10 ottobre 2018 - 21:08

Condono e tagli: così il governo pensa di trovare i soldi per la manovra

Sanatoria sulle mini-cartelle fino a mille euro. Stretta su difesa e armamenti. Banche e assicurazioni, meno sgravi

di Enrico Marro

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La manovra di finanza pubblica per il 2019, che il governo presenterà entro il 20 ottobre, sarà di quasi 37 miliardi, ha chiarito ieri in Parlamento il ministro dell’Economia. Di questi, ha precisato Giovanni Tria, circa 22 miliardi saranno coperti «da maggior deficit, 6,9 miliardi da tagli di spesa e 8,1 miliardi da aumento delle entrate». Alla fine, insomma, dopo tante promesse sul fatto che questa volta si sarebbero tagliati soprattutto gli «sprechi», anche la manovra del «governo del cambiamento» ricorrerà più a un aumento del gettito fiscale che a una riduzione della spesa pubblica, senza contare il ricorso al maggior deficit, che l’anno prossimo è fissato al 2,4% del prodotto interno lordo contro un andamento tendenziale (cioè senza la manovra) dell’1,2%. E, come è sempre accaduto, sia sul capitolo delle entrate sia su quello dei tagli è in corso un braccio di ferro tra gli alleati di governo, in questo caso 5 Stelle e Lega.

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Battaglia sul dl fiscale

Sul versante fiscale è battaglia, in vista del decreto legge che il governo potrebbe approvare lunedì, su dove fissare il tetto per i redditi non dichiarati negli ultimi 5 anni, che diventerebbero condonabili con una dichiarazione integrativa (sarebbero esclusi quindi gli evasori totali, che non hanno presentato la dichiarazione) e pagando solo il 15%. La Lega avrebbe voluto rendere sanabili fino a 500 mila euro. Troppo, per i 5 Stelle, e ora si ragiona su un tetto di 200 mila euro. Ma soprattutto spunta, caldeggiata dai grillini, la rottamazione agevolata sulle cartelle esattoriali fino a mille euro (ma potrebbe salire fino a 5 mila). Agevolata perché, a differenza delle cartelle di importo superiore, oltre alla cancellazione di interessi e sanzioni, il contribuente beneficerebbe di uno sconto sul debito fiscale, potendo estinguere la cartella secondo un’aliquota forfettaria, del 40% o anche meno. A questa sanatoria sarebbero interessati 15 milioni di contribuenti.

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Le maggiori entrate

Dal lato delle entrate, la Nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanze) conferma che maggiori risorse arriveranno dalla «abrogazione dell’Imposta sul Reddito Imprenditoriale (IRI), che doveva entrare in vigore nel 2019 con aliquota al 24% e che è ora superata dalla flat tax per le piccole imprese e lavoratori autonomi». Maggiori entrate verranno anche dalla cancellazione dell’Ace, l’Aiuto alla crescita economica, che verrà sostituito dall’aliquota Ires al 15% sugli utili reinvestiti. «Ulteriori aumenti di gettito — conclude la Nota — proverranno da modifiche di regimi agevolativi, detrazioni fiscali e percentuali di acconto d’imposta. Sarà introdotta la trasmissione elettronica dei corrispettivi e si interverrà sulle imposte ambientali. Risorse potranno anche provenire da misure di risoluzione del contenzioso fiscale. Le relative misure saranno dettagliate nella Legge di Bilancio 2019». Nel mirino ci sono la deducibilità al 96% degli interessi passivi di cui godono banche e assicurazioni, che potrebbe essere tagliata di una decina di punti. Una limatura potrebbero subire le detrazioni e le altre agevolazioni fiscali, ma senza toccare il 19% per mutui e spese sanitarie. Il grosso, tuttavia, verrà dalla «pace fiscale», che si articolerà su tre operazioni: condono sui redditi in meno dichiarati negli ultimi 5 anni; rottamazione delle cartelle con condono sulle mini-cartelle; sanatoria sulle liti pendenti (il contribuente chiuderebbe la partita pagando il 50% del debito se ha vinto in primo grado e il 33% se ha vinto in appello).

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I tagli di spesa

Sul versante della riduzione della spesa si ricorrerà ai soliti tagli alle uscite dei ministeri e alle «rimodulazioni» (rinvii di spesa), operazioni dalle quali il governo conta di ottenere complessivamente 3,5 miliardi. Altri 2,5 arriveranno dai fondi per il Reddito di inclusione, il sostegno ai poveri varato dai governi Renzi e Gentiloni, che sarà sostituito dal Reddito di cittadinanza. Più in dettaglio, ci saranno tagli alle spese militari, si legge nella Nota al Def. Obiettivo la «massima ottimizzazione delle risorse, eliminando sprechi ed inutili duplicazioni». Si annuncia inoltre una «ulteriore razionalizzazione delle strutture militari, eliminando quelle non più necessarie e accorpando, ove possibile, quelle che svolgono funzioni similari, in un’ottica di aggregazione interforze ed internazionale». I risparmi ammonterebbero in tutto a 500 milioni. Saranno sospesi alcuni programmi ( elicotteri NH90, missili Camm Er e il cosiddetto «Pentagono italiano»). Non ci saranno invece, assicurano fonti della Difesa, tagli agli stipendi e a «tutto ciò che riguarda la sicurezza del Paese interna ed esterna». Infine, 500 milioni potrebbero arrivare, secondo 5 Stelle e Lega, dal disegno di legge che taglia le cosiddette «pensioni d’oro», cioè quelle superiori a 4.500 euro netti al mese. In aggiunta, Di Maio ha annunciato anche il congelamento del meccanismo di indicizzazione di queste stesse pensioni al costo della vita.

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