13 gennaio 2019 - 22:58

Cesare Battisti, la fuga è finita. Oggi atterra a Roma

Catturato nella città di Santa Cruz de la Sierra, arriverà all’aeroporto di Ciampino. Volo speciale diretto, evitato il passaggio in Brasile. In fuga ha presentato una domanda d’asilo politico al governo di La Paz il 21 dicembre

di Rocco Cotroneo

Cesare Battisti, la fuga è finita. Oggi atterra a Roma
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RIO DE JANEIRO «Quell’italiano consegnatelo agli italiani. Niente passerella in Brasile!». Alla fine il martello l’ha battuto Evo Morales, il presidente della Bolivia. Ultimo leader presentabile della sinistra latinoamericana — e con qualche pressione interna affinché a Cesare Battisti venisse addirittura concesso l’asilo politico — Morales a metà giornata spiazza i brasiliani e il governo di estrema destra appena insediato. Quando Jair Bolsonaro, con la consueta virulenza, twitta parole come «l’assassino italiano e compagno di ideali di uno dei governi più corrotti mai esistiti al mondo (Lula, ndr)», i boliviani dicono alt.

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Arrivo a Ciampino

A quel punto anche a Roma prendono atto che il programma era cambiato, non ci sarebbe stata la desiderata tappa intermedia voluta dai brasiliani. Prima il premier Giuseppe Conte, poi il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede annunciano infine l’arrivo di Battisti per stamani a Roma. La previsione dell’esultante Matteo Salvini è per le 11,30, aeroporto di Ciampino.

Asilo politico

La lunghissima giornata boliviana, iniziata con l’anticipazione di Corriere.it sulla cattura di Battisti nella città di Santa Cruz de la Sierra, ha avuto momenti di tensione e notizie contraddittorie. Compreso un ultimo appiglio per Battisti. In giornata il governo di Morales fa sapere che l’ex terrorista, il 21 dicembre scorso, ha presentato una domanda per ottenere asilo politico in Bolivia, proprio come aveva fatto qualche anno fa in Brasile. Un organismo chiamato «Difensore del popolo» sostiene che la legge vieta di espellere uno straniero che abbia chiesto rifugio prima che la domanda venga analizzata. Se un giudice avesse accolto la tesi, Battisti sarebbe potuto tornare in libertà in qualunque momento.

Realpolitik

In una conferenza stampa il ministro dell’Interno boliviano Carlos Romero è sbrigativo. «Non sappiamo da dove sia entrato, né da quando sia qui. Ma si tratta di un cittadino straniero in situazione migratoria irregolare e va espulso immediatamente. Nelle prossime ore verrà consegnato alle autorità italiane nell’aeroporto internazionale di Santa Cruz». Un decennio di stretta amicizia tra la Bolivia dell’«indio» Morales e l’ex presidente brasiliano Lula oggi in disgrazia non si poteva cancellare sull’altare della realpolitik. Da qui la decisione di consegnare direttamente Battisti alle autorità italiane, all’aeroporto. Sfumava così tutto quello che si erano detti, fin dalla prima mattina, Bolsonaro e i nostri Conte e Salvini. Complimenti, scambi di cortesie e la definizione del latitante come «pacco regalo» dal Brasile all’Italia. L’aereo militare brasiliano che stava volando in Bolivia per portare Battisti a San Paolo, dove sarebbe stato presentato come preda, ha fatto marcia indietro. Quello italiano che doveva fermarsi in Brasile ha tirato dritto fino in Bolivia.

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La condanna

È una questione solo formale, perché Battisti ha 64 anni, ma il cambio di programma potrebbe peggiorare la sua posizione di detenuto in Italia. In teoria i giudici italiani possono confermare la pena all’ergastolo, mentre se fosse partito dal Brasile, a causa di un impegno precedente con le autorità locali, non avrebbe dovuto scontare più di 30 anni. In questo caso ci sarebbero anche stati gli sconti di pena per i periodi già passati in carcere a Brasilia (4 anni) e molto tempo fa anche in Italia. A metà pomeriggio Cesare Battisti è stato spostato dal commissariato di Santa Cruz all’aeroporto. Di nascosto dai fotografi, tra un enorme apparato di sicurezza. Gli fanno indossare persino un giubbotto antiproiettile, non si sa mai. Arriva l’ambasciatore italiano. Alle 22 ora italiana il decollo, destinazione Ciampino. La lunga latitanza stavolta è finita per davvero.

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