26 marzo 2019 - 12:28

Stupro di Catania, la pm: «Una caccia alla preda sessuale. Un aggressore si è vantato al bar»

Il procuratore aggiunto di Catania, Marisa Scavo: «È una gioventù drogata dalla pornografia, c’è un problema culturale»

di Felice Cavallaro

Stupro di Catania, la pm: «Una caccia alla preda sessuale. Un aggressore si è vantato al bar»
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CATANIA - «Caccia alla preda sessuale». La definisce così il procuratore aggiunto di Catania, Marisa Scavo, il magistrato che con il pm Andrea Ursino, ha chiesto al gip gli ordini di arresto per i tre ragazzi accusati di avere stuprato una ragazza americana.

È vero che la violenza, con protagonisti due giovanissimi netturbini e lo studente di una scuola professionale, è pure stato da loro ripreso con un cellulare?
«Ci siamo trovati davanti a uno squallore infinito. Effetto di un comportamento che questi ragazzi considerano normale. La cosa peggiore è che pensino sia scontata consuetudine vivere la follia della movida del fine settimana andando in cerca di una preda sessuale. Di questo si tratta. L’obiettivo non è la conoscenza, l’instaurare un rapporto d’intesa, ma l’esclusiva soddisfazione del piacere erotico».

Cos’è accaduto?
«È accaduto quello che purtroppo ormai accade con frequenza. Con ragazzi che si muovono fra ritrovi e pub della movida come il branco alla ricerca della vittima con cui appagare ogni istinto. E se vedono una ragazza che beve una birra, magari da sola, scattano felini. Se poi è americana e risponde alle prime domande si sentono autorizzati a metter subito le mani addosso. Non a caso, dopo lo stupro, uno dei tre è tornato nello stesso pub vantandosi dell’impresa con il barista, dicendo tronfio “ce la siamo caricata”. È una questione di cultura. Altro che Brancati...». La pm si riferisce allo scrittore Vitaliano Brancati, che ha raccontato i ragazzi che un tempo passeggiavano in via Etnea e il gioco di sguardi e di emozioni con le giovani del corso, destinato a rimanere aspirazione e sogno inappagato.

Come hanno convinto la ragazza a seguirli oltre la piazza del Teatro Bellini, ad entrare in macchina e a fermarsi in una strada appartata?
«Il loro obiettivo era di soddisfare l’istinto primordiale servendosi di un bicchiere in più, di uno spinello, di un tiro di marjuana, perché è più facile agire con una preda un po’ stordita. I ragazzi devono invece capire che il rispetto della persona umana viene prima di ogni cosa. E che il rispetto fra uomini e donne, fra omosessuali, ad ogni livello, parte anche dal rispetto sessuale. Devono capire, come in questo caso, che se una donna dice no è no. Devono capire che anche se un rapporto può cominciare in modo parzialmente consenziente bisogna fermarsi se il partner ad un tratto dice no. È necessario ribadire che ogni rapporto deve cominciare e finire con il consenso, che ci si deve fermare se uno dei soggetti chiede prestazioni rifiutate dall’altro».

Qual è la spinta che porta i ragazzi a superare ogni limite?
«Come abbiamo capito con il mio collega Andrea Ursino, questi ragazzi hanno la testa imbottita di immagini pornografiche. È una gioventù drogata dalla pornografia. Navigano su siti accessibili a tutti immaginando di potere fare loro i protagonisti dei video. E infatti quella sera l’hanno girato in diretta, un loro video. Abusando di una ragazza fatta ubriacare. E inviando con tracotanza alla vittima il giorno dopo lo stesso video. Non tanto per minaccia, quanto con l’idea che ci si potesse divertire di nuovo tutti insieme. È l’orrore di una mentalità devastante che dovremmo riuscire ad arginare con una nuova cultura, con una attenta educazione». La ragazza americana «negli Stati Uniti aveva già subito un assalto come quello di Catania» hanno ricostruito carabinieri e magistrati.

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