5 maggio 2019 - 12:24

Il prete ribelle, il corvo e il «processo»: «Va ripristinata la verità dei fatti»

Don Massimiliano D’Antiga non accetta il trasferimento, dopo un lungo pressing il patriarca Moraglia nomina tre giudici per decidere cosa fare. La mobilitazione dei fedeli e i messaggi anonimi che accusano il clero

di Giacomo Costa

Il prete ribelle, il corvo e il «processo»: «Va ripristinata la verità dei fatti»
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VENEZIA Quando era stato spostato dalla parrocchia di San Zulian, alcuni i fedeli hanno sfilato in protesta sotto le finestre del Patriarcato per chiedere a monsignor Francesco Moraglia di ritornare sulla propria decisione. Ne erano seguite diverse ipotesi di risistemazione, dal ruolo di confessore a San Marco passando per un periodo di ritiro spirituale in monastero, tutte bocciate da don Massimiliano D’Antiga a cui ieri lo stesso patriarca ha notificato l’apertura di un «processo» canonico. La vicenda del sacerdote «ribelle» si trascina dalle ultime settimane del 2018, data del trasferimento imposto, ma affonda le sue radici molto prima: la famiglia del prete ha infatti in sospeso anche una serie di processi per minacce, e lo stesso don massimiliano è stato più volte accusato di approfittare dei lasciti dei suoi parrocchiani.

Accuse ed elogi

Comunque sia per una voce che attacca il sacerdote, un’altra si ingrossa in sua difesa: D’Antiga, nelle parole dei suoi fedeli, ha saputo ridare nuova vita a San Zulian, rinnovando la chiesa e richiamando i parrocchiani; soprattutto ha fornito grande supporto a chi ha perso un figlio, formando un gruppo di sostegno che vede i suoi membri (in tutta Italia) pronti a raggiungere Venezia ad ogni messa che D’Antiga dedica loro. Adesso il patriarca Moraglia ha deciso di mettere un punto ad una situazione che continua a portare anche alla diffusione di lettere anonime contro la Chiesa di Venezia e alcuni preti accusati di comportamenti sessuali non idonei. Da una parte ci sono le forze dell’ordine ad indagare sulle vicende (le lettere tra le altre cose accusavano Moraglia di insabbiare casi di pedofilia) dall’altra il patriarca ha deciso di aprire un processo canonico per affrontare la questione del prete «ribelle» che in questi mesi ha rifiutato qualsiasi soluzione proposta. L’eco della vicenda è arrivata anche in Vaticano che ha invitato Moraglia a definire la situazione che riguarda D’Antiga.

I giudici

Ecco perche ieri il patriarca ha incontrato don Massimiliano per notificargli l’imminente processo, alla presenza del vicario generale e del vicario per la pastorale. L’Ufficio del patriarca specifica che la decisione di ricorrere al diritto canonico è arrivata in accordo con la Santa Sede e dopo «attenta, ampia e ponderata valutazione dei fatti degli ultimi cinque mesi». Già noti i nomi del giudice, il domenicano Bruno Esposito, e dei due «assessori» che lo affiancheranno, come previsto dal codice: saranno monsignor Davide Salvatori della Sacra Rota e monsignor Davide Cito, professore di Diritto all’università pontificia Santa Croce di Roma. «Si è dovuto provvedere ad avviare un cammino di ulteriore discernimento, disponendo un percorso extragiudiziale canonico, per giungere a una serena valutazione dei fatti, anche con il chiarimento di comportamenti ed eventuali responsabilità, tutelando i diritti di tutti i soggetti interessati», precisa il Patriarcato.

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