24 agosto 2018 - 21:12

Martini prima del cardinal Martini
Famiglia, libri e idee chiare

La sorella Maris racconta l’infanzia e gli anni di formazione dell’arcivescovo
di Milano scomparso nel 2012: il volume è in uscita per Àncora editore

di CARLO BARONI

(foto Ansa) (foto Ansa)
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C’è un Martini nascosto. Piccolo eppure già grande. Quello che genitori e fratelli chiamavano Carluccio e guardavano con stupore e aspettativa. Aveva già qualcosa di diverso dagli altri proprio perché voleva essere uguale agli altri. Ma nel loro aspetto più alto. Un testimone che diventava una guida, senza, però, l’arroganza e la sicumera dei leader. Un capo naturale. Autorevole e per questo riconosciuto. Il basso profilo come stile di vita che era umiltà più che indole. L’infanzia di un cardinale (Àncora editore, in libreria dal 28 agosto) è il racconto dei primi anni di Carlo Maria Martini (1927-2012) negli occhi e nella penna della sorella Maris, con la presentazione di Marco Garzonio e la postfazione dell’arcivescovo Bruno Forte.

«L’infanzia di un cardinale» di Maris Martini esce martedì 28 agosto per Àncora editore (pp. 166, euro 16, 50). Presentazione di Marco Garzonio
«L’infanzia di un cardinale» di Maris Martini esce martedì 28 agosto per Àncora editore (pp. 166, euro 16, 50). Presentazione di Marco Garzonio

Una famiglia importante, il padre ingegnere in una Torino austera che non fa sconti se non ti impegni. Le estati ad Orbassano, nella villa di famiglia. Carlo cresce gracile e solido. Deciso a percorrere la sua strada senza imporre le sue scelte. E non è vero che per le madri i figli siano tutti uguali: Carlo per mamma Olga è una perla da serbare con cura. Lui non ha bisogno di farsi volere bene. Piccoli gesti che dicono tanto amore. Come il cuscino morbido che gli fa avere quando si ammala di polmonite in seminario. Il «cordone sanitario» creato intorno a lui per non disturbarlo mentre studia. Una salute fragile ma mai fatta pesare ai suoi cari. E sarà così anche nei lunghi anni della malattia che lo porterà alla morte.

La scelta di entrare nei Gesuiti, invece, è una stilettata al cuore del padre Leonardo che già lo vedeva ingegnere per continuare la tradizione di famiglia. O, almeno, medico. È un uomo severo, forse distante. Che non è per aridità di cuore, solo un ruolo da rispettare. Carlo è insieme spettatore e protagonista. Un primo della classe che non mostra i muscoli e gonfia l’ego. Così diverso dall’estroverso fratello Francesco. Il libro sempre in mano è voglia di sapere prima che dedizione allo studio. Parla tedesco, e un giorno i soldati nazisti vengono a prenderlo perché avevano bisogno di qualcuno che facesse da traduttore con un prigioniero. E il ragazzo che sale sul camion militare è uno choc per i familiari.

Martini e il mistero della morte. Che per chi crede non è mai l’ultima parola ma fare tua questa consapevolezza è un braccio di ferro con la paura che non finisce mai. Il gesuita che quando viene ordinato vescovo ha le scarpe con i buchi e alla sorella che glielo fa presente ricorda di guardare in alto, di guardare il Cielo.

Il cardinale che odia l’ostentazione e il lusso e non è per falso pauperismo o modestia da vetrina. Il Martini ragazzo è quello di un film, emblematico già nel titolo Vedete, sono uno di voi, di un regista, Ermanno Olmi, che aveva decifrato il codice d’accesso alla sua anima forse perché gli assomigliava. E aveva capito che davvero, come diceva Blaise Pascal, «il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce».

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