La scomparsa di Saman, dal processo all’integrazione: convegno a Bologna con Bonaccini e Dambruoso

di Alessandro Fulloni

Il dibattito organizzato dall’associazione Penelope. Dalle 15, nella sala «Guido Fanti» di viale Aldo Moro 50 interverranno il governatore dell’Emilia-Romagna e il magistrato. Intanto da Ucoii giunge un appello alle autorità pakistane per estradare genitori

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«La scomparsa di Saman: dal processo al problema della reale integrazione culturale» è il titolo del convegno organizzato per sabato 8 ottobre dall’associazione Penelope Emilia-Romagna, con il patrocinio della Regione. Della sparizione della diciottenne pachistana si parlerà domani (sabato) dalle 15, nella sala «Guido Fanti» di viale Aldo Moro 50 a Bologna. Fitto e autorevole il programma: sono annunciati gli interventi in apertura del presidente della Regione Stefano Bonaccini e dell’avvocato Nicodemo Gentile, presidente di Penelope Italia.

Seguiranno relazioni di Stefano Dambruoso (sostituto procuratore a Bologna, «Libertà individuali e multiculturalismo, il bilanciamento nella nostra carta costituzionale»), Annalisa Chirico (giornalista e presidente di «Fino a prova contraria» e autrice del libro «Prigioniere, Saman e le altre»), l’avvocata Barbara Iannuccelli con «Il processo Saman», Nicodemo Gentile, con «L’omicidio senza cadavere», Stefania Ascari con «La legge Saman», l’avvocato Francesco Antonio Maisano con «Tutela della vita e reati culturalmente orientati. In memoria di Atika», infine Luca Ponzi, giornalista Tgr Rai Emilia-Romagna: «Saman, il caso mediatico».

Nel presentare il convegno, Iannuccelli ricorda il caso di Marisa degli Angeli che fondò l’associazione Penelope in Emilia-Romagna, 20 anni fa. Marisa «darebbe subito la sua vita per incrociare anche solo per un istante lo sguardo di sua figlia Cristina Golinucci, scomparsa l’1 settembre 1992» da Cesena «e di cui nemmeno le ossa sono mai state ritrovate e sul cui destino lo Stato non ha ancora dato alcuna spiegazione. Marisa — prosegue Iannuccelli — è una mamma come la mamma di Saman che invece ha consegnato sua figlia all’oscurità, consapevole di averne decretato così la morte.

Dalla diversità di queste due mamme è nata la necessità di riflettere con questo convegno anche su una realtà che appare lontana dalla nostra mille anni luce. Saman e Cristina avevano un futuro e tutta una vita davanti. A febbraio inizia il processo per la verità su Saman. Invece per Cristina stiamo ancora aspettando. Nel processo ci saremo perché vogliamo essere noi la famiglia di Saman e rivendicare per lei giustizia. Per lei e per tutte le Saman del mondo».

Intanto il presidente dell’Ucoii, Yassine Lafram, tramite l’avvocato Riziero Angeletti, ha inviato appello alle autorità governative pakistane affinché provvedano ad ultimare il procedimento di estradizione per i genitori di Saman, Abbas Shabbar e Shaheen Nazia. «L’Unione delle Comunità Islamiche D’Italia — recita il messaggio — in persona del suo presidente pro-tempore e legale rappresentante, dottor Yassine Lafram, soggetto danneggiato, costituito parte civile nel procedimento penale relativo all’omicidio della giovane Saman Abbas, pendente dinanzi la competente autorità giudiziaria italiana, rivolge formale appello alle autorità governative pakistane affinchè venga ultimata la procedura relativa alla richiesta avanzata dal governo italiano, a firma della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nei confronti dei signori Abbas Shabbar e Shaheen Nazia, disponendo l’estradizione degli stessi con la sollecitudine insita nella importanza e delicatezza della fattispecie concreta».

Stesso appello viene dagli organizzatori del convegno. «L’Associazione Penelope si è costituita nel processo per l’omicidio di Saman per dare il proprio contributo alla verità sulla sua scomparsa. Notoriamente da 20 anni affianchiamo I familiari delle persone scomparse che si ritrovano loro malgrado in questo limbo di tempo sospeso... Del tempo senza tempo in cui ogni giorno trascorre in un’attesa di notizie che spesso non ha mai fine. Nel caso di Saman i genitori non chiedono notizie e sono scappati e nemmeno tornano in Italia per dare spiegazioni». Così l’avvocata Barbara Iannuccelli per l’associazione Penelope. «Il padre — spiega — rassicurò un giornalista che aveva sentito Saman su Instagram, che stava bene e che lui sarebbe tornato per dare spiegazioni. Lo stiamo ancora aspettando. A ben guardare se una persona può dare spiegazioni sulla scomparsa del proprio figlio perché non lo fa? Sarebbe la cosa più scontata e ovvia. Nel mondo ci sono tantissimi cittadini pachistani che lavorano e vivono normalmente nel posto che li accoglie e proprio per rispettarli il Pakistan dovrebbe isolare coloro i quali, invece, si comportano male. Ci aspettiamo che chi può possa contribuire alla verità sulla scomparsa di Saman. Noi cercheremo di farlo».

7 ottobre 2022 (modifica il 7 ottobre 2022 | 17:39)