29 novembre 2018 - 21:42

La nuova fede spiegata ai «lontani»
Così ci parla il Vangelo di Marco

Antonio Manganella, sacerdote e studioso di spiritualità biblica, rilegge
per Piemme le parole degli evangelisti calandole nella realtà quotidiana

di CARLO BARONI

Tintoretto, «Il miracolo di San Marco» (1848), fino al 6 gennaio alle Gallerie dell’Accademia di Venezia per «Il giovane Tintoretto» Tintoretto, «Il miracolo di San Marco» (1848), fino al 6 gennaio alle Gallerie dell’Accademia di Venezia per «Il giovane Tintoretto»
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Marco l’aveva scritto per i lontani. Quelli che vivevano proprio da un’altra parte. Quasi in un altro mondo. Donne e uomini che non ne sapevano niente. Di una religione con un solo Dio che però erano tre. Gente senza i pregiudizi e il retroterra di una lunga storia alle spalle. I Romani pragmatici e spesso cinici per i quali la religione era solo un puntello per darsi risposte rassicuranti nei momenti no. Marco doveva spiegare tutto dall’inizio. Passo per passo. Solo così si può arrivare alla certezza che Tutto è possibile per chi crede, il nuovo libro di Antonio Manganella (Piemme). «Teologia» immersa nel quotidiano. Ma più che esegesi di un testo sacro è un diario di viaggio. Un camminare insieme a quelli che hanno visto passare sulla loro strada l’uomo che avrebbe spezzato il computo del tempo, prima e dopo di lui. E allora l’atteggiamento giusto è di chi guarda. Ascoltare viene dopo. Osservare da lontano, nascosto tra la folla. Un curioso tra i curiosi. Guardare per farsi un’idea. Cogliere un gesto, interpretare un’occhiata. Delle parole non sempre è bene fidarsi. E per conoscere la Parola ci vuole pazienza. La fede, per un romano, per un lontano, è un dono difficile da capire. E forse è meglio così.

Il libro di Antonio Manganella, «Tutto è possibile per chi crede», è pubblicato da Piemme (pp. 444, euro 20)
Il libro di Antonio Manganella, «Tutto è possibile per chi crede», è pubblicato da Piemme (pp. 444, euro 20)

Si comincia con Zaccheo. Per forza. L’incontro con Gesù non è previsto. Passava. Parlavano di lui. Vedere spiega molto di più che capire. Poi l’osservatore diventa l’osservato. Suo malgrado. Quello di Zaccheo è l’atteggiamento giusto. Niente idee preconcette in testa. Un pizzico di sano scetticismo. Che di cose strambe se ne sentono tante in giro. Ma se volti pagina e vai dritto ti resta il rimpianto di non sapere cosa sarebbe stato. Zaccheo è il discepolo ideale, il prototipo di quelli a cui parla Marco.

Antonio Manganella, sacerdote e studioso di spiritualità biblica
Antonio Manganella, sacerdote e studioso di spiritualità biblica

Il libro attraversa i Vangeli con il passo lieve del testimone. Il Gesù che emerge vuole farsi conoscere senza imporre un credo. Un uomo che rompe con tradizioni e pregiudizi in un mondo che ne era intriso. Che si stanca di dibattere sul nulla con i farisei, i dottori della Legge che spaccano il capello in quattro solo per il gusto di contraddire invece che di confrontarsi. Rigidi e alieni al confronto, esperti nell’arte infinita del «parlare confutare filosofeggiare arringare spigolare verificare puntualizzare particolareggiare». Gente che ama i luoghi chiusi dello spirito e ne esporta l’aria viziata. Pronti a puntare il dito, talvolta anche in silenzio. Come nel caso della donna che unge i piedi di Gesù con un profumo costosissimo. E viene accusata di disperdere un tesoretto invece di usare quei soldi per aiutare i poveri. E le parole dell’uomo di Nazareth che spiazzano. Rompono schemi millenari, mettono nell’angolo i luoghi comuni. Le donne che sono al centro del messaggio evangelico. E riportate a una condizione di parità in enorme anticipo con i tempi. Il ripudio della moglie scolpito nella legge mosaica che Gesù spiega era così per la durezza del cuore. Ma scacciare la compagna è solo la tecnica dell’ascia, mentre nelle relazioni umane deve prevalere quella del ricamo. Che significa dolcezza ma anche scegliere la strada giusta. E così agli ipocriti che giocano il jolly Mosè, Gesù risponde con il jolly delle donne, del loro diritto al rispetto.

Il Gesù di Marco non è l’immaginetta con i capelli biondi e l’aureola. Si irrita persino con i suoi amici. Con quel Pietro che non capisce. Testone e testardo. O con il padre che ha il figlio malato e chiede aiuto al profeta. E lo vede titubante e quasi lo provoca: «Sei capace o no di guarirlo?». Il Gesù falegname che conosce la fatica e la pazienza. Quasi un artista del ben essere.

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