sotterrati. Gli arrestati li «prestavano» a richiesta. Sarebbero stati utilizzati per compiere omicidi o altre azioni criminali. Dietro un compenso che si aggirava tra i 300 e i 500 euro.

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