12 maggio 2018 - 17:46

Snaidero resta italiana, passa di mano alla De Agostini

L’operazione, che dovrà ricevere il via libera dal Tribunale di Udine, prevede un’immissione di liquidità per 13 milioni e la conversione di debiti in patrimonio. «Vogliamo aggredire i mercati esteri»

di Fabio Sottocornola

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Uno dei marchi più famosi del made in Italy, travolto dalla crisi, è pronto a risollevarsi grazie a un’operazione finanziaria e industriale. Si tratta del gruppo Snaidero che produce cucine dal 1946, tra le prime realtà italiane quanto a notorietà e giro d’affari, ma presente con altri brand anche in Austria, Francia e Germania. Dal controllo della famiglia omonima, la maggioranza dell’azienda passerà sotto quello di Dea Capital, società di private equity del Gruppo De Agostini.
A guidare
l’operazione, da un punto di vista tecnico, sarà il fondo Idea Cccr II che, stando agli accordi, rileverà una parte dei debiti, pari a 23 milioni di euro, che la Snaidero ha nei confronti di alcune banche. L’operazione si struttura in due tempi: anzitutto con un’immissione in capitale liquido per 13 milioni in modo da consolidare il mercato italiano e la presenza su quelli esteri, in seconda battuta con una conversione in patrimonio di una parte, pari a 12 milioni, dell’indebitamento.
Ma oltre
all’operazione finanziaria, c’è pronto anche un progetto di rilancio di questa industria, che lo scorso anno ha fatturato circa cento milioni di euro. A prendere il comando delle operazioni sarà Massimo Manelli, un manager esperto di ristrutturazioni e turnaround e che ha guidato aziende come Targetti, Artemide o Roncadin. I punti chiave della ripartenza li spiega Vincenzo Manganelli, managing director del fondo: «Maggiore efficienza negli stabilimenti. Apertura di nuovi spazi commerciali in Italia ma soprattutto all’estero. C’è poi il mercato dei contractor che sta crescendo molto in Paesi come India o Cina, dove nella costruzione di nuovi building si giocano commesse per fornire le cucine di interi palazzi. Vogliamo aggredire questo business». Il passaggio di mano della società dalla famiglia al fondo Idea Ccr II lascerà comunque sulla poltrona di presidente Edi Snaidero, figlio del cavalier Rino, che aveva inaugurato il primo laboratorio dopo la Seconda guerra mondiale in provincia di Udine. E proprio al Tribunale della città friulana è stato depositato l’accordo con i creditori e la famiglia Snaidero: da qui dovrà arrivare il via libera, atteso nel giro di un mese. L’operazione, fatta secondo l’articolo 182 bis della Legge fallimentare prevede una procedura più nella rispetto per esempio, a un concordato.

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