10 gennaio 2019 - 14:55

Chi sono i valdesi che forse accoglieranno i migranti

La storia del movimento dei «poveri di Lione», da quando venne fondato nel 1140 dal mercante francese Valdo alle scuse di Papa Francesco nel 2015

di Gian Guido Vecchi

Chi sono i valdesi che forse accoglieranno i migranti
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«In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!». Il primo Papa a chiedere scusa ai valdesi «per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi» è stato Francesco il 22 giugno 2015, a Torino. Silenzio, sguardi assorti, occhi lucidi tra le architetture spoglie del Tempio. Ce n’era voluto, di tempo: 841 anni da quando il mercante francese Valdo, quasi contemporaneo (nacque nel 1140, una quarantina d’anni prima) e per certi versi affine a Francesco d’Assisi, aveva fondato il movimento dei «poveri di Lione» che da cristiani laici predicavano il Vangelo in lingua volgare e furono per questo accusati di eresia nel 1184 da Papa Lucio III, con la bolla «Ad abolendam», colpiti da «anatema perpetuo» e infine scomunicati. La condanna definitiva per eresia, del Concilio Lateranense IV, è del 1215. Secoli di dolore e stragi, villaggi incendiati, torture, condanne al rogo per «valdesia», ghetti. Anche in questo i valdesi avevano anticipato l’età della Riforma protestante, cui si unirono nel 1532 con l’adesione al calvinismo nel sinodo di Chanforan. Valdo non intendeva ribellarsi alla Chiesa ma contribuire al suo rinnovamento: predicazione itinerante dei laici, uomini e donne, testimonianza del vangelo in lingua volgare, una vita di povertà e condivisone modellata sugli Atti degli Apostoli. Dalla Francia meridionale all’Italia, i «poveri di Lione» raccolsero consensi tra il popolo e, pur braccati dall’Inquisizione e dai poteri civili, consolidarono la loro presenza soprattutto nelle Alpi Cozie e in Provenza, Calabria e Germania meridionale. Le tre Vali valdesi, vicino a Torino, sono la Val Pellice, la Val Chisone e la Valle Germanasca . E proprio a Torino avvenne il primo, vero riconoscimento dei loro diritti civili e politici, grazie alle Lettere Patenti promulgate de re Carlo Alberto il 18 febbraio 1848.

Nomi noti

Tra le personalità conosciute di origine valdese, si potrebbero citare lo storico e azionista Giorgio Spini e suo figlio Valdo, politico e più volte ministro. O ancora il grande regista Luigi Comencini. Di ascendenza valdese era anche il filosofo e matematico Ludovico Geymonat, biografo e studioso di Galileo, che alla Statale di Milano tenne la prima cattedra di Filosofia della Scienza in Italia. Di origine valdese da parte materna è anche Gustavo Zagrebelsky, giurista ed ex presidente della Corte Costituzionale.

La chiesa valdese oggi

La chiesa evangelica valdese conta 45 mila fedeli tra le Valli piemontesi, il resto d’Italia e le comunità di emigrati in Sud America. Non ha una struttura gerarchica come la Chiesa cattolica, ma «paritaria»: le sue strutture sono di tipo assembleare, ovvero sinodale. A rappresentare le chiese valdesi e metodiste è la Tavola valdese, composta da sette membri, pastori e laici. Il suo moderatore è il pastore Eugenio Bernardini. Lo stesso che a Torino, accogliendo Francesco, lo aveva salutato parlando di ciò che accomuna oggi i cristiani, a cominciare dall’impegno a favore dei profughi: «La fortezza Europa li respinge rigettandoli nell’abisso della sofferenza. Solo accogliendo i sofferenti si può accogliere Cristo».

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