29 settembre 2018 - 21:03

Comunione e Liberazione:
storia di ragazzi in cammino

«L’avventura di Gioventù Studentesca» (Mondadori Electa): don Giussani e il movimento raccontati da Massimo Camisasca, arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla

di ALDO CAZZULLO

I ragazzi di Gioventù Studentesca sulla spiaggia di Varigotti, in provincia di Savona      (Foto di Elio Ciol) I ragazzi di Gioventù Studentesca sulla spiaggia di Varigotti, in provincia di Savona (Foto di Elio Ciol)
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La storia di ogni persona è ricca di misteri, perché è un continuo incontro tra la sua libertà e quella degli uomini e delle donne in cui si è imbattuta. Per quanto uno studioso possa applicarsi alla ricerca biografica dei grandi del passato, sempre rimarranno aspetti in ombra suscettibili di nuove indagini. Questo vale a maggior ragione per i santi, quale diventerà don Giussani.

Massimo Camisasca, «L’avventura di Gioventù Studentesca» (Mondadori Electa, pp. 157, euro 24,90)
Massimo Camisasca, «L’avventura di Gioventù Studentesca» (Mondadori Electa, pp. 157, euro 24,90)

Massimo Camisasca, il primo ad essersi dedicato allo studio della vita del prete brianzolo (dietro suo incarico), ha aperto nei suoi tre volumi Comunione e Liberazione (pubblicati dall’Editrice San Paolo tra il 2001 e il 2006) alcune piste di lettura. Sono venuti poi altri contributi, tra cui la monumentale Vita di don Giussani di Alberto Savorana (Rizzoli, 2013), gli scritti di Renato Farina e il volume di Marta Busani Gioventù studentesca. Storia di un movimento cattolico dalla ricostruzione alla contestazione (Edizioni Studium, 2016), dedicato specificamente agli anni 1954-1965.

Massimo Camisasca (Milano, 1946), arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla (Foto LaPresse)
Massimo Camisasca (Milano, 1946), arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla (Foto LaPresse)

Ora il nuovo libro di Camisasca ritorna su questo stesso periodo. Si notino le date di inizio e di fine. 1954: don Giussani lascia l’insegnamento della teologia e si trasferisce a Milano, dove intraprende quella che lui chiamerà la «Scuola di religione» nel liceo classico Giovanni Berchet. È l’inizio di quello che poi verrà chiamato il «movimento» e che dal 1969 prenderà il nome di Comunione e Liberazione. 1965: don Giussani ha da poco lasciato il liceo per l’insegnamento all’università Cattolica. Ma questo è soprattutto l’anno in cui viene mandato negli Stati Uniti d’America per una permanenza che avrebbe dovuto essere lunga, e che durerà invece soltanto pochi mesi. Uno stacco decisivo nella vita di don Giussani e ancora in gran parte da studiare. Lo mandò in America l’arcivescovo di Milano Giovanni Colombo, ufficialmente per preparare la tesi di dottorato su alcuni teologi protestanti americani, in realtà per allontanarlo dal nascente movimento. Anche a causa di una malattia, don Giussani tornerà presto in Italia e riprenderà tra le mani, prima da lontano poi sempre più da vicino, le fila di quella comunità che si diffonderà presto in tutta Italia e poi in tanti Paesi del mondo.

Quegli undici anni tra il 1954 e il 1965 possono dunque essere letti come un periodo a sé stante. Le sue particolari connotazioni rendono Gioventù Studentesca distinta e differente da Comunione e Liberazione.

Don Giussani (1922-2005) mentre celebra messa
Don Giussani (1922-2005) mentre celebra messa

Camisasca ha ricevuto recentemente i diritti di tutte le fotografie che Elio Ciol, grande fotografo friulano, ha scattato durante gli anni di GS. Era stato chiamato da don Giussani a documentare alcuni momenti della vita con i giovani che si erano radunati intorno a lui. Dalle fotografie di Ciol, pubblicate ora nel volume L’avventura di Gioventù Studentesca (testo di Massimo Camisasca, fotografie di Elio Ciol, Mondadori Electa) emergono gli ulivi, le viottole e le chiese di Varigotti, un borgo ligure dove Giussani aveva trascorso i primi anni del suo sacerdozio in cura per la malattia polmonare che lo aveva colpito e dove portava due volte all’anno, in concomitanza con l’inizio della scuola e durante la Settimana Santa, i suoi giovani per un incontro con la natura, il silenzio, la parola di Dio e le parole degli uomini, trasmesse attraverso le sue lezioni. Questi momenti segneranno per sempre la vita di centinaia di ragazzi e ragazze, anche di quelli che non continueranno il loro percorso nel movimento, ma che non potranno più dimenticare quel mare, quelle luci, quelle voci, il timbro appassionato e focoso delle parole di don Giussani.

Nel volume ci sono poi i bambini della Bassa milanese, quelli che ogni domenica i ragazzi di GS andavano a incontrare per stare con loro, per imparare la gratuità di una condivisione, che secondo don Giussani avrebbe costituito il fondamento della loro maturità di persone adulte. Infine Subiaco. Elio Ciol aveva conosciuto don Giussani alla Pro Civitate Christiana di Assisi, un’iniziativa nata nel 1939 dall’antico segretario del cardinal Ferrari, don Giovanni Rossi, ispiratore de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Ad Assisi vivevano presso la Pro Civitate anche il pittore americano Bill Congdon, uno dei maestri dell’action painting, e un suo amico milanese, Paolo Mangini. I due decisero di seguire don Giussani e a Subiaco, in uno dei dodici monasteri fondati da san Benedetto, trovarono una casa, che sarebbe rimasta sempre aperta per i giovani di don Giussani. Lì avrebbero vissuto tanti momenti di esercizi spirituali. Anche qui la macchina fotografica di Elio Ciol ci regala per sempre momenti di vita quotidiana fra don Giussani e quei ragazzi e ragazze. Alcuni di loro, riconoscibili in quegli scatti, sarebbero poi diventati importanti protagonisti degli inizi di CL, come Sante Bagnoli, fondatore della casa editrice Jaca Book, o Angelo Scola, futuro arcivescovo di Milano.

Massimo Camisasca, ora vescovo di Reggio Emilia-Guastallae fondatore nel 1985 della Fraternità san Carlo, formata da sacerdoti missionari presenti in molte parti del mondo, ripercorre gli anni di GS che hanno segnato anche la sua esistenza. Accanto a questo contributo, altri due: il primo di Eugenia Scabini, preside della facoltà di Psicologia dell’UC, una delle prime ragazze incontrate da Giussani al Berchet. L’altro è di Pigi Bernareggi, anche lui «uno della prima ora», diventato poi sacerdote in Brasile dove vive da più di cinquant’anni. È chiamato «il prete delle favelas» per aver a lungo abitato e solidarizzato con i baraccati di Belo Horizonte.

Che cosa è stata dunque la GS di quegli anni? Scrive Camisasca che non si trattava di un gruppo di preghiera o di un’associazione per battaglie politiche, ma di giovani che desideravano verificare la frase, molto citata in quel tempo, del retore Mario Vittorino: «Quando ho incontrato Cristo, mi sono scoperto uomo». Un gruppo di amici quindi, che riconosceva nel giovane don Giussani un maestro e un padre. Questi ragazzi erano da lui continuamente provocati allo studio, all’apertura missionaria, alla condivisione dei bisogni di tutti gli uomini. Queste tre dimensioni, cultura-carità-missione, furono il cuore dell’esperienza di GS, la strada per maturare nella fede e per portare un contributo significativo alla storia del mondo intero.

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