26 aprile 2018 - 20:55

Conti pubblici ok, ma resta il nodo Iva
La parola passa al nuovo esecutivo

Il governo uscente vara un Documento tecnico. I nuovi obiettivi programmatici saranno fissati dal nuovo esecutivo. Deficit e debito in calo, rallenta la crescita. Le incognite legate alla sostituzione degli scatti Iva.

di Mario Sensini

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Un bilancio pubblico ed un’economia in discreta salute e in condizioni migliori rispetto al passato, quasi al riparo dalle censure europee, ma con un futuro reso incerto dalle incognite sul previsto aumento dell’Iva dal 2019. Se dovesse rimanere in programma, la crescita dell’economia rallenterebbe leggermente nei prossimi anni, scendendo dall’1,5% di quest’anno, all’1,4% del 2019, poi all’1,3%, con l’inflazione in decisa ripresa (almeno mezzo punto). Sostituire gli scatti dell’Iva del 2019 e del 2020 con altre misure di bilancio, evitando di fare nuovo deficit, limiterebbe l’impatto sui prezzi, ma potrebbe ridurre la crescita dell’economia ancora di più.

Migliora l’occupazione

È questo il quadro che emerge dal Documento di economia e finanza varato ieri dal governo Gentiloni, sostanzialmente una fotografia della situazione attuale e a legislazione vigente. Che vede il deficit pubblico in progressiva diminuzione, dall’1,6% del prodotto interno lordo di quest’anno allo 0,8% del 2019 e al pareggio di bilancio nel 2020 (a livello strutturale ci si arriverà nel 2021), mentre il debito passerebbe dal 13,8% del pil del 2017 al 130,8% quest’anno, poi al 128%, fino al 122% nel 2021. E che finalmente registra un miglioramento anche del mercato del lavoro, con la disoccupazione prevista in calo dal 10,7% di quest’anno al 10,2% nel 2019.

Il conto della crisi

L’economia è dunque uscita dalla crisi, anche se il prezzo pagato è stato molto alto. Come confermano anche i nuovi indicatori allegati al Def da cui «si evince come la crisi abbia intaccato il benessere dei cittadini, in particolare accentuando le diseguaglianze ed aggravando il fenomeno della povertà assoluta, soprattutto tra i giovani».

Niente rischi Ue

Numeri che secondo il governo uscente ci dovrebbero mettere al riparo dai rischi di una procedura europea per la deviazione dei conti pubblici. Il saldo strutturale di bilancio (corretto per il ciclo e per le misure una tantum) del 2017 peggiora rispetto al quello del 2016, ma secondo il Tesoro non costituirebbe una «deviazione significativa». Lo stesso per il debito: la regola che impone un certo ritmo di riduzione non sarebbe formalmente rispettata, ma secondo il governo ci sono rilevanti fattori compensativi da considerare.

La crisi dei migranti

Tra questi continuano ed esserci i costi legati all’emergenza immigrazione: secondo il Documento nel 2018 si rischia di spendere tra 4,6 e 5 miliardi di euro, più dei 4,3 dell’anno scorso: gli sbarchi sono scesi, ma non la permanenza degli immigrati nei centri di accoglienza. Un altro aiuto per l’Italia, nella partita con la Ue, potrebbe derivare dalla revisione delle regole sul calcolo del potenziale di crescita, per l’Italia molto penalizzanti.

Operazione Iva

La definizione dei nuovi obiettivi di bilancio per il 2019 e della strada per raggiungerli spetterà adesso al nuovo esecutivo. E il primo problema sarà proprio quello dell’Iva. L’aumento dell’aliquota garantisce 12,5 miliardi nel 2019 e 19,2 nel 2020 e non sarà affatto facile trovare misure alternative, a meno di non pensare a finanziare l’operazione in deficit (cosa che difficilmente Bruxelles accetterebbe).

Le incognite

Tutti vogliono scongiurare la prospettiva, compreso il Pd. Forza Italia prepara già una risoluzione al Def (che non è una legge e non deve essere approvato) sollecitando la cancellazione degli aumenti. Lo stesso puntano a fare sia la Lega che il M5S. La parte difficile arriverà in autunno quando, chiunque governerà dovrà sostituire il gettito Iva con tagli alla spesa o nuove imposte. Che potrebbero fare all’economia ancora più male dell’Iva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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