Sentenza Stato-mafia, assolti Dell’Utri e i carabinieri: ecco cos’era la presunta trattativa

di Claudio Del Frate

La mafia avrebbe alzato il tiro contro le istituzioni dopo la sentenza definitiva sul maxiprocesso, lo Stato, per fermare l’ondata di sangue avrebbe intavolato un dialogo segreto con i boss. le fonti di prova (e i punti deboli) del teorema

Personaggi e interpreti

Il processo sulla cosiddetta trattativa stato mafia, che oggi è approdato alla sentenza d’appello ha fatto «ballare» politica e giustizia in Italia per una ventina d’anni. L’accusa si è mossa sulla base di uno scenario in base al quale di fronte all’offensiva di Cosa Nostra che insanguiṇ l’Italia a partire dagli anni ‘90, lo Stato avrebbe risposto cercando un accordo con i capi della mafia. Sul banco degli imputati davanti alla Corte d’Assise di Palermo si sono trovati rappresentanti delle istituzioni (gli ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno) , Marcello Dell’Utri e i capimafia Antonio Cinà, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca. All’inizio delle udienze nel processo erano accusati anche Toṭ Riina e Bernardo Provenzano, poi deceduti. Stralciata la posizione degli ex ministri Calogero Mannino (nel frattempo assolto) e Nicola Mancino (quest’ultimo accusato solo di falsa testimonianza).

Via D’Amelio, Palermo subito dopo l’attentato al giudice Borsellino

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