19 gennaio 2019 - 13:26

Migranti, naufragio al largo della Libia: 117 morti, tra loro donne e bambini

Tre superstiti salvati dalla Marina italiana: sono rimasti in mare senza aiuto per tre ore prima dell'intervento aereo. I sopravvissuti: «Meglio la morte che la Libia». Salvini: «Cuori aperti e porti chiusi». Conte «scioccato». Il dolore di Mattarella

di Giuseppe Gaetano

Migranti, naufragio al largo della Libia: 117 morti, tra loro donne e bambini (Foto archivio Epa)
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Ecatombe nel Mediterraneo: 117 migranti morti in un naufragio davanti alle coste della Libia. Il gommone era stato avvistato venerdì sera al largo di Tripoli. La ong Sea Watch aveva subito contattato le autorità italiane, offrendosi di aiutare i soccorsi, ma la Guardia Costiera italiana ha girato l’offerta alla Libia, «quale autorità coordinatrice dell’evento»: «Acquisita la notizia - chiarisce la nota della nostra Guarda costiera - come previsto dalla normativa internazionale sul Sar, abbiamo immediatamente verificato che la Guardia Costiera libica fosse a conoscenza dell’evento in corso all’interno della sua area di responsabilità, assicurando la massima collaborazione».

Ma nessuno, evidentemente, è intervenuto. Nella notte un elicottero della Marina Militare italiana ha tratto in salvo tre naufraghi in ipotermia - privi come tutti gli altri dei giubbotti di salvataggio - riusciti a salire sulla zattera gonfiabile lanciatagli dal velivolo; mentre «una nave mercantile dirottata dai libici, giunta in zona, non ha trovato alcuna traccia dell’imbarcazione». «I tre sopravvissuti arrivati a Lampedusa ci hanno detto che erano in 120 - spiega Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione internazionale dei migranti (Oim) -. Dopo 11 ore di navigazione hanno imbarcato acqua, hanno cominciato ad affondare e le persone ad affogare. Sono rimasti diverse ore in mare. Tra i dispersi ci sono 10 donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di 2 mesi». Per le autorità libiche gli stranieri a bordo erano invece una cinquantina. Si tratta di una delle più gravi stragi in mare dal tragico naufragio di Lampedusa del 2013, che fece 368 vittime . E non è finita: l'Unhcr riferisce di un altro naufragio con 53 morti avvenuto nel Mare di Alboran, portando dunque a circa 170 le persone annegate solo negli ultimi due giorni.

La replica social di Salvini è un copia-incolladelle precedenti: «Il naufragio è la dimostrazione che se riapri i porti ritornano i morti e gli scafisti continueranno a fare affari e a uccidere. Cuori aperti per chi scappa dalla guerra ma porti chiusi per ong e trafficanti». E sull'ultimo salvataggio di 47 immigrati, soccorsi sabato da Sea Watch: «Si scordino di ricominciare la solita manfrina del porto in Italia o del "Salvini cattivo" - ribadisce il ministro dell'Interno, in una lunga diretta Facebook in cui parla anche di verza e puntarelle -. Cominceranno le litanie "aprite, spalancate, accogliete": no, no, no. Vada a Belino e faccia il giro lungo passando da Rotterdam, facendoli scendere ad Amburgo. Se è la nave è francese a Marsiglia. La difesa dei confini è costituzionalmente garantita e si entra dicendo grazie e per favore». La ong tedesca su Twitter si limita a una laconica constatazione: «Siamo in attesa di ulteriori istruzioni». La querelle tra il leader leghista e i volontari prosegue ormai ininterrottamente dal caso Aquarius della scorsa estate.«Chi finge di essere buono aiuta i cattivi: la bontà è rispetto delle regole, disciplina, ordine - aggiunge -. Più ne partono più ne muoiono». Ma a smentirlo sono gli stessi tre sopravvissuti: «Meglio morire che tornare in Libia» sostengono, raccontando violenze e abusi subiti nel paese nordafricano.

Il premier Conte è rimasto «scioccato» nell'apprendere della carneficina: «Siamo ancora più convinti di prima a contrastare quei trafficanti che, dopo aver derubato e seviziato le persone, le avviano sui barconi a morte certa - afferma -. Non avrò pace finché questi trafficanti non saranno assicurati alla Corte penale internazionale, perché questi sono crimini contro l'umanità». «Finito il mio mandato - annuncia - io che ho fatto l'avvocato, occupandomi di diritto civile, commerciale e amministrativo, mi dedicherò al diritto penale per perseguirli». Anche il presidente della Repubblica Mattarella esprime «profondo dolore per la tragedia».

«Continua un genocidio e al ministro Salvini direi: si farà un secondo processo di Norimberga, e lui non potrà dire che non sapeva» attacca il sindaco di Palermo Orlando, capofila dei primi cittadini anti decreto sicurezza. «I nostri nipoti ci paragoneranno ai nazisti» rincara la dose padre Alex Zanotelli. «Altro che è finita la pacchia - commenta l'ex premier Renzi -, noi siamo l'Italia e la fedeltà ai valori che ci sono stati insegnati impone una cosa semplice: andare e salvare vite umane». Interviene anche la Comunità di Sant'Egidio: »Di fronte all'ennesimo, drammatico naufragio occorre far tacere ogni polemica e mostrare pietà, per un senso di umanità che dovrebbe accomunare tutti - scrive in una nota -. È scandaloso litigare, come si è fatto nei giorni scorsi su un piccolo gruppo di persone già salvate ma non sbarcate (l'ok di Malta il 9 gennaio allo sbarco dei 49 migranti della Sea Eye, ndr). L'Ue deve continuare a salvare chi è in pericolo» per creare stabilità politica e occupazione nei paesi di provenienza e allestire «corridoi umanitari» per consentire vie di ingresso regolare in Europa.

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