3 agosto 2018 - 20:22

Una manovra con flat tax e reddito
Coperture, l’incognita del rialzo Iva

Vertice di due ore a Palazzo Chigi. Tria soddisfatto per l’intesa: misure compatibili con il quadro macro. Lo spread sale fino a 270, poi cala

di Mario Sensini

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Una manovra di bilancio per il 2019 da circa 20 miliardi di euro per scongiurare l’aumento dell’Iva e avviare flat tax e reddito di cittadinanza. Da fare per oltre la metà in deficit, se alla fine la Commissione Ue accetterà il compromesso del governo: una nuova riduzione del rapporto tra il debito ed il prodotto interno lordo, ma con una correzione strutturale di bilancio ridotta al minimo.

Il vertice

Prima della pausa estiva, che servirà ai tecnici per mettere a punto tutte le ipotesi di intervento, il governo fa il punto sulla gestione della finanza pubblica ed in vista della prossima legge di bilancio conferma la linea della prudenza dettata dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Che non a caso, con i mercati che continuano a penalizzare i titoli pubblici italiani, si felicita dell’intesa.

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Tria soddisfatto

«Le linee programmatiche proposte confermano la compatibilità tra gli obiettivi di bilancio già illustrati in Parlamento e l’avvio delle riforme contenute nel programma di governo in tema di flat tax e reddito di cittadinanza» ha fatto sapere il ministro, che nel corso della riunione ha insistito più volte sulla necessità, in primo luogo, di tenere sotto il più stretto controllo i conti dell’anno in corso. L’economia sta rallentando, e i margini di manovra per il 2018 si sono ridotti al lumicino.

Misure graduali

Lo stesso Matteo Salvini parla ormai di un’attuazione graduale del programma. «La manovra d’autunno non avrà tutto e subito, però i primi passi di Flat Tax, smontaggio della Legge Fornero, di stralcio delle cartelle Equitalia, ci saranno» dice il segretario della Lega, anche se i suoi scalpitano, come del resto la base del Movimento.

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Il nodo dell’Iva

Il nodo principale sul tappeto è l’aumento dell’Iva che scatta dal 2019 e che vale 12,5 miliardi. Accanto all’Iva c’è il costo del primo modulo della flat tax e l’avvio del reddito di cittadinanza, altri 7-8 miliardi di euro. Il conto arriva presto a 20 miliardi, ma una parte si potrà coprire lasciando aumentare il disavanzo, come è stato fatto fin qui dai governi di Renzi e Gentiloni per evitare il rialzo dell’Iva. Una decina di miliardi di euro di maggior deficit, dicono i tecnici, non comprometterebbero il calo del rapporto tra debito e Pil, e consentirebbero di avere comunque una correzione minima del deficit di fondo. Il resto delle coperture arriverebbe dalla “pace fiscale”, lo stralcio delle cartelle Equitalia, e dalla revisione di detrazioni e deduzioni fiscali.

Pro e contro

Altra ipotesi che viene presa in considerazione per alleggerire il costo della manovra, è quella di lasciar salire l’Iva almeno un po’. Un aumento selettivo, magari combinato con la riduzione delle accise sulla benzina, che limiti il peso dell’operazione sulla finanza pubblica. Giovanni Tria, da professore di Economia, si è espresso più volte in favore di questa possibilità. Anche la Banca d’Italia vedrebbe di buon occhio lo spostamento del peso dalle imposte dirette a quelle indirette. Lo stesso dicono gli organismi internazionali. A livello accademico un aumento delle imposte sui consumi per finanziare una riduzione di quelle sui redditi è considerata una buona pratica. Sul piano politico interno molto meno. Soprattutto per la Lega ed il M5S che in campagna elettorale e nel contratto di governo hanno promesso la sterilizzazione completa degli aumenti dell’Iva.

Mercati nervosi

I mercati, per ora, assistono un po’ smarriti al dibattito. Ieri la Borsa di Milano ha recuperato parte delle perdite di giovedì, ma il differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi resta alto (ieri ha toccato 270 punti). I tassi sui Btp a 10 anni sono tornati a toccare il 3%, e c’è tensione anche sui titoli a più breve scadenza.

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